**”Sai come ti guarda? Con amore e ammirazione,”** esclamò la figlia, visibilmente soddisfatta di sé.
Marco uscì dal bagno avvolto solo in un asciugamano. Gocce d’acqua luccicavano sui suoi muscoli scolpiti. Non un uomo, ma un sogno. Nel petto di Valeria, il cuore fece un tuffo dolce-amaro.
Lui si sedette sul bordo del letto e si protese per baciarla, ma lei scostò la testa.
“Non farlo o non riuscirò più ad andarmene. È tardi, devo andare. Sofia sarà già a casa.” Valeria sfiorò con la guancia la spalla di Marco.
Lui sospirò.
“Val, ma quanto ancora? Quando glielo dici a tua figlia?”
“Tre mesi fa non sapevi nemmeno della mia esistenza e vivevi benissimo.” Valeria si alzò e cominciò a vestirsi.
“A me sembra di non aver vissuto affatto, solo aspettato te. Non riesco a stare un giorno senza…”
“Non spezzarmi il cuore. Non accompagnarmi,” disse Valeria, svicolando via dalla stanza.
Camminando per strada, cercava di ignorare gli sguardi della gente. Le pareva che tutti sapessero da dove veniva. Gli uomini la osservavano con curiosità, le donne… con disapprovazione.
E come biasimarle? Aveva tutto: la figura, il portamento, quel viso con occhi espressivi e labbra carnose. I capelli scuri e folti le erano sfuggiti dalla forcina sulla nuca. Eppure, in quel momento, Valeria avrebbe voluto diventare invisibile.
***
Si era sposata giovane, a vent’anni, per amore vero e ricambiato. Poco dopo, era rimasta incinta. Suo marito aveva provato a convincerla ad abortire, sostenendo che fosse troppo presto, che dovevano sistemarsi. Ma lei aveva resistito e partorito una bambina sana, sperando che col tempo lui cambiasse. Invece non aveva mai amato quella figlia. Beh, molti uomini sono così, indifferenti ai bambini.
Un giorno, una donna le aveva telefonato, rivelando l’indirizzo dove suo marito passava le serate. Valeria non era corsa a controllare; aveva aspettato, e poi glielo aveva chiesto direttamente. Lui prima aveva negato, poi si era giustificato, infine aveva iniziato a urlare:
“Una pazza qualsiasi ti dice una cosa e tu le credi? Non sei tanto diversa da lei. Me ne vado, e te ne pentirai…”
Se n’era andato, sbattendo la porta. Valeria non aveva più voglia di vivere, ma la figlia aveva bisogno di lei. Così era andata avanti. E due settimane dopo, cedendo alla curiosità, si era recata all’indirizzo indicato. Si era nascosta dietro un albero e aveva aspettato. Poco dopo, aveva visto suo marito passare a braccetto con una donna più giovane. Erano entrati insieme nel palazzo.
Il giorno dopo, Valeria aveva chiesto il divorzio. Sapeva di non poter perdonare, non era nel suo carattere. Aveva iscritto Sofia all’asilo e ripreso a lavorare.
Di tanto in tanto, qualche uomo era comparso nella sua vita, ma nessuno le era piaciuto abbastanza da rischiare un nuovo legame. Fino a Marco, molti anni dopo. Alto, bello, perfetto per lei. Tra loro era scoccata una passione travolgente. Una volta, Sofia le aveva chiesto perché si preparasse con tanta cura.
“Ho un appuntamento,” aveva risposto Valeria, metà seria e metà scherzosa.
“Aaaah,” aveva fatto la figlia, con tono eloquente. E non aveva chiesto altro.
Sofia aveva ereditato la figura della madre, ma non la stessa bellezza del viso. Tutti si chiedevano come due genitori così affascinanti avessero avuto una figlia normale. Valeria, invece, ne era felice. La bellezza non è pane, e porta solo problemi.
Non aveva mai avuto amiche. E non per colpa sua, ma per l’invidia delle altre. Temevano di sembrare sbiadite al suo fianco. Forse per questo si era sposata così giovane, sperando di trovare in un uomo anche un amico.
“È un po’ troppo semplice per te, anche se carino,” diceva sua madre.
***
“Sofia, sono a casa!” annunciò Valeria entrando in appartamento.
“Sto facendo i compiti,” rispose la figlia dalla sua stanza.
Valeria si cambiò e andò in cucina. Poco dopo arrivò Sofia, si sedette a tavola e staccò un pezzo di pane.
“Non rovinarti l’appetito, la cena è quasi pronta,” disse Valeria, sistemando i piatti e sedendosi di fronte a lei. “Volevo parlarti.”
“Allora parla,” rispose Sofia, divorando la cena.
“Presto è il mio compleanno.”
“Lo so, mamma.”
“Volevo invitare… un mio conoscente,” ammise Valeria a fatica.
“Quello con cui vai a letto?” Sofia la fissò impassibile.
“Con cui esco. E comunque, parli con tua madre,” la riprese Valeria.
“Che differenza fa? Alla tua uscire e scopare sono la stessa cosa.”
“Quindi lo invito? Non ti dispiace?” chiese Valeria.
“Che mi frega? Viene la nonna?” domandò Sofia con nonchalance.
Valeria tirò un sospiro di sollievo. Quindici anni: un’età complicata. Ma sembrava che sua figlia avesse preso bene la notizia.
“La nonna viene domenica. Per me è importante che tu e lui vi troviate bene.”
“Dai, mE mentre i loro sguardi si incrociavano in cucina, tra il profumo della cena e il silenzio complicice, Valeria capì che l’amore, a volte, si nasconde dietro una porta che non hai mai osato aprire.