Ti supplico, figlia mia, abbi pietà di me, sono tre giorni che non mangio un tozzo di pane e non ho più un soldo,” implorava la nonna alla venditrice…

**Diario di Paolo**

Oggi ho incontrato una vecchia signora che mi ha spezzato il cuore. Era davanti alla panetteria del quartiere, tremante dal freddo, con una borsa piena di bottiglie vuote. I suoi occhi lucidi mi hanno trafitto lanima.

“Per favore, signorina,” sussurrava alla commessa, “ho fame da tre giorni. Non ho un euro per comprare un pezzo di pane.”

Ma la commessa, una donna dai capelli corti e lo sguardo duro, scrollò le spalle. “Qui non siamo un centro di raccolta,” rispose seccamente. “Se vuoi soldi, porta le bottiglie al punto di riciclo domani mattina. Ora chiudo.”

La vecchia chinò la testa, umiliata. Una volta era stata una maestra rispettata, una donna fiera. Ora mendicava per un tozzo di pane.

Io, Paolo Santoro, ero lì per comprare il mio solito pane alle noci e le sfogliatelle allalbicocca. Quando la vidi, qualcosa mi turbò. Quella spilla a forma di fiore antico mi sembrava di conoscerla. Ma non riuscivo a ricordare.

Salii in macchina, unAlfa Romeo nera, e tornai in ufficio. La mia azienda, Santoro Elettrodomestici, mi occupava giorno e notte. Mia moglie, Giulia, mi aveva chiamato preoccupata: nostro figlio maggiore, Luca, aveva avuto un altro litigio a scuola. “Paolo, devi essere presente,” mi disse con voce stanca. Ero distante, sempre di corsa.

Quella sera, mentre mangiavo una sfogliatella fredda, il ricordo mi colpì come un fulmine. Quella signora era la mia maestra delle elementari, la signora Bianchi! Quella che mi aveva aiutato quando ero un ragazzino povero, quando a casa mancava persino il pane.

Il giorno dopo, trovai il suo indirizzo. Abitava in un vecchio palazzo ai margini di Roma. Bussai con un mazzo di fiori in mano.

“Signora Bianchi,” dissi, “sono Paolo Santoro. Il suo ex allievo.”

Mi fissò a lungo, poi sorrise. “Ti ricordavo più piccolo, Paolo.”

La invitai a vivere con noi. A insegnare ai miei figli ciò che aveva insegnato a me. Luca smise di fare a pugni. Matteo, il più piccolo, imparò ad amare i libri. E quando nacque nostra figlia, Sofia, la signora Bianchi ci regalò il pane più buono che avessi mai assaggiato.

Ora capisco: non sono stato io a salvarla. È lei che ha salvato noi.

**Lezione:** La gratitudine non ha scadenza. E a volte, chi ci ha dato un pezzo di pane ieri, oggi ci dona un pezzo di cuore.

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Ti supplico, figlia mia, abbi pietà di me, sono tre giorni che non mangio un tozzo di pane e non ho più un soldo,” implorava la nonna alla venditrice…