La decisione maturò all’improvviso

La decisione maturò all’improvviso

Beatrice e sua madre vivevano sole. Fin da piccola, la bambina non aveva mai visto suo padre. Da piccola non si era nemmeno chiesta chi fosse o dove fosse. Ora, invece, si convinceva che fosse stato un “eroe pilota”. Non avevano altri parenti perché sua madre era cresciuta in un orfanotrofio fin dai sei anni.

Sua madre non fece in tempo a raccontarle nulla del suo rapporto con il padre. Probabilmente non erano mai stati sposati, e ora non c’era più nessuno a cui chiedere.

**La vita nell’orfanotrofio**

A tredici anni, Beatrice visse un vero shock e dolore: sua madre morì per un problema cardiaco. La figlia l’aveva spesso vista stringersi il petto con una smorfia di dolore.

*”Non capivo che il cuore di mamma faceva male e che era grave”*, ammetteva tra sé Beatrice. *”Pensavo che sarebbe passato come al solito, e che sarebbe tornata allegra.”*

Ma Beatrice rimase sola. Le ali protettrici di sua madre si erano spezzate, e la costrinsero a crescere troppo in fretta. Finì in un orfanotrofio.

Lì, soffrì molto. Soprattutto di notte, quando nessuno sorvegliava i dormitori. I bambini erano crudeli, la prendevano in giro, litigavano. Anche se cercava di starsene in disparte, le ragazze più grandi e i ragazzi la tormentavano comunque.

Beatrice non si piaceva. A tredici anni sembrava averne dieci, magrolina, con un nasino all’insù e lentiggini. Però a scuola andava benissimo.

**Una nuova famiglia e una nuova vita**

Nell’orfanotrofio rimase poco, forse un anno, ma le parve un’eternità. C’era un’amica di sua madre, Sofia, che aveva conosciuto nello stesso istituto. Fu questa buonanima a evitare che la bambina rimanesse troppo tempo sola.

*”Mi dica, come posso chiedere l’affidamento di Beatrice?”*, chiese Sofia alla direttrice quando arrivò all’orfanotrofio con suo marito, Marco.

La direttrice la osservò attentamente, sembrò soddisfatta della sua presenza, e poi chiese i documenti.

*”Conoscevate già la bambina o sua madre?”*

*”Con Beatrice no, ma con sua madre siamo cresciute insieme”*, rispose Sofia, mentre suo marito annuiva. *”Ho saputo da poco che è morta, e ho cercato sua figlia.”*

La direttrice spiegò tutto con calma, e dopo aver completato le pratiche, Sofia e Marco portarono Beatrice a casa loro. Avevano già due figli: Luca, quasi sedicenne, e Giulia, di dodici anni. Beatrice cercò subito di legare con loro, ma senza successo. Non la accettavano, soprattutto perché erano gelosi dell’affetto che Sofia le dimostrava. Era la loro mamma, e ora questa estranea riceveva attenzioni.

Se Beatrice chiedeva qualcosa a Luca, lui girava i tacchi e se ne andava in camera sua. Giulia non le rivolgeva la parola, e quando sua madre non guardava, le faceva smorfie e le tirava la lingua.

*”Forse è colpa mia se non riesco a farmi volere da loro. Sono brutta”*, si ripeteva Beatrice, fissandosi allo specchio. *”Una vera mostriciattola, occhi piccoli, lentiggini. A chi potrei piacere?”*

In realtà, non era affatto brutta. Era adolescente, e qualche difetto c’era, ma si disperava guardandosi e poi Giulia, così carina coi suoi riccioli. Lei, invece, aveva capelli lisci e castani.

I figli di Sofia e Marco erano tranquilli e non davano problemi. Beatrice sentiva che Sofia cercava di volerle bene, di trattarla con dolcezza, per quanto poteva. Ma tra il lavoro e la famiglia, aveva poco tempo da dedicarle. Loro gestivano una piccola agenzia immobiliare e faticavano come matti.

*”Che fortuna che i nostri figli abbiano accettato Beatrice”*, diceva spesso Sofia a suo marito, che annuiva.

*”Sì, c’è chi sta peggio. A volte i ragazzi non si trovano”*, rispondeva Marco.

Pensavano così perché non si rendevano conto della realtà. In superficie, tutto sembrava tranquillo. Beatrice non si lamentava mai, e neppure i loro figli. Ma dentro ognuno covavano tempeste.

**Le sofferenze**

A tredici anni, Beatrice dovette crescere troppo in fretta e capire che la vita non era sempre semplice.

*”Non ho più l’affetto di mia madre. Non mi dice più di mettermi il cappotto d’inverno, di non prendere freddo. Ricordo quando mi leggeva le fiabe la sera. Era così bello, così sicuro stare con lei. Mi asciugava le lacrime quando mi facevo male. Ora so quanto sia dura vivere senza la propria mamma, anche in una famiglia che ti dà tutto.”*

Beatrice evitava i litigi con Luca e Giulia. Rispettava Sofia e Marco, ed era grata per averla tolta dall’orfanotrofio. La vestivano e la nutrivano come i loro figli.

*”Sofia è una brava persona, ma non è mia madre. Non è davvero parte di me. E questo mi fa male”*, pensava Beatrice prima di dormire. *”Ma cerco di farmi volere.”*

Cercava di piacere a tutti, desiderava affetto, e a volte si avvicinava a Sofia. Ma non aveva ancora capito che doveva farlo quando gli altri non vedevano. Appena Sofia l’abbracciava, Luca e Giulia si offendevano e se ne andavano. Col tempo, imparò a nascondere i suoi sentimenti.

Arrivò il momento di finire le superiori. Beatrice, sempre brava a scuola, disse a Sofia:

*”Voglio iscrivermi all’università, a Scienze della Formazione.”*

*”Beatrice, sono contenta per te. Hai scelto una buona strada. Noi ti aiuteremo”*, rispose Sofia sinceramente.

**Lo studio e il lavoro con i bambini**

Si iscrisse e continuò a dare il massimo. Dopo il primo anno, seppe che cercavano animatori per un campo estivo. Non esitò: non voleva tornare a casa, dove Giulia la guardava sempre di traverso.

Al campo c’erano anche bambini dell’orfanotrofio. Con loro, Beatrice aveva un rapporto speciale. Capiva cosa significava non ricevere amore, ci era passata. A volte il loro comportamento la lasciava senza parole.

*”Se li accarezzo o parlo loro con dolcezza, reagiscono in un modo che mi spezza il cuore”*, confidava a un’amica. *”Basta una carezza, e ti seguono ovunque.”*

Fu questo che la influenzò profondamente.

*”Quando mi sposerò, adotterò un bambino dall’orfanotrofio. Almeno a uno potrò dare l’amore che non ha avuto.”*

E così passarono gli anni. Lavorava quasi ogni estate come animatrice, le piaceva stare con i bambini.

**L’amore all’ultimo anno**

Alla fine dell’università, si fidanzò con Davide, un ragazzo del suo stesso corso. Timido, arrossiva spesso quando la vedeva. A una festa studentesca, la invitò a ballare e da allora non si lasciarono più. Ormai Beatrice non si vedeva più brutta. Anzi, era diventata una ragazza attraente, elegante, seria.

*”Devo tutto a Sofia”*, confessò a Davide. *”Mi ha insegnato come comportarmi, mi ha portata dal parrucchiere, mi ha fatto scoprire il trucco discreto. Mi ha persino portata da una psicologa, ma ha chiesto a Giulia di non dirlo. Sai, Davide, mi ha detto: ‘Capisci, Beatrice, mia figlia è gelosa.’ Ma io lo sapevo già.”*

*”Sai che Sofia sa di me?”*, chiese Davide.

*”Certo. È stata la prima a cui l’ho detto. Le ho promesso che

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