La Moglie Perfetta

**Diario di una Moglie Perfetta**

Fin dai tempi dell’università, Matteo aveva deciso che avrebbe sposato una ragazza tranquilla e pacata. Quelle erano le donne giuste per una famiglia. Eppure, continuava a frequentare altre ragazze, vivaci e chiacchierone, alcune delle quali pretendevano subito fiori, regali e cene fuori. Ma uno studente squattrinato come poteva permetterselo? Così, si era messo a valutare attentamente ogni ragazza.

Poco prima della laurea, aveva iniziato a uscire con Veronica, intelligente, calma e ordinata. Si vedeva subito che era una persona precisa in tutto.

“Luca,” disse una volta all’amico, “forse è ora che mi sposi. Tu sei già un uomo di famiglia e tra poco avrete un altro figlio.”

“Madonna, Matteo, te l’ho sempre detto! Allora, hai deciso di sposare Veronica del nostro corso? Fallo, è una ragazza fantastica: intelligente, bella e, soprattutto, tranquilla. Nessuna crisi isterica, mai vista così. E poi è maniacale: tutti i suoi appunti sono perfetti, quante volte li ho copiati io…”

“Sì, Luca, penso sia l’opzione migliore, almeno tra quelle che conosco,” rise Matteo.

Prima della laurea, Matteo le fece la proposta e Veronica accettò.

Veronica e sua sorella minore erano spesso sole a casa quando andavano a scuola. Il padre, camionista, era sempre via, e la madre lavorava fino a sera. Così, crescendo, Veronica si era occupata della casa: cucinava per la sorella, le controllava i compiti. La madre non la obbligava, ma lei era fatta così.

Quando Veronica, la sorella e la madre andavano a trovare zia Giovanna, la sorella maggiore della mamma, rimaneva sempre stupita.

“Che pulizia c’è da zia Giovanna,” pensava, guardandosi intorno, “centrini merlettati così belli che sembrano opere d’arte.”

I piatti luccicavano, tutto era sterilizzato e in ordine, quasi troppo perfetto. Veronica non capiva ancora di aver ereditato proprio quel tratto caratteriale. A casa sua cercava sempre di mantenere la pulizia, anche se non sempre ci riusciva. Ma sui quaderni e sulla scrivania, dove studiava, regnava l’ordine. All’università prendeva appunti perfetti, superava gli esami con facilità ed era sempre impeccabile.

Dopo il matrimonio, Matteo e Veronica andarono a vivere da soli in un bilocale che lui aveva già.

“Matteo, te la sei cavata bene,” gli diceva Luca, invidioso ma senza malizia. “Casa tua subito, moglie bellissima. Noi invece affittiamo un buco e di comprare non se ne parla.”

Veronica, dopo il matrimonio, decise di creare la casa perfetta. Come quella di zia Giovanna. Puntava alla pulizia e all’ordine, era una vera pignola.

Nessuno le aveva mai spiegato che una moglie e una madre devono mettere al primo posto le persone care, non l’apparenza perfetta. E prima che lo capisse, dovette imparare a proprie spese.

Lei e Matteo erano opposti. Lui estroverso, rumoroso, sempre circondato da amici, un vero animale sociale. Veronica, invece, era l’esatto contrario. Se Matteo amava le gite in montagna, la pesca con gli amici e le grigliate, lei preferiva ricamare, leggere e, a volte, lavorare a maglia.

Prima della nascita del primo figlio, Veronica si adattava alle uscite con il marito, anche se non le piacevano. Lo faceva per sostenerlo.

Appena arrivava l’estate, Matteo era felice e contava i giorni al weekend.

“Veronica, domani si va in tenda vicino al fiume. Pesca e grigliata. Prepara le cose.”

“Matteo, non mi piace la tua natura, è solo un modo per nutrire le zanzare e dormire sulla terra dura. E poi è antigienico,” rispondeva lei, sapendo già che avrebbe dovuto prepararsi.

Ma quando la gravidanza fu avanzata, si rifiutò e Matteo non insistette. Così si dedicò alla sua passione: sistemare il nido. Pulizia, pasti sani, tutto perfetto.

“Veronica, la tua casa è così sterilizzata e ordinata,” diceva l’amica Elisabetta, che ogni tanto la visitava. “Sei la moglie perfetta. Io non riesco, i miei ragazzi scombussolano tutto. Mio marito invece è fantastico, mi manda da te per staccare.”

Matteo era impulsivo e a volte la trascinava in camera da letto di giorno, ma lei si opponeva.

“Devo ancora stirare la biancheria, altrimenti si rovina.”

“Veronica, a me non importa se dormiamo su lenzuola stirate o no,” borbottava lui, abbracciandola. “A volte questa casa sembra una sala operatoria.”

“Non ti piace vivere nel pulito?”

“Certo che sì, ma esageri.”

Una sera le propose una gita:

“Amici questo weekend vanno in campagna, sci e motoslitte. Vieni con noi. C’è la sauna e la grigliata.”

“Ma sei fuori? Sono incinta di sei mesi, e tu mi porti nel freddo? E se ci ammaliamo?”

“Cristo, che rompiscatole sei.”

Quando nacque Mattia, rischiò di impazzire con la sua mania per la pulizia. Quando lui compì tre anni, tornò a lavorare, ma non per molto.

“Matteo, penso di essere di nuovo incinta.”

Andarono dal medico e la conferma arrivò.

“Dai, l’avevo capito dal tuo sorriso,” disse lui, felice.

Con la nascita di Sofia, ricadde nella sua ossessione: pulizia, stirare, cucinare sano. Matteo ne aveva abbastanza.

“Veronica, sei diventata una chioccia. Polpette al vapore, pulizia, niente altro ti interessa.”

“Ma il fritto fa male, specialmente ai bambini!”

Litigavano spesso. Lui propose una fuga romantica:

“Andiamo via un weekend, solo noi due.”

“I bambini?”

“Li portiamo da mia madre.”

“Tuo padre ha due cani e un gatto! Peli ovunque!”

“Dio, che stress!”

Quando Sofia iniziò l’asilo, Veronica sentì che si stavano allontanando. Non capiva perché.

“Perché non parliamo più? Per me sono una moglie perfetta.”

Una volta glielo disse, e lui rispose:

“Sì, perfetta, ma noiosissima. Non vuoi mai uscire.”

Matteo andava in gita con gli amici, senza di lei. Lei restava a casa coi bambini e puliva. Poi, un giorno, lo rimpiange amaramente.

Un uomo che esce da solo attira altre donne. Matteo era bello, simpatico, ironico, e le donne lo notavano. Anna, l’amica di Elisabetta, lo aveva adocchiato da tempo.

Iniziò una relazione. Veronica non sospettava nulla, ma sentiva che qualcosa era cambiato. Una sera, parlò con Matteo:

“Parliamo della nostra vita. C’è qualcosa che non va.”

“Anche per me,” rispose lui. “Domani prendo le mie cose e me ne vado.”

“Da chi?”

“Da un’altra.”

Veronica rimase sconvolta.

“Ma come? Ho sempre fatto tutto per questa casa!”

“Sì, pulizia e ordine. Ma io voglio una moglie che mi ami, non una governante.”

Matteo se ne andò. Veronica rimase a riflettere.

“Per cosa ho speso tutti questi anni? Per una pulizia inutile? Ho trascurato mio marito. Aveva ragione, sono noiosa.”

Passò del tempo. Veronica si abituò alla solitudine. I bambini andavano a scuola, e Matteo li portava a volte con sé.

Un giorno lo vide al centro commerciale con Anna: ridevano, si tenevano per mano, felici.

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