Giovanna arrivò giovane e fresca come segretaria in un’azienda edile. Non poté continuare gli studi dopo il liceo perché suo padre era gravemente malato e sua madre, purtroppo, era mancata dandola alla luce. Suo padre l’aveva cresciuta da solo. A scuola, però, aveva studiato francese con passione, frequentando anche corsi extra e perfezionandosi, sperando che un giorno quella lingua le sarebbe stata utile.
**Un amore segreto e non corrisposto**
La prima volta che Giovanna vide il suo capo, Antonio Rossi, rimase senza fiato. Quell’uomo di quarant’anni, bello, elegante, con una voce vellutata e occhi azzurri, entrò in ufficio al mattino, salutandola con un sorriso prima di chiudersi nel suo studio.
*Che uomo affascinante*, pensò confusa, prima di riprendersi: *Ma cosa sto dicendo? È il mio capo, è sposato e molto più grande di me.*
Antonio era davvero devoto a sua moglie, Veronica. Nonostante le chiacchiere delle colleghe—che la definivano una “topolina grigia”, senza stile e incapace di dargli figli—lui non vedeva altro che lei. Tentativi di sedurlo erano falliti tutti. Lui rimaneva impassibile, fedele.
Giovanna, invece, lo amava in silenzio. Sognava che un giorno l’avrebbe notata. *Saremo insieme, gli darò un figlio. Non voglio distruggere il suo matrimonio, ma potrei avere un bambino suo… Dio, quanto lo amo!*
Per Antonio, Giovanna era solo un’efficiente segretaria. Una volta le regalò dei fiori per il suo compleanno, e lei li custodì come un tesoro.
**L’incontro casuale**
Vent’anni dopo, Giovanna lo incrociò per strada e quasi non lo riconobbe: canuto, curvo, trascinava i piedi. Il cuore le batteva forte, sperando che la riconoscesse. Ma lui passò oltre senza vederla.
*Cosa gli è successo?* mormorò a voce alta.
Una vicina si avvicinò. *Da quando ha perso Veronica, due anni fa, si è lasciato andare. Beve, vive solo. Ha solo sessantadue anni, pover’uomo.*
Giovanna scosse la testa. *Nessuno*, sussurrò, allontanandosi.
Quella sera, ripensò a tutto. La sua unica, grande storia d’amore le tornava davanti agli occhi.
**La trasferta a Parigi**
Dopo tre anni di lavoro, Antonio le annunciò una trasferta in Francia. *So che parli benissimo francese—mi sarai indispensabile.*
Giovanna esultò dentro di sé. Finalmente, soli insieme.
I negoziati andarono bene, e la sera Antonio la invitò a cena per festeggiare. Bevve troppo, e lei lo riportò in camera sua. Lui, confuso, la strinse a sé chiamandola “Veronica”. Lei si lasciò andare, pur sapendo che sbagliava.
Al mattino, lui si scusò imbarazzato. *È stato un errore. Ti prego, dimentichiamo.*
Lei annuì, fingendo indifferenza. *Nessuno lo saprà.*
**L’attesa di un miracolo… e le dimissioni**
Poco dopo, Giovanna scoprì di aspettare un bambino. *È suo. Porterò avanti questa vita da sola.*
Si licenziò, inventando un matrimonio fittizio. Antonio, sorpreso, le diede un bonus d’addio. *Auguri, Giovanna. Sii felice.*
Partorì un maschio, Carlo, che crebbe con l’aiuto del nonno. Quando Carlo aveva diciassette anni, Giovanna rivide Antonio per strada, distrutto. Decise di agire.
**Nessuno deve morire di solitudine**
Bussò alla sua porta. La casa era un disastro, lui ubriaco e trasandato. *Basta così, Antonio. Hai un figlio. E hai me.*
Lui la fissò, incredulo. *Un figlio?*
Gli raccontò tutto. Lui pianse, abbracciandola. *Grazie… grazie per avermi dato una famiglia.*
**Il ritrovamento**
Il giorno dopo, Giovanna tornò con Carlo. Antonio si era ripulito, indossando una camicia e una cravatta come ai tempi d’oro.
*Ciao, papà*, disse Carlo, stringendogli la mano.
Antonio cadde in ginocchio, piangendo. *Perdonami, Giovanna. Grazie per avermi aspettato.*
Ora vivono insieme. Carlo studia medicina, Antonio è rinato. *Bisogna vivere il presente*, dice spesso. *L’amore vero aspetta, e alla fine trova la sua strada.*