Incontro Sperimentale

**L’incontro a prova**

“La vita riserva tante sorprese,” pensa tra sé Serafina, seduta sola in cucina. “Gente che ha passato anni insieme, poi di colpo si separa come niente fosse. Ne conosco tanti così, e io stessa ne sono un esempio. Con il mio tiranno non durò molto, ma il passato è passato.”

Serafina è appena andata in pensione, sola. La figlia, sposata, vive a Milano con la sua famiglia. Se n’è andata dal paese dopo il liceo, ha studiato all’università e poi si è sistemata. Ora fa solo visite fugaci, sempre di fretta tra lavoro e impegni. La nipote è alle medie.

Anche quando lavorava, le colleghe le dicevano:

“Serafina, perché resti sempre sola? Guarda quanti uomini ci sono in giro—vedovi, divorziati, quelli a cui il matrimonio è andato male. Datti una possibilità: ci sono annunci sui giornali, su internet…”

“Ma come faccio a chiamare io per prima? Non sta bene,” si schermiva lei. “E poi, se un uomo è divorziato, un motivo ci sarà. Le mogli non lasciano i mariti per niente. Quelli bravi restano sposati. A questi non mi fido.”

“Serafina, nessuno ti obbliga a sposarti! Parla con qualcuno, e se non ti piace, basta non richiamare. Che male c’è?” insisteva soprattutto Valeria, che aveva trovato il marito proprio con un annuncio e ora viveva felice, dispensando consigli a tutti.

**L’annuncio**

Alla fine Serafina si decise. La prima volta fu imbarazzante, quel numero da comporre le faceva tremare le dita. Ma poi capì:

“Che problema c’è? Parliamo al telefono, non ci vediamo neanche. Se non mi piace, basta chiudere.”

Chiamò diversi numeri. Uomini di ogni tipo, e già dalla prima conversazione capiva se valesse la pena continuare. Cominciò a guardarli con occhi diversi.

“Forse in un divorzio non è sempre colpa dell’uomo. Anche noi donne abbiamo i nostri difetti. E poi, nessuno sa cosa succede tra marito e moglie.”

Così, ogni tanto, Serafina provava a conoscere qualcuno, ma nessuno la conquistava. Cercava di evitare i divorziati, diffidava ancora. Ma il destino la mise di fronte a uno di loro.

Si chiamava Stefano. Dopo la prima telefonata, le piacque subito. Parlarono a lungo.

Viveva in un paese vicino, aveva una casa e un piccolo podere. Fu lui a invitarla per primo.

“Vieni a trovarmi, Serafina. Ormai ci conosciamo, abbiamo parlato di tutto. Se non ti piacessi, avresti già smesso di chiamare. Ti aspetto, d’accordo?”

“D’accordo,” promise lei.

Stefano le piaceva per come parlava, per il rispetto che mostrava. Non parlava male dell’ex moglie. Le disse solo che si erano separati dopo tanti anni, dopo aver cresciuto due figli e averli visti diventare indipendenti.

Lei non chiese dettagli. Capiva il dolore di certe domande.

Ma una cosa la turbò:

“Stefano, i tuoi figli? Ti vengono a trovare?”

“No, non ci sentiamo. Stanno dalla madre, non mi chiamano nemmeno, figuriamoci se vengono,” rispose lui.

“I figli dovrebbero sempre restare vicini ai genitori,” pensò Serafina. “Se non lo fanno, un motivo grave ci sarà.” Ma non glielo disse.

**L’incontro**

Il giorno della visita, il cuore le batteva forte sull’autobus. Poi si calmò, e quando vide l’incrocio indicato, scese tranquilla.

Davanti a lei, un uomo alto, dall’aspetto piacevole.

“Serafina?”

“Sì, sono io,” sorrise lei, e a lui piacque quel sorriso.

“E io sono Stefano. Andiamo, la mia macchina è qui,” indicò un Suv nero. “Ti mostro come vivo.”

Le piacero che l’avesse accolta con dei fiori, che non l’avesse fatta aspettare.

Arrivarono presto a casa. Un’ampia abitazione su due piani, un cortile ordinato e curato. Si vedeva che chi ci viveva era laborioso.

Prima, Stefano abitava lì con la moglie. Serafina notò tocchi femminili ancora presenti: tutto era comodo, accogliente.

“Dev’essere un uomo pulito, se tiene la casa così,” pensò. “Eppure la moglie se n’è andata da tempo.”

Mentre giravano per le stanze, un dubbio le serpeggiava dentro.

“La moglie ha lasciato tutto a lui. Perché? Una casa così, piena del suo lavoro… Che cosa l’ha spinta a andarsene?”

**La prova**

“Siediti,” propose Stefano. “Prendiamo un caffè.”

“Vuoi che ti aiuti?” chiese lei, per educazione.

“No, no, faccio io.”

Tirò fuori tazzine di ceramica, il caffè già pronto nella moka. Tagliò con cura una fetta di torta e gliela porse.

“Prego. Posso offrirti anche del vino, se vuoi.”

“No, grazie, non bevo.”

“Brava, anch’io solo ogni tanto, per festeggiare.”

Chiacchierarono, e lei lodò la casa.

“È bellissima, Stefano. Si vede che ci tieni.”

“Eh, una casa ha bisogno di cure, sennò cade a pezzi.”

Poi, all’improvviso:

“Ora, Serafina, ti metto alla prova.”

Lei sbatté le palpebre.

“Come sarebbe?”

“Pulisci la tavola, lava i piatti, poi passa lo straccio. Dopo andiamo nella stalla—devo vedere se sai mungere la mucca.”

Serafina lo fissò, sbalordita. Anche senza quel tono, avrebbe pulito lo stesso. Ma chi tratta così un ospite?

Lavò le tazzine, le rimise al posto giusto. Asciugò il tavolo. Lui la osservava, controllando ogni movimento.

“Il pavimento non lo lavo, Stefano. Potevi dirmi: ‘Sistema un po’ la casa, io vado in cortile.’ Non ho bisogno di un capo che mi controlla. E non mi piace per niente.”

Lui cercò di prenderla in giro, ma poi si spiegò.

“Se vuoi essere sincera, lo sarò anch’io. La donna che viene a vivere con me deve portare una dote. Non accetto squilibri. Dovrai portare una mucca, delle galline, pecore… Non svenderle ai parenti, le prendo io con il camion.”

Serafina scoppiò a ridere.

“Ma che furbacchione! Ancora non hai nemmeno la mia risposta, e già programmi?”

“Credi che, solo perché mi sono piaciuta la tua casa, sogni di trasferirmi? No, grazie. Non mi piaci. Né tu, né la tua mucca, né la tua casa. Che Dio mi salvi da uomini come te!”

Afferrò la borsa.

“Non accompagnarmi, troverò da sola l’autobus. Addio.”

Mentre camminava, i pensieri le si accavallavano. Una donna del posto la riconobbe e le disse:

“Quel Stefano ha avuto tante donne qui. Le fa pulire, cucinare, ma nulla va mai bene. Ha tormentato anche la moglie. Dopo il divorzio, non le ha lasciato portare via nemmeno un vaso. Se n’è andata con una valigia. Ha provato a chiedere metà casa in tribunale, ma non so come sia finita. Scappagli lontano.”

Ora Serafina lo capiva bene: da un marito buono, una moglie non scappa.

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