Da giovane, Giulia arrivò a lavorare come segretaria in un’impresa edile. Non poté continuare gli studi dopo il liceo perché suo padre era gravemente malato, e sua madre non c’era più—era morta dandola alla luce. Suo padre l’aveva cresciuta da solo. A scuola, però, aveva studiato francese con passione, seguendo anche corsi extra e perfezionandosi, sperando che un giorno le sarebbe servito.
**Un amore segreto e non corrisposto**
La prima volta che Giulia vide il suo capo, Antonio Rossi, rimase senza fiato. Entrò nell’ufficio al mattino, salutò con gentilezza, e i suoi occhi si fermarono un attimo su di lei prima di sparire nel suo studio.
“Mamma mia,” pensò confusa, “che uomo bellissimo.” Poi si riprese: “Ma che sto dicendo? Lui è il mio capo, è più grande di me ed è sposato.”
Antonio aveva quarant’anni, un fisico atletico, occhi azzurri e una voce vellutata che la faceva sciogliere. Quando la chiamò nel suo ufficio per darle istruzioni, lei si perse in quello sguardo, ma riuscì a controllarsi e annuì.
Uscita dall’ufficio, si lasciò cadere sulla sedia, cercando di riprendersi.
“No, non posso farmi distrarre. Sono qui per lavorare. Lui è sposato, e tutti dicono che adora sua moglie, Elena.”
Antonio, infatti, non vedeva altro che sua moglie. Non avevano figli, ma il loro amore era reciproco. Le colleghe chiacchieravano alle sue spalle.
“Che ci trova il nostro capo in quella musona? Non è certo una bellezza, si veste senza gusto e non gli ha dato figli. E lui, invece, è un vero Adone.”
In parte avevano ragione. Elena era una donna comune, vestiva semplicemente e, accanto a lui, sembrava quasi insignificante. Ma per Antonio non esistevano altre donne. Lo avevano capito tutte dopo vari tentativi di sedurlo, senza successo.
Giulia ascoltava i pettegolezzi e continuava ad amarlo in silenzio. Sognava che un giorno lui la notasse e capisse quanto lo amava.
“Staremo insieme, e gli darò un figlio. Non voglio distruggere la sua famiglia, ma potrei avere un bambino da lui. Dio, come lo amo!”
Antonio diventò il suo sogno impossibile. Lui, però, la trattava solo come un’ottima impiegata. Una volta le regalò dei fiori, ma era il suo compleanno. Eppure, per lei fu una gioia immensa.
**Un incontro inaspettato**
Passarono vent’anni. Oggi, per caso, Giulia lo incrociò per strada e quasi non lo riconobbe: capelli bianchi, passo strascicato, niente più del fascino di un tempo. Sperò disperatamente che la riconoscesse. Il suo cuore batteva forte, la gola era secca, le gambe paralizzate. Ma lui passò oltre senza vederla.
Le venne voglia di corrergli dietro, abbracciarlo e dirgli che lo amava ancora. Ma restò ferma, fissandolo mentre si allontanava, mormorando senza rendersene conto:
“Dio, cosa gli è successo? Si merita questo?”
“Da quando ha perso sua moglie Elena, due anni fa, si è lasciato andare. È dura per lui, poveretto,” disse una vecchietta accanto a lei. “È mio vicino, a volte lo aiuto. Vive solo e beve la sua pensione. Lo sgrido, ma non riesce a smettere. Eppure non è vecchio, ha solo sessantadue anni.”
Giulia era turbata, e la donna se ne accorse.
“Tu chi sei per lui?”
“Nessuno,” sospirò, allontanandosi.
Non riuscì a togliersi quell’incontro dalla testa. La notte, a occhi chiusi, rivide la sua vita come un film. Tutto le tornò addosso. Il suo unico amore era riapparso.
**Un viaggio di lavoro felice**
Giulia lavorava da tre anni come segretaria di Antonio senza mai tradire i suoi sentimenti. Lo amava in silenzio. Un giorno lui le annunciò:
“Giulia, dobbiamo andare in Francia per lavoro. So che parli francese perfettamente, e io non capisco una parola. Preparati.”
Non immaginava quanto l’avesse resa felice. Lei sognava già di stare sola con lui.
I negoziati andarono bene, e prima di ripartire, Antonio le propose:
“Facciamo una cena per festeggiare. Sei stata bravissima.”
Stettero a lungo al ristorante. Lui, che di solito non beveva, si lasciò andare. Giulia lo aiutò a tornare in camera, lo mise a letto. All’improvviso, lui le afferrò le mani e la attirò a sé.
“Grazie, amore mio, grazie,” sussurrò, baciandola avidamente.
Lei non resistette, non voleva. Sapeva che era sbagliato, ma non poteva farci niente. Per lei in quel momento esistevano solo loro due.
Poi ci furono altre carezze, e lui la chiamò “Elena.”
“Mi sta confondendo con sua moglie,” pensò, ferita.
Ma si rassegnò. Quando lui si addormentò, lei lo guardò a lungo, piena di gioia. All’alba se ne andò in silenzio.
La mattina dopo, Antonio bussò alla sua porta, imbarazzato.
“Scusami, Giulia. Per quello che è successo. È stato un errore. Non avrei dovuto…”
Le sue parole la bruciarono, ma lei si controllò.
“Non si preoccupi, Antonio. Va tutto bene. È stata colpa anche mia. Nessuno lo saprà.”
“Grazie, Giulia. Mi hai salvato. Mi vergogno tanto…”
**L’attesa di un miracolo e le dimissioni**
Tornarono a casa. La vita di Giulia avrebbe dovuto riprendere, ma non riusciva a dimenticare quella notte. Continuava ad ascoltare con piacere la sua voce, anche se lui parlava solo di lavoro.
Un giorno scoprì di essere incinta.
“Dio, aspetto un bambino da lui,” pensò, felice. “Porto dentro di me una parte di lui.”
Ma quella sera rifletté:
“Nessuno deve saperlo, soprattutto Antonio. Lui ama sua moglie. Non voglio rovinare la loro vita. Mi dimetterò.”
Antonio fu sorpreso quando gli portò la lettera di dimissioni.
“Che succede, Giulia? Lavori benissimo. È forse lo stipendio? O sei arrabbiata con me?”
“No, Antonio. Io… sto per sposarmi e mi trasferisco.”
“Ti sposi? Che bella notizia! Allora ti do un bel bonus. Auguri!”
Lei si sentì un po’ amareggiata. Avrebbe voluto che la trattenesse. Ma era meglio così.
Suo padre accettò la notizia con gioia, anche se era ancora malato. Giulia partorì un maschietto, Matteo. Quando il bambino entrò alle elementari, suo padre morì. Rimase sola con il figlio. Lavorava lontano dall’ex ufficio, evitando ogni possibile incontro.
Oggi Matteo ha diciassette anni, sta per finire il liceo. E proprio ieri Giulia ha rivisto Antonio, invecchiato e trascurato. Tutti i ricordi sono tornati.
Lui non sa di avere un figlio. E Matteo non conosce suo padre.
**Nessuno deve morire solo**
Il giorno dopo, decise di agire.
“Non deve vivere così. Ha un figlio che non sa di avere. E ha me.”
Andò a casa sua, il cuore in gola. Bussò. Lui aprì, un uomo sciatto e stanco.
“Chi cerca?” chiese, con un alito pesante.
“Antonio, non mi riconosci? Sono Giulia. Posso entrare?”
“