**La Lampada di Nonna Lucia**
La casa dei Rossi, nel cuore di Roma, profumava di legno antico, sugo di pomodoro fresco e un pizzico di umidità proveniente dalla cantina. La lampada di bronzo con il paralume verde—un ricordo di Nonno Giuseppe—giaceva in pezzi sul pavimento. Nonna Lucia, i capelli grigi raccolti in una crocchia, indossava un vestito di cotone fiorito mentre fissava i suoi nipoti con occhi accesi. «Chi di voi ha rotto la mia lampada? È tutto ciò che mi resta di Giuseppe!»
Matteo, dodici anni, capelli castani sempre spettinati, abbassò lo sguardo dal suo videogioco. «Non sono stato io! È stata Viola, quella volta che ballava per TikTok!»
Viola, quindici anni, strappò via gli auricolari. «Mentita! Tu e quel maledetto pallone!» La sua maglietta con gli unicorni si sollevò mentre agitava le braccia.
Marco, il padre, entrò dalla porta con la giacca da meccanico ancora sporca d’olio. «Basta, mamma! È solo un vecchio lampadario!»
La moglie, Elisa, sospirò mentre riordinava la cucina. «Non è solo un lampadario. Marco, capiscilo.»
La sera, il litigio esplose di nuovo. Viola scappò via, in lacrime. Fu trovata nel parco da Matteo, seduta su una panchina. «Torna a casa,» sussurrò lui. «Nonna non è arrabbiata… è triste.»
Intanto, Marco parlò con la madre. «Scusa, non volevo offendere il ricordo di papà.»
Il giorno dopo, frugando in cantina, Matteo trovò un diario polveroso. «Per la mia Lucia—la luce della mia vita.» Dentro, c’erano parole d’amore scritte sotto quella stessa lampada.
Tutti si misero al lavoro per ripararla. Viola disegnò un ritratto di Nonno Giuseppe, mentre Marco saldò il bronzo. Quando la luce si riaccese, Nonna Lucia sorrise. «Vedete? Giuseppe ci ha riuniti di nuovo.»
Quella lampada non fu più fonte di litigi, ma divenne il simbolo della loro famiglia: un faro di ricordi e amore.
*Mai sottovalutare ciò che tiene unita una famiglia—a volte basta una luce per ricordarcelo.*