Ah, miei cari, avvicinatevi e ascoltate questa storia che vi farà dimenticare persino il canto degli uccelli. Come dice il vecchio proverbio: “Non comprare il gatto nel sacco, ché poi ti graffia.”
Nel nostro paesino viveva una donna laboriosa e di buon cuore, Antonella Rossi. Sempre al lavoro: curava l’orto, puliva casa finché i pavimenti luccicavano e preparava un minestrone così buono che se ne sarebbe mangiato fino all’ultima goccia. Suo figlio, Matteo, era un bravo ragazzo, con mani d’oro e un carattere generoso. Ma aveva un difetto: un cuore troppo tenero, soprattutto per le ragazze.
Un giorno, Matteo presentò alla madre una sua conoscente: Alice. Bella come una modella, con occhi grandi, labbra dipinte, ciglia lunghe come scope e unghie lucide come rasoi. Una bambola, a prima vista. Ma come dice la saggezza popolare: “L’abito non fa il monaco.”
Antonella, fin dal primo sguardo, capì che qualcosa non andava. Il cuore di una donna è come un cane da guardia: fiuta subito chi non è sincero. E così, sussurrò al figlio:
“Matteo, questa qui non mi convince. A me sembra che pensi solo ai soldi e ai divertimenti.”
E aveva ragione. La prima cosa che fece Alice in casa fu scaraventare un piatto sporco nel lavandino e sedersi. Antonella, abituata all’ordine, le disse educatamente: “Lava ciò che hai usato.”
Ma quella nemmeno sbiancò: “Non voglio sporcarmi le mani.”
Antonella pensò fosse uno scherzo. Ma no: il piatto, nonostante l’acqua, restò unto e sporco.
“Figlio mio, non vorrai mica sposarla?” chiese Antonella, speranzosa.
Lui sorrise sognante: “Certo, la amo!”
Ecco la prova che “L’amore è cieco”. Passarono pochi mesi e si sposarono. Antonella, con il cuore pesante, regalò loro l’appartamento della nonna: che vivessero da soli.
Un giorno, Antonella andò a trovarli. Madonna santa… che spettacolo! Polvere sui mobili, piatti ammucchiati nel lavandino, calzini sparsi per terra come funghi dopo la pioggia. Alice, seduta sul divano, limandosi le unghie, sospirò: “Sto cercando me stessa.”
Intanto, Matteo aveva già tre prestiti da pagare. Alice voleva un’auto nuova, luccicante, per far vedere a tutti che era una signora.
“E chi la paga?” chiese Antonella.
“Non sono affari vostri,” rispose secca. “Mio marito deve mantenermi, io devo solo essere bella.”
A quel punto, Antonella decise: “Basta, non un euro in più.”
Passò altro tempo, e Matteo tornò dalla madre: “Mamma, chiedi un prestito per me.”
Lei, tranquilla, rispose: “No, figlio mio, chi ha fatto il passo, lo porti fino in fondo.”
Tornato a casa, disse alla moglie che l’auto non ci sarebbe stata. E allora, miei cari, scoppiò l’inferno. Urla, pianti, porte sbattute con tale violenza che i vicini si fecero il segno della croce. Alice strillò che senza macchina la sua vita non valeva nulla, finché Matteo, esasperato, la cacciò di casa. Poco dopo, divorziarono.
Ecco, ricordatevi: “Non è bella la casa d’oro, ma quella dove regna la pace.” Perché che razza di donna è quella il cui unico talento è conservare lo smalto? L’amore non sono solo belle parole, ma cura e lavoro per il bene comune. Meglio vivere con poco, ma in armonia, che nella ricchezza tra litigi e caos.