La Figlia del Primo Matrimonio

La figlia del marito dal primo matrimonio

Le vacanze di Natale stavano per finire. Dopo giorni di festa, i dolci e gli antipasti avevano stancato, così per colazione Ginevra preparò la farina d’avena. Era ora di tornare a mangiare cose semplici.

Mentre facevano colazione in tre, dalla camera si sentì la suoneria del telefono di suo marito. Lui uscì dalla cucina. Ginevra, senza volerlo, cercò di capire chi fosse e perché chiamasse, ascoltando le sue risposte.

Quando Dario tornò, Ginevra notò che non sembrava turbato. Preoccupato, sì, ma non turbato.

“Mmm…”, iniziò lui. “Mia madre ha chiamato. Vuole che vada da lei, ha la pressione alta.”

“Certo, vai pure.” Ginevra annuì.

Mentre lui andava a vestirsi, ricordò le sue parole al telefono: “Subito? Forse non è il caso… Va bene, va bene.” Di solito, quando la suocera chiamava pretendendo la sua presenza, Dario correva da lei senza discutere. “Sto di nuovo esagerando”, si ripeté Ginevra.

“Torno presto”, gridò Dario dall’ingresso, e la porta si chiuse con un colpo secco.

“Mangia, dai.” Ginevra incalzò il figlio, che girava il cucchiaio nel piatto, spalmando la pappa.

“Andiamo sulla collina? Lo hai promesso.” Matteo raccolse un po’ di pappa e la osservò a lungo prima di metterla in bocca.

“Aspettiamo che papà torni e poi andiamo. Va bene?” Gli sorrise. “A patto che finisci la pappa.”

“Va bene.” Il bambino riportò il cucchiaio alla bocca, senza entusiasmo.

“Se il piatto non è vuoto tra cinque minuti, non andiamo da nessuna parte”, disse Ginevra con severità, alzandosi per lavare i piatti.

Stirando i panni mentre Matteo giocava con le macchinine per terra, sentì il rumore della serratura della porta d’ingresso.

“Finalmente.” Ginevra posò il ferro e ascoltò il fruscio dei vestiti nell’ingresso. “Che ci mette tanto a togliersi il cappotto?” Pensò, andando incontro al marito.

Sulla soglia, una bambina di circa dieci anni la fissò con curiosità. Dietro di lei c’era Dario, con un’aria colpevole. Mise le mani sulle spalle della bambina e sollevò il mento, quasi sfidando.

“Questa è mia figlia, Beatrice”, disse Dario, abbassando lo sguardo sulla nuca della bambina. “Mia madre mi ha chiesto di tenerla fino a domani.”

“Capisco. E sua madre? È andata al sud con l’ultimo amante?” ribatté Ginevra, sarcastica.

Dario scosse una spalla, ma non fece in tempo a rispondere perché Ginevra tornò alla tavola da stiro.

“Entra.” Sentì la voce di Dario, e con la coda dell’occhio vide la bambina avvicinarsi a Matteo, che giocava per terra.

“È rimasta della pappa?” chiese Dario a Ginevra.

“Io non voglio la pappa”, disse subito Beatrice. “Voglio pasta al sugo con salsiccia.”

Dario guardò Beatrice, poi sua moglie, disorientato. Ginevra alzò le spalle e fece un cenno verso la cucina, come per dire: “Va’, preparagliela tu, io sono occupata.”

Poco dopo, Dario la chiamò dalla cucina.

“Abbiamo la pasta? Non la trovo.”

“Ce n’è un po’. Aspetta che finisco di stirare e vado a comprarne. ” Lo guardò con rimprovero.

“Non guardarmi così. Non sapevo che…”

“Davvero? E tua madre, quando ha chiamato, non ti ha detto perché ti voleva lì?” Dal modo in cui Dario abbassò lo sguardo, capì di averci azzeccato. “Non potevi chiedermelo? Perché non mi hai avvertito? Anche Matteo avrebbe dovuto saperlo. Ora inizieranno a contendersi la tua attenzione.”

Come per confermare le sue parole, dalla stanza arrivò il pianto di Matteo. Ginevra corse dentro, seguita da Dario.

“Ecco. Sistemala tu.” Allargò le braccia.

Matteo si avvicinò alla madre e si nascose contro di lei. Beatrice fissava il pavimento, imbronciata.

“Cos’è successo?” Dario si avvicinò alla figlia.

A Ginevra diede fastidio che si fosse avvicinato a Beatrice e non a Matteo.

“Lei mi ha preso la macchinaaaaa…” singhiozzò Matteo.

Dalla cucina arrivò il suono della pasta che bolliva, e Dario corse via. “E non posso dirle niente. È ospite. La poverina, come la chiama mia suocera. E io cosa devo fare?”

“Vuoi guardare i cartoni?” Ginevra fece uno sforzo per rivolgersi con calma alla bambina.

Beatrice annuì, e Ginevra, sollevata, accese la TV. Beatrice e Matteo si sedettero sul divano.

“Tua madre ha ricominciato? Vuole rovinare la nostra famiglia? Ha l’ossessione di farti tornare con la tua ex. Quando è nato Matteo, urlava che non aveva altri nipoti oltre a Beatrice. Vuole mettermi alla prova, vedere come reagisco a tua figlia?” sibilò Ginevra, tornando in cucina.

“Non sta bene davvero”, si difese il marito.

“E perché la bambina le dava fastidio? Poteva chiamare un’ambulanza da sola. A quell’età io già sapevo farmi le uova.”

“Basta!” la interruppe Dario, sbattendo un cucchiaio sul tavolo. “Bea, vieni a mangiare la pasta!” gridò verso la stanza.

“Papino, portamela qui”, rispose Beatrice, impassibile.

“Papino”, la imitò Ginevra, alzando gli occhi al cielo. “Va’, corri da lei.” Uscì dalla cucina e, ignorando Beatrice, iniziò a riporre la tavola da stiro, lasciando che Dario si occupasse di sua figlia.

Alla fine, Dario portò Beatrice in cucina. Ginevra tratteneva a stento la rabbia. Si sedette accanto a Matteo davanti alla TV, ma non vedeva nulla. Il figlio la cercava con lo sguardo. “Resisti”, si disse. “Matteo capisce. Vede che quella bambina non mi piace. Non è giusto.” Gli sorrise, forzata.

L’irritazione le ribolliva dentro. Non riusciva a liberarsi del senso di ingiustizia, di ferita. Dalla cucina arrivavano le voci di Dario e Beatrice. Lei e Matteo sembravano dimenticati. “Devo stare attenta. Lei dirà tutto alla nonna, che ricomincerà a dire a Dario che ha sbagliato a divorziare, che io ho distrutto la sua famiglia…”

“Mamma, quando andiamo sulla collina?” Matteo la riportò alla realtà.

“Non lo so. Abbiamo un’ospite.” Lo accarezzò.

Arrivarono dei passi, e Beatrice si avvicinò al divano, masticando. Dalla cucina si sentì l’acqua. “Dario le sta lavando il piatto? Non l’ha mai fatto per me o Matteo. Capisce di aver sbagliato”, pensò Ginevra, con una punta di soddisfazione.

“Allora, andiamo sulla collina?” chiese Dario, entrando allegro in sala.

“Sì. Ma abbiamo solo un bob.” Ginevra non staccò gli occhi dalla TV, dove passava un cartone insulso.

“Prenderemo la slitta e faremo a turno, vero, Matteo? Vestitevi!” L’ultima frase era chiaramente per Beatrice.

“Mat

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