La Suocera è Venuta a Trascorrere l’Estate con Noi

La suocera è arrivata per l’estate

“Gioia, mi piacerebbe trascorrere l’estate da voi,” disse Elena, asciugandosi le mani con lo strofinaccio da cucina. “I vicini del piano di sopra mi hanno allagato l’appartamento e ora devo fare dei lavori. Gli operai dicono che non finiranno prima dell’autunno.”

Gioia si bloccò con il mestolo in mano sopra la pentola del minestrone. Un’estate con la suocera? Tre mesi sotto lo stesso tetto? Nella mente fece rapidamente il conto di tutte le vacanze dei figli, il periodo di ferie del marito, le gite in campagna… E tutto questo tempo con Elena che avrebbe criticato ogni sua mossa, dispensato consigli non richiesti e lanciato occhiate di disapprovazione.

“Certo, mamma,” sentì la propria voce rispondere. “Certo, resta pure. Dove altro potresti andare?”

“Ecco, brava!” esultò la suocera. “Non sarò un peso, sai. Aiuterò, terrò d’occhio i nipotini. Il tuo Enrico è sempre in ufficio a sgobbare, e tu qui da sola con i bambini…”

In effetti Enrico tornava tardi la sera, ma Gioia se la cavava benissimo con il decenne Matteo e la piccola Sofia, di sette anni. Almeno finché nella loro vita tranquilla non era piombata Elena con le sue regole.

Il giorno dopo, la suocera si mise subito all’opera. Lavò di nuovo tutti i piatti perché, a suo dire, Gioia non sciacquava bene il detersivo. Riordinò il frigo spiegando che il salame doveva stare solo nello scomparto in alto, “non buttato lì come capita”. Raccolse i giocattoli e li mise in scatole, poi le chiuse in ripostiglio.

“Perché dobbiamo vivere nel caos?” rimproverò Sofia, che cercava la sua bambola preferita. “Finisci di giocare, metti tutto a posto.”

La piccola scoppiò in lacrime, mentre Gioia, stringendo i denti, andò a riprendere i giochi.

“Elena, i bambini devono sentirsi liberi in casa loro,” provò a obiettare.

“Liberi non significa maleducati,” replicò secca la suocera. “Ai miei tempi i bambini avevano un po’ di disciplina.”

Matteo, udendo la discussione, borbottò qualcosa e si chiuse in camera. Evitava la nonna come la peste, e lei continuava a rimproverarlo: la musica troppo alta, le ore al computer, il chiasso con gli amici.

Quella sera Enrico tornò stanco e affamato. Gioia gli aveva già scaldato la cena, ma prima che potesse servirlo, intervenne Elena.

“Enrichetto, sei pelle e ossa!” si lamentò, riempiendogli il piatto di minestrone. “Gioia non ti nutre abbastanza, sempre cibi pronti. Domani vado al mercato, compro della carne fresca e ti faccio delle polpette come si deve.”

“Mamma, non serve, abbiamo tutto,” tentò di fermarla Enrico, ma lei era già partita.

“Come non serve? Sei mio figlio, ci tengo! Qui mi sembra che ti abbiano abbandonato… Le camicie stanno appese senza una piega, i calzini hanno i buchi. Ai miei tempi una moglie si prendeva cura del marito, punto e basta.”

Gioia sentì il sangue ribollire. Passava le giornate tra lavatrici, pulizie, pasti, scuola e attività dei bambini, e ora le toccava pure sentirsi dire che non si occupava abbastanza della famiglia.

“Mi occupo della mia famiglia,” disse a bassa voce ma ferma. “Solo che, Elena, i tempi sono cambiati.”

“I tempi, i tempi,” sbuffò la suocera. “Ma la famiglia è sempre quella.”

Enrico rimase in silenzio, divorando il minestrone. Non si era mai intromesso nei conflitti tra moglie e madre, preferendo starsene in disparte. E questo, più di tutto, faceva infuriare Gioia: un minimo di sostegno dal marito sarebbe stato gradito.

Dopo una settimana di convivenza, la tensione era al massimo. Elena criticava tutto: il modo di cucinare di Gioia, l’educazione dei figli, la gestione della casa. Si svegliava alle sei e iniziava a fare rumore in cucina per preparare “una colazione decente”. I bambini si lamentavano che la nonna non li lasciava mangiare in pace, correggendo continuamente come tenere la forchetta o quante volte masticare.

“Mamma, magari potresti andare a trovare zia Lucia per un po’?” propose Enrico durante l’ennesima discussione. “Ti ha invitata, no?”

“Ah, quindi sono di troppo?” sbottò Elena. “Vi do una mano, mi impegno, e voi mi cacciate! Lucia vive in un bilocale, non c’è spazio. O vi do fastidio?”

“Non è questo,” mentì Gioia. “È solo che…”

“È solo che cosa? Parla chiaro!”

“È solo che abbiamo modi diversi di vedere le cose,” rispose Gioia con cautela. “E anche di crescere i bambini.”

“Ecco!” esclamò trionfante la suocera. “Finalmente la verità! Il mio modo di educare non va bene? Eppure Enrico com’è cresciuto? Un uomo perbene, un lavoratore!”

“Mamma, basta,” sospirò Enrico. “Siamo tutti nervosi.”

“No, non basta!” insisté Elena. “Voglio capire dove sbaglio. Cosa vi disturba di me?”

Gioia inspirò profondamente. La rabbia accumulata premeva per uscire, ma si trattenne.

“Non è che ci disturbi,” ripeté. “Ma ogni famiglia ha bisogno dei suoi spazi.”

“Spazi!” sbuffò la suocera. “Con la propria madre servono gli spazi? Che tempi miserabili…”

Matteo e Sofia si erano rannicchiati in un angolo, osservando gli adulti con timore. I bambini percepivano la tensione e cercavano di rendersi invisibili.

Il giorno dopo, Gioia decise di parlare con loro. Sapeva che anche loro soffrivano la situazione.

“Come state, piccoli?” chiese, sedendosi accanto a loro sul divano.

“La nonna è strana,” confessò Sofia. “Continua a sgridarci e dice che siamo maleducati.”

“A me ha detto che il computer rovina il cervello,” aggiunse Matteo. “E che ai suoi tempi i bambini giocavano in cortile invece di stare in casa.”

“La nonna è abituata a un altro modo di vivere,” cercò di spiegare Gioia. “Lo fa perché ci tiene a voi.”

“Ma con lei non mi sento a mio agio,” si lamentò Sofia. “Posso mangiare qui invece che in cucina?”

Gioia abbracciò la figlia. Anche lei si sentiva a disagio in casa. L’appartamento non era più il loro rifugio, il posto dove rilassarsi ed essere sé stessi. Ora tutti camminavano in punta di piedi, cercando di evitare gli sguardi di Elena.

Nel frattempo, la suocera continuava a dare ordini. Risegò tutti gli asciugamani, sostenendo che puzzavano. Lavò i vetri, lamentandosi delle macchie. Gettò via spezie che, a suo dire, erano andate a male.

“Perché hai buttato il curry?” chiese Gioia, notando la sparizione.

“A cosa serve questa robaccia?” replicò Elena. “Le vere spezie sono sale, pepe e alloro. Il resto è roba da modernisti.”

“Ma io ci cucino!”

“Appunto. Vi rovinate lo stomaco.”

Gioia sentì che stava per esplodere. Si chiuse in bagno e accese l’acqua per coprire i singhiozzi. La casa era diventata un campo di battaglia, con nuove scaramucce ogni giorno.

Quella sera cercò di parlare con Enrico.

“Enri, non possiamo andare avanti

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

1 × five =

La Suocera è Venuta a Trascorrere l’Estate con Noi