Giovanna firmò l’ultimo documento e si rilassò sulla sedia dello studio notarile. Il sole di settembre filtrava dalle finestre, illuminando i timbri freschi sul contratto di vendita. Finalmente la casa per sua madre era ufficialmente sua.
“Congratulazioni, signora Elena,” sorrise il notaio, porgendole i documenti. “La casa ora appartiene a sua madre.”
“La ringrazio,” disse Giovanna, ordinando con cura le carte nella cartella. “Mamma sarà così felice. Ha sempre sognato una casa con giardino.”
La casa era davvero perfetta: su due piani, con un ampio cortile, in un quartiere tranquillo vicino al centro di Milano. Maria Grazia, la madre di Giovanna, viveva da anni in un minuscolo monolocale e si lamentava sempre dei vicini rumorosi. Ora avrebbe finalmente avuto il suo spazio per godersi la vecchiaia.
Il giorno dopo, Giovanna e suo marito Vittorio iniziarono il trasloco. Maria Grazia si agitava tra le scatole, battendo le mani per la gioia.
“Gio’, tesoro mio, che meraviglia!” ripeteva, ammirando le stanze spaziose. “Che casa splendida, e il giardino! Pianterò rose, meli…”
Vittorio trasportava i mobili in silenzio, lanciando occasionalmente sguardi eloquenti a sua moglie. Fin dallinizio era contrario a un acquisto così costoso, pensando che a sua suocera sarebbe bastata una piccola villetta. Ma non aveva protestato troppo: erano i soldi di Giovanna, e lei aveva deciso.
“Mamma, ecco le chiavi,” disse Giovanna porgendole un mazzo. “Del cancello, della porta principale, e quella posteriore. Ricordati quale è quale.”
“Certo, certo,” annuì Maria Grazia, prendendole con cura. “Ricorderò tutto. Sei così premurosa con me…”
Entro sera, le cose principali erano state trasportate e i mobili sistemati. Maria Grazia passeggiava per la casa, estasiata dallo spazio. Giovanna la guardava, soddisfatta di aver fatto la cosa giusta.
“Ecco, ora vivi e goditi la vita,” abbracciò la figlia. “Domani torno per sistemare i dettagli.”
“Grazie, mia cara,” singhiozzò Maria Grazia. “Non so come ripagarti.”
Sulla strada di casa, Giovanna si fermò da sua suocera, Livia, per riprendere Vittorio, che aveva lasciato lì lauto la mattina. Lanziana donna la accolse sulla soglia con unespressione acida.
“Allora, hai costruito un palazzo per tua madre?” disse Livia senza salutare.
“Ho comprato una casa, sì,” rispose Giovanna con calma. “Mamma merita una vecchiaia serena.”
“Merita… e noi no?” sbuffò la suocera. “Viviamo in questa catapecchia, il tetto perde, le fondamenta cedono. E voi comprate palazzi agli estranei.”
Giovanna aggrottò le sopracciglia, cercando di capire ciò che aveva sentito. Maria Grazia era sua madre, non un”estranea”. Ma non aveva voglia di discutere con Livia, ultimamente diventata ancora più irritante.
“Almeno un regalo alla famiglia lavreste potuto fare,” borbottò Livia mentre li accompagnava al cancello.
Giovanna decise di ignorarla. Livia aveva sempre invidiato gli altriniente di nuovo. Limportante era che sua madre fosse felice.
La settimana passò in fretta. Giovanna chiamava Maria Grazia ogni giorno, chiedendo se avesse bisogno di aiuto. Lanziana donna rispondeva entusiasta, raccontando dei nuovi vicini e dei progetti per il giardino.
“Mamma, domani passo da te dopo il lavoro,” le disse Giovanna giovedì sera. “Porto la spesa, dimmi se ti serve altro.”
“Certo, tesoro, vieni pure,” rispose Maria Grazia. “Ti faccio vedere come ho sistemato le stanze.”
Venerdì, Giovanna uscì presto dallufficio, fece la spesa e si diresse verso la casa. Arrivando, notò qualcosa di strano. Al filo steso cerano camicie da uomo e vestitini per bambinicose che sua madre non possedeva.
Parcheggiò e osservò meglio. In cortile cerano scatole sconosciute, e sul portico erano ammucchiati abiti che riconobbe con orrore: i vestiti e le pantofole di Maria Grazia.
Il cuore le batteva forte. Provò ad aprire la porta con le chiavi che aveva dato a sua madre. Non giravano. Il lucchetto era nuovo.
“Che diavolo…” borbottò, controllando le altre porte. Tutti i lucchetti erano stati cambiati.
Una vicina uscì incuriosita.
“Cerca la padrona di casa? Lhanno sfrattata tre giorni fa.”
“Come sfrattata? Questa è la casa di mia madre!”
“Lo so, me lha detto la signora Maria, dolcissima donna. Ora ci vive sua suocera, ha cambiato tutto. Dice che la casa è sua.”
Giovanna impallidì. Avevano cacciato sua madre e Livia si era appropriata della casa.
“Dovè mia madre ora?” chiese tremando.
“Allontanata con le valigie,” disse la vicina. “Piang