Il cane tornava ogni giorno al cimitero dal padrone e scavava la terra: tutti pensavano che l’animale soffrisse, finché non scoprirono l’orribile verità

La cane veniva ogni giorno al cimitero dal padrone e scavava la terra: tutti pensavano che lanimale fosse solo in lutto, finché non scoprirono latroce verità.
La cane arrivava al cimitero puntuale come un orologio svizzero. Senza guinzaglio, senza collare, come se conoscesse la strada a memoria. La gente del posto ormai la riconosceva: una pastore tedesco slanciata, con le orecchie dritte e gli occhi intelligenti.
Un tempo era un cane da lavoro, al servizio di un poliziotto di nome Marco Bianchi. Avevano condiviso anni di inseguimenti, arresti e infinite ore di addestramento. Per lei, lui non era solo un padrone, ma un compagno con cui aveva diviso pericoli, fatica e la gioia delle vittorie.
Un anno prima, Marco era morto durante unoperazione. I funerali erano stati solenni e affollati. Da allora, la cane veniva ogni giorno alla sua tomba, scavava una piccola buca davanti alla lapide e ci si sdraiava dentro, infilando il muso nella terra come per catturare un odore ormai quasi svanito.
A volte qualcuno cercava di portarla viavolontari, buoni samaritani, persino ex colleghi di Marco. Ma appena riusciva a scappare, tornava lì. Stava seduta, dormiva o ululava piano, ma sempre al suo posto.
Quasi tutti credevano fosse solo dolore: pensavano che cercasse il padrone, volesse “raggiungerlo”, che gli mancasse terribilmente. Ma la terribile verità venne a galla quando, un giorno, arrivò al cimitero un ex collega di Marco. Lui conosceva bene quella cane e sapeva una cosa: se scavava, cera un motivo. Si avvicinò e notò che non stava scavando sotto la lapide, ma leggermente di lato, al limite della tomba.
Il giorno dopo tornò con una pala. Il custode tentò di fermarlo, ma lui rispose secco: “Se sbaglio, rimetto tutto a posto.”
La terra era più morbida del normale per una tomba vecchia. Dopo mezzora di scavi, spuntò un lembo di stoffa. Quando la dispiegarono, tutti rimasero gelati: dentro cera il corpo di un uomo, senza bara, vestito in abiti civili. Le mani e il volto erano legati, e intorno al collo cerano i segni di un laccio.
La polizia arrivò in fretta. Si scoprì che il morto era un testimone chiave in un caso su cui Marco stava lavorando. Dopo la sua morte, qualcuno aveva approfittato del funerale per nascondere un altro cadavere, sperando che nessuno lo scoprisse mai.
Nessuno, tranne la cane. Aveva fatto ancora una volta ciò che le era stato insegnato: aveva trovato la verità.

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Il cane tornava ogni giorno al cimitero dal padrone e scavava la terra: tutti pensavano che l’animale soffrisse, finché non scoprirono l’orribile verità