La Signora Scomparsa alla Fermata — e la Reazione che Ha Commosso Tutti

La Signora Scomparsa alla Fermata dellAutobus Ma Ciò che Fece la Città Dopo Sciolse i Cuori

La fermata dellautobus allangolo tra Via dei Glicini e Piazza Garibaldi aveva il suo clima. Le mattine destate, le foglie dei platani intrecciavano la luce del sole in merletti sul selciato. Dinverno, il vapore della pasticceria di fronte danzava come un sospiro caldo attorno alla pensilina di vetro. Era un posto piccolo e ordinariotre panchine, una mappa con gli angoli sollevati, un cestino ammaccatoeppure la gente di Montefiorito vi si era abituata come a un rito quotidiano.

Ogni mattina alle 8:15, la signora Ada Marchetti arrivava nel suo cappotto di lana blu, anche destate, perché le tasche erano perfette per due tascabili e un sacchetto di briciole per i passeri. Portava un cappellino con un fiorellino di seta e salutava lautista per nome. A volte saliva, a volte no. Limportante era che arrivassesorridente, lenta e costante come lorologio della torre in Piazza del Popolo.

Poi, un martedì luminoso di settembre, non arrivò.

Allinizio nessuno se ne accorse. La gente era in ritardo, lautobus in anticipo, la pasticceria affollata. Ma quando lautobus se ne andò sbuffando, una barista del bar allangoloSofia Rossi, diciannenne sempre di corsaattraversò la strada per posare una tazza di tè caldo sulla panchina. «Per lei, signora A», disse al vuoto, come faceva sempre quando vedeva avvicinarsi il cappotto blu. Poi si accorse che la panchina era vuota, solo qualche briciola e un quadrato di stoffa piegato con cura.

Una sciarpa. Blu come il cielo senza nuvole, con un cartellino cucito a unestremità.

Sofia la prese e lesse: «Se hai freddo, questa è tua. A.M».

Guardò su e giù per Via dei Glicini. Niente cappellino. Niente libri. Niente signora Marchetti.

Dallaltra parte della città, Giulia Bianchi fissava un cursore lampeggiante. Giornalista alle prime armi al Corriere di Montefiorito, le avevano assegnato il resoconto del consiglio comunale e un elenco di buche da riempire «in attesa di fondi». Il telefono vibrò.

Sofia R: Penso che sia successo qualcosa.
Giulia B: Che è successo?
Sofia R: La signora A non è venuta. Non salta mai. E ha lasciato una sciarpa.

Giulia non ebbe bisogno di spiegazioni. Chiunque nel quartiere sapeva chi fosse «la signora A». Se la fermata avesse avuto una santa patrona, sarebbe stata Ada Marchetti.

Giulia prese la macchina fotografica. «Esco», disse al caporedattore. «Servizio umanitario».

Il capo, Marcellocapelli bianchi, alito di caffè, cuore doronon alzò nemmeno lo sguardo. «Purché lumano sia interessato».

Fuori, laria era frizzante. Giulia trovò Sofia in piedi con il grembiule stretto addosso e la sciarpa blu annodata al collo. La tazza di tè fumava sulla panchina, come se stesse riflettendo sul da farsi.

«Lha lasciata qui», disse Sofia toccando la sciarpa. «Non lha mai fatto prima. Di solito le regala. Quel signore che dorme dietro la biblioteca, quel bambino senza giubbotto linverno scorso gliele mette addosso, capisci? Ma lasciarne una così». La voce le si incrinò.

Giulia si guardò intorno. La pasticceria apriva e chiudeva, i campanelli tintinnavano. Il postino, Luca Ferrara, si fermò e annuì. Anche lui faceva parte del clima di quella fermata.

«Lhai vista questa settimana?», gli chiese Giulia.

Luca si grattò la barba. «Ieri dava da mangiare ai passeri. Mi ha offerto una mentina, ha detto che laria era per pensare. Dice sempre cose così. Le ho risposto che non ho un pensiero chiaro da quando andavo a scuola. Ha riso».

Giulia sorrise, poi si bloccò. La panchina sembrava sbagliata senza quel cappotto blu.

«Non è salita stamattina», disse una voce. Lautobus numero 7 arrivò di nuovo, sbuffando. Lautista, un uomo sulla cinquantina con le maniche arrotolate, si sporse. «Mi chiamo Paolo», aggiunse. «Faccio questo giro da otto anni. Lei sale di martedì e giovedì. Oggi ho rallentato, per sicurezza. Niente».

«Dove va quando sale?», chiese Giulia.

Paolo scrollò le spalle. «A volte in biblioteca, a volte al parco. Una volta mi ha detto che lautobus è un fiume e le piace galleggiarci sopra. Non ho chiesto una mappa».

Una seconda sciarpa era sotto la panchina, color miele. Giulia la raccolse e la scrollò dalla polvere. Aveva lo stesso cartellino: «Se hai freddo, questa è tua. A.M».

«Due sciarpe», disse Giulia. «Non è un caso».

Sofia aveva gli occhi lucidi. «E se le è successo qualcosa, Giu?»

«E se è solo altrove? Scopriamolo». Si voltò verso Paolo. «Posso salire al prossimo giro? Torno prima delle 10:05».

Paolo fece cenno di salire. «Benvenuta sul fiume».

Giulia sorrise, poi si fermò. «Sofia, puoi mettere un avviso? Chi ha visto la signora Marchetti? O meglio: Cerchiamo Ada. Raccontateci le vostre storie. Metti il numero del bar. La gente parla con te».

«Okay», disse Sofia, seria allimprovviso. «E metterò una teiera qui fuori. Per chi aspetta».

Lautobus 7 attraversò Montefiorito come una perla su un filo. Giulia vide la città sfilare: il barbiere che spazzava i gradini, i jogger con le giacche riflettenti, i bambini che correvano verso il centro ricreativo con gli zaini che rimbalzavano. Chiese a tre passeggeri se conoscevano Ada; tutti e tre la conoscevano.

«Mi ha regalato una matita», disse un bambino. «Ha detto che serve per scrivere le cose che so ma che dimentico di dire».

«Mi ha detto di non aspettare il giorno perfetto per chiamare mia sorella», disse una donna. «Ho chiamato quel pomeriggio. La conversazione più bella da anni».

«Ha regalato un cappellino a mio figlio», disse un uomo. «Lo ha portato tutto linverno. Senza biglietto. Ho scoperto che era lei solo perché mia moglie ha riconosciuto il punto a zigzag».

Alla fermata della biblioteca, Giulia corse alla reception, dove la signora Colomboorecchini a cerchio, aria di chi tollera i ritardi ma li perdonaaveva allestito una mostra: «Viaggi Senza Muoversi».

«Ada?», rispose la signora Colombo. «È venuta ieri, ha restituito due romanzi e un libro sugli uccelli. Ha detto che sarebbe tornata con qualcosa dalla fermata».

«Cosa?».

La signora Colombo batté le dita sul banco. «Tiene una scatola di scarpe nel deposito. Per custodire, dice. È piena di fogli».

«La scatola di Ada», mormorò Giulia. «Posso vederla?».

La signora Colombo tirò fuori una scatola con un nastro. Sul coperchio, scritto a caratteri grandi:

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

12 + three =

La Signora Scomparsa alla Fermata — e la Reazione che Ha Commosso Tutti