Cinque anni fa, la mia vicina ha sepolto il marito veterano e si è ritrovata sola.

Cinque anni fa, la mia vicina seppellì il marito veterano e si ritrovò sola.

Era il 2019 quando la signora Bianca perse il marito, un ex combattente, rimanendo completamente abbandonata. Non avevano avuto figli. La dolce vecchietta non faceva che pensare al suo caro Adriano.

Si erano sposati poco prima della guerra. Poi Adriano era partito per il fronte, mentre la fedele Bianca lo attendeva con pazienza. Lui era tornato vivo, ma aveva perso la mano sinistra. Amava profondamente la moglie e le aveva promesso di proteggerla sempre, ma non poté mantenere quella promessa. Morì, lasciandola sola.

Nellanniversario della sua morte, un grosso gatto nero si presentò a casa sua. Apparve nel cuore della notte, venuto dal nulla, miagolando debolmente davanti alla porta. Fuori infuriava una tempesta di neve, il vento ululava, eppure la signora Bianca udì quel miagolio. Aprendo la porta, trovò il felino. Presa da compassione, lo fece entrare e gli offrì un po di latte.

Il gatto rifiutò il cibo e, con fare fiero ed indipendente, esplorò la casa. Dopo aver ispezionato ogni stanza, scelse il cuscino della signora Bianca, si acciambellò e si addormentò russando.

La vecchietta non ebbe cuore di cacciarlo e si coricò accanto a lui. La mattina lo osservò meglio: era ben curato, nero come la pece, con occhi verdi grandi e unaria sicura di sé. Ma notò un particolare: gli mancavano le dita della zampa anteriore sinistra, come strappate via.

“Proprio come il mio Adriano!” scoppiò in lacrime. Il gatto le saltò in grembo e iniziò a fare le fusa.

“Devo darti un nome… Forse Arturo?” disse accarezzandolo. Il gatto trasalì e la fissò con tale intensità da sconcertarla.

I SUOI OCCHI ERANO UMANI! NON “SIMILI” A QUELLI UMANI, MA PROPRIO UMANI!

“Capisco, ‘Arturo’ non ti piace. Allora ‘Lorenzo’? È un bel nome!” esclamò nervosamente. Il gatto miagolò scontento, saltò giû e graffiò il divano.

“Va bene, nessun nome. Sarai solo Il Gatto. Ma smettila con il divano,” pregò educatamente. Brontolando, Il Gatto obbedì e si ritirò dignitosamente in camera.

Da allora vissero insieme: la signora Bianca e Il Gatto. Io andavo spesso a trovarla e mi raccontava stranezze su quel felino.

Prima di tutto, Il Gatto la curava. Dopo la morte del marito, Bianca ebbe un infarto e soffriva spesso di cuore. Ma ogni volta che si sdraiava, Il Gatto si accoccolava sul suo petto, russando fino a farla addormentare. Il dolore spariva come per magia!

Un giorno accadde qualcosa di strano. Bianca si era stesa per riposare. Il Gatto, accanto a lei, russava piano. Bussarono alla porta. Si alzò per aprire, seguito dal gatto. Era Roberto, lubriacone del paese, che chiedeva soldi per lacquavite. Bianca rifiutò, ma lui si fece insistente e volgare, finché non insultò anche la memoria di Adriano.

Improvvisamente, Il Gatto ringhiò e gli saltò addosso. Roberto lo respinse, ma il felino tornò allattacco, quasi azzannandogli la gola. Luomo bestemmiò e se ne andò. Il Gatto guardò Bianca con i suoi OCCHI UMANI, alzò la coda orgoglioso e rientrò.

Una volta Bianca mi chiese di accompagnarla in comune per la legna. Arrivai da lei di mattina, ma era ancora in vestaglia, confusa.

“Signora Bianca, non è pronta? Cerchiamo un passaggio!” insistetti.

“Tesoro, non vado. Scusami,” sussurrò.

“Perché?”

“Non ridere… Il Gatto me lha proibito.”

“Cosa?! Ho preso un giorno libero e mi parla del gatto! Andiamo!” protestai.

“Ascolta. Ieri ho sognato Il Gatto parlarmi. Mi guardava e diceva:

‘Resta a casa, Bianca. Non uscire domani.’

Ero senza parole! Non solo parlava, ma mi chiamava ‘Bianca’! Solo Adriano mi chiamava così! E LA VOCE ERA LA SUA!

Poi intonò la canzone che amava:

‘Tra i monti della Val dAosta,
dove loro brilla tra le rocce…
Ricordi, Bianchina, la cantavo quando partii?’

Riuscii a chiedere: ‘Adriano, sei tu?’

‘In un certo senso, sì! Vedo quanto soffri sola, così sono tornato…
Di a Lucia di non operarsi. Non sopravviverebbe…’

Poi mi svegliai.”

Rimasi sconvolta. “Signora Bianca, sta bene? Chiamo unambulanza?”

“Sto meglio che mai, ho parlato con Adriano!” rise tra le lacrime. Le misurai la pressione: era perfetta.

Da quel giorno, Bianca chiamò il gatto Adriano. Lui rispondeva subito!

Le sue predizioni si avverarono: lautobus che avremmo preso usciva di strada per il ghiaccio. Feriti, ma nessun morto. Una settimana dopo, Bianca ricevette la legna.

Poi mi pregò di avvertire Lucia, nipote di Adriano, di non operarsi. Ma lei non ascoltò e morì in sala operatoria.

COINCIDENZE? Non credo.

Vissero così: Bianca e il gatto Adriano. Lui la curava e proteggeva. Rimase con lei fino alla fine…

Bianca morì a 94 anni, serena, preoccupandosi per “Adriano”. Mi aveva chiesto di occuparmi di lui.

Se ne andò nel sonno, senza soffrire.

Il gatto la pianse. Non più giovane, il suo pelo nero era diventato bianco.

Per tre giorni non si mosse dalla bara. HO VISTO LACRIME NEI SUOI OCCHI! Lo scaccavano, ma lui tornava sempre.

Scortò Bianca alla tomba e vi rimase. Provai a portarlo a casa, ma scappò.

Andavo ogni giorno a nutrirlo. Quel inverno fu gelido, ma lui sopravvisse. Morì in primavera: lo trovai acciambellato sulla tomba, come in pace…

Non so se fosse un gatto normale o se lo spirito di Adriano vivesse in lui.

Oggi si parla di reincarnazione, che unanima possa rinascere in chiunque, persino in un gatto.

Non so se sia possibile. Ma amo credere che lo spirito di Adriano tornò nella forma di quel gatto. Teneva fede alla promessa di proteggere la sua Bianchina…

E rimase con lei, fino allultimo respiro.

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