«Niente più aiuti finché non lascia quel buono a nulla»: Ho detto a mia figlia che deve imparare a cavarsela da sola
Ogni giorno, la nostra casa trema per le litigatenon tra mio marito ed io, ma per colpa di mio genero. Quelluomo che mia figlia ha sposato è pigro e irresponsabile senza limiti. Non lavora da più di un anno, accontentandosi di lavoretti occasionali, e passa il resto del tempo a oziare. Mia figlia si sobbarca tutto il peso della famiglia, cresce due bambini piccoli ed è pure in congedo parentale. E lui? Si limita a esistere.
Naturalmente, mia figlia non può lavorare a tempo pienoi gemelli richiedono attenzioni continue. Le ho offerto il mio aiuto, ma a una condizione. Sì, una condizione chiara e netta: non darò più un euro finché non divorzierà da quel parassita. Perché aiutarla significherebbe, in fondo, mantenere anche lui. E io non intendo più finanziare lozio di nessuno.
Fin dallinizio, non ho mai sopportato Dario. Speravo che passasse, che lei si svegliasse. Invece nosi sono sposati. Gioventù, amore, illusionile hanno annebbiato la mente. E ora tocca a noi gestire le conseguenze.
Io e mio marito gli abbiamo regalato lappartamento della nonna. Prima lo affittavamo, ed era lunica entrata extra per la pensione. Ma i giovani non potevano permettersi un affitto, così abbiamo ceduto. Gli ho solo chiesto di fare qualche piccola ristrutturazione, giusto per rendere lambiente accogliente per i bambini.
Ed è lì che Dario ha mostrato la sua vera natura:
«Non mi occupo di queste cose. Non sono un manuale, sono un intellettuale. Che lo facciano i professionisti.»
Ma con quali soldi, di grazia? Non ha mai guadagnato abbastanza nemmeno per comprare un cacciavite. Tutto quello che sa fare è filosofeggiare e lamentarsi della sfortuna. Lavorare la sera? Impossibile. I weekend? «Bisogna riposarsi.» Si è abituato troppo bene a vivere alle spalle degli altri.
Quando gli ho detto in faccia che era un fannullone, si è offeso. «Lei non è giusta con me.» E mia figlia? Invece di darmi ragione, mi ha rimproverata:
«Per colpa tua abbiamo litigato di nuovo. Perché ti impicci?»
Ho deciso di farmi da parte. Ma le ho detto chiaro: se si è messa in questa situazione, se la sbrighi da sola. Non venga poi a chiedere aiuto. Ma quando ho saputo che aspettava i gemelli, il cuore mi si è spezzato. Pensavo che Dario si darebbe una mossa, inveceniente. È ricaduto tutto su di noi. Abbiamo finito i lavori, comprato i lettini e persino accompagnato mia figlia dal medico. Lui? Sempre sdraiato sul divano, davanti al computer.
Ginevra faceva del suo meglio, ma si vedeva che cominciava a capire chi aveva sposato. Insieme, abbiamo sistemato lappartamento come potevamo. Tutto fatto a mano. Lui, ovviamente, ha comprato quattro cianfrusaglie in saldo doponon è una giustificazione. Quando hai una famiglia, devi comportarti da uomo. Lui? Solo un ospite in una casa dove tutto viene fatto dagli altri.
Poi abbiamo scoperto come riuscivano a tirare avanti: avevano aperto una carta di credito. Senza dirci niente. Lo nascondevano. E poi, una telefonata:
«Mamma, non ce la facciamo più. Aiutaci»
Ero furiosa.
«Ginevra! Hai fatto figli con un uomo che non sa cambiare una lampadina! Come pensavi di gestire tutto da sola?»
«Stiamo solo passando un momento difficile»
«Quale momento? Hai una casa, genitori che si fanno carico di tutto. E lui? Non trova lavorolo stipendio è basso, è troppo lontano, gli orari non gli piacciono!»
«Mamma, non capisci Sta cercando! Non vuole lavorare per due spicci!»
«Ma è con due spicci che si vive! Tu, i tuoi figli e luia nostre spese!»
Ne ho avuto abbastanza. Mi rifiuto di fare da bancomat. Le ho detto:
«Finché non divorzierai, dimenticati di noi. Non un euro. Se vuoi vivere con lui, arrangiati.»
È scoppiata in lacrime.
«Vuoi che i miei figli crescano senza padre?»
E allora le ho detto quello che pensavo da tempo:
«Meglio senza padre che con un modello del genere. Un uomo che vive alle spalle degli altri.»
Sono una madre. Ma mi rifiuto di fare la vittima. Voglio che mia figlia cresca i suoi figli con un uomo, non con un peso morto. Voglio che si rispetti. Che non chieda aiuto mentre lui sorseggia il tè sul divano.
Ha riattaccato in silenzio, ma so che un giorno capirà.