Greta stava alla finestra, guardando la neve fitta cadere su Roma. La telefonata con suo marito stava per finire una delle tante, solite conversazioni quotidiane in quindici anni di matrimonio. Giorgio, come sempre, le raccontava del suo “viaggio di lavoro” a Milano: tutto bene, gli incontri procedevano secondo i piani, sarebbe tornato tra tre giorni.
“Va bene, amore, a dopo,” disse Greta, spostando il telefono dallorecchio per chiudere la chiamata. Ma allimprovviso qualcosa la fermò. Dallaltro lato della linea, udì chiaramente una voce femminile, melodiosa e giovane:
“Giorgino, vieni? Ho già riempito la vasca…”
La mano di Greta rimase sospesa a mezzaria. Il cuore le si fermò un attimo, poi ricominciò a battere forte, come se volesse uscire dal petto. Premette rapidamente il telefono di nuovo allorecchio, ma sentì solo il segnale di linea occupata Giorgio aveva già chiuso la chiamata.
Greta cadde lentamente sulla sedia, sentendo le gambe cedere. Nella mente le giravano pensieri frenetici: “Giorgino La vasca Che vasca cè in un viaggio di lavoro?” La memoria le riportò strani dettagli degli ultimi mesi: viaggi frequenti, chiamate tarde che Giorgio riceveva sempre in balcone, un nuovo profumo apparsa nella sua macchina.
Con mani tremanti, aprì il computer. Entrare nella sua email non fu difficile la password la conosceva da quando tra loro cerano ancora fiducia e sincerità. Biglietti, prenotazioni dalbergo “Suite per sposini” in un hotel cinque stelle nel centro di Milano. Per due.
Tra le email trovò anche una conversazione. Laura. Ventisei anni, personal trainer. “Amore, non ne posso più. Avevi promesso di lasciarla tre mesi fa. Quanto devo ancora aspettare?”
A Greta venne male. Davanti ai suoi occhi apparve il ricordo del loro primo appuntamento con Giorgio allora lui era un semplice impiegato, lei una contabile alle prime armi. Avevano risparmiato per il matrimonio, affittando un piccolo appartamento. Gioivano per i primi successi, si sostenevano nelle difficoltà. E ora lui era diventato un direttore commerciale di successo, lei la capo contabile della stessa azienda, e tra loro si era scavato un abisso lungo quindici anni e largo ventisei, occupato da una certa Laura.
Nella camera dalbergo, Giorgio camminava nervosamente avanti e indietro.
“Perché lhai fatto?” La sua voce tremava di rabbia.
Laura era sdraiata sul letto, avvolta in un accappatoio di seta. I suoi lunghi capelli biondi erano sparsi sul cuscino.
“Che cè di male?” Si stirò come un gatto sazio. “Hai detto tu stesso che volevi lasciarla.”
“Decido io quando e come farlo! Capisci cosa hai combinato? Greta non è stupida, ha capito tutto!”
“E meglio così!” Laura si alzò di scatto. “Sono stanca di essere lamante che nascondi negli hotel. Voglio uscire con te al ristorante, conoscere i tuoi amici, essere tua moglie, insomma!”
“Ti comporti come una bambina,” disse Giorgio tra i denti.
“E tu come un codardo!” Gli si avvicinò. “Guardami! Sono giovane, bella, posso darti figli. E lei cosa può fare? Solo contare i tuoi soldi?”
Giorgio le afferrò le spalle. “Non parlare così di Greta! Non sai nulla di lei, di noi!”
“So abbastanza,” si liberò. “So che sei infelice con lei. Che si è persa nel lavoro e nelle faccende domestiche. Quando avete fatto lamore lultima volta? E quando siete andati in viaggio insieme?”
Giorgio si voltò verso la finestra. Da qualche parte, nella Roma innevata, nella loro casa con Greta, tutto stava crollando. Quindici anni di vita insieme si sbriciolavano come un castello di carte, per una frase detta da una ragazza capricciosa.
Greta sedeva al buio in cucina, stringendo una tazza di tè freddo. Sul telefono, decine di chiamate perse da suo marito. Non rispondeva. Cosa poteva dire? “Caro, ho sentito la tua amante chiamarti nella vasca?”
La memoria le riportò immagini della loro vita insieme. Ecco Giorgio che le dona lanello di fidanzamento, inginocchiandosi in mezzo a un ristorante. Ecco loro che si trasferiscono nel loro primo appartamento un bilocale in periferia. Ecco lui che la sostiene quando perse la madre. Ecco loro che festeggiano la sua promozione…
Poi erano iniziati i turni infiniti al lavoro, i mutui, le ristrutturazioni
Quando avevano parlato apertamente per lultima volta? Quando avevano guardato un film abbracciati sul divano? Quando avevano fatto progetti per il futuro?
Il telefono vibrò di nuovo. Questa volta arrivò un messaggio: “Greta, parliamone. Ti spiego tutto.”
Cosa cera da spiegare? Che lei era invecchiata? Che si era persa nelle faccende domestiche? Che una giovane personal trainer capiva meglio i suoi bisogni?
Greta si avvicinò allo specchio. Quarantadue anni. Rughe attorno agli occhi, capelli grigi che copriva meticolosamente ogni mese. Quando era iniziato tutto questo la stanchezza nello sguardo, labitudine di vivere di routine, leterna corsa alla stabilità?
“Giorgio, dove vai?” Laura lo fissò infastidita quando tornò in camera dopo un altro tentativo di chiamare la moglie.
“Non ora,” si lasciò cadere sulla poltrona, allentando la cravatta.
“No, ora!” Gli si piazzò davanti, con le mani sui fianchi. “Voglio sapere cosa succederà. Hai capito che ora dovrai decidere, vero?”
Giorgio la guardò bella, sicura di sé, piena di energia. Una volta, quindici anni fa, anche Greta era così. Dio, come aveva potuto farle questo?
“Laura,” si passò le mani sul viso, stanco. “Hai ragione. Dobbiamo decidere.”
Lei sorrise, gli si avvicinò. “Amore! Sapevo che avresti fatto la scelta giusta!”
“Sì,” la allontanò dolcemente. “Dobbiamo finirla.”
“Cosa?!” Indietreggiò come se lavesse schiaffeggiata.
“È stato un errore,” si alzò. “Amo mia moglie. Sì, abbiamo problemi. Sì, ci siamo allontanati. Ma non posso non voglio cancellare tutto quello che cè stato tra noi.”
“Sei sei solo un vigliacco!” Le lacrime le scendevano sul viso.
“No, Laura. Ero un vigliacco quando ho iniziato questa storia. Quando ho mentito alla donna che per quindici anni ha condiviso tutto con me: gioie, dolori, vittorie, sconfitte. Hai ragione sono infelice. Ma la felicità va costruita, non cercata altrove.”
Il campanello suonò verso mezzanotte. Greta sapeva che era lui rientrato col primo volo.
“Greta, apri, per favore,” la sua voce arrivò ovattata attraverso la porta.
Aprì. Giorgio era sulla soglia barba incolta, giacca sgualcita, occhi pieni di colpa.
“Posso entrare?”
Si spostò in silenzio. Andarono in cucina dove un tempo avevano sognato il futuro, dove avevano preso le decisioni più importanti.
“Greta”
“Non serve,” alzò una mano. “So tutto. Laura, ventisei anni, personal trainer. Ho letto le tue email.”
Annui, senza trovare le parole.
“Perché, Giorgio?”
Rimase a lungo in





