Abbiamo davvero costruito una grande casa senza uno scopo significativo?

“Ma davvero abbiamo costruito una grande casa senza uno scopo preciso?”

“Quindi abbiamo costruito una grande casa per niente?” sbottò suocera, infuriata. “Allora restituisci metà del suo valore!”

“Devo parlarti seriamente,” la donna dai capelli corti si sedette di fronte a Beatrice. “Prima che iniziassi a frequentare mio figlio, ci sono alcune cose che devi sapere.”

La minuta bionda fissò la futura parente con stuporelaveva vista solo tre volte in vita sua.

“Dunque, se vuoi far parte della nostra famiglia, devi capire che le persone più importanti per Luca sono i suoi genitori!” dichiarò con orgoglio Antonella Romano. “Non vogliamo una nuora che comandi nostro figlio.”

“Sto comandando io?” la interruppe Beatrice.

“Aspetta, ti prego, lascia che finisca! Abbi pazienza,” rispose bruscamente la donna.

La ragazza abbassò subito lo sguardo e arrossì profondamente. Non voleva offendere la madre di Marco.

Avevano iniziato a frequentarsi da poco, e Beatrice non voleva rischiare.

“Sì,” continuò Antonella, “la nostra famiglia ha già un piano: quando Luca si sposerà, ci trasferiremo tutti nella casa che stiamo quasi finendo di costruire. Vivremo insieme come una famiglia unita!”

“Fantastico!” rispose Beatrice, forzando un sorriso.

La donna, sentendo quelle parole, sollevò le sopracciglia sorpresa. Non si aspettava che la futura nuora acconsentisse così rapidamente.

“Che gioia sapere che sei daccordo! Credo che diventeremo grandi amiche,” strizzò locchio astutamente Antonella.

E subito iniziò a lodare la ragazza con suo figlio, dicendogli quanto fosse gentile, intelligente e premurosa.

Vedendo ciò, Beatrice decise di impegnarsi ancora di più per compiacerla.

Le regalava piccoli doni, con o senza motivo, per dimostrarle attenzione.

Dopo un anno, temendo che suo figlio e Beatrice potessero non sposarsi, Antonella iniziò a spingere per una proposta.

“Quando la chiederai in moglie?” chiedeva quasi ogni giorno. “Se aspetti troppo, potrebbe stancarsi e lasciarti, e te ne pentirai”

Riflettendoci, Marco alla fine fece la proposta, e Beatrice accettò con gioia.

Le nozze furono pagate dai genitori di lui, convincendola ulteriormente di aver scelto il partner perfetto.

I primi tre mesi, i giovani sposi vissero in un appartamento affittato, finché Antonella annunciò con entusiasmo che la casa era pronta.

“Su, preparate le vostre cose, e faremo lo stesso noi!” disse allegramente al figlio e alla nuora.

“Perché? Stiamo bene qui!” rispose Beatrice, accigliata, senza alcuna intenzione di vivere con la suocera.

“Come, perché?” Antonella rimase sbigottita. “Avevamo un accordo: appena pronta la casa, ci saremmo trasferiti tutti!”

“Trasferitevi pure, chi ve lo impedisce?” sbuffò Beatrice, il cui atteggiamento era cambiato improvvisamente.

Antonella rimase così scioccata che tacque per alcuni secondi.

“Aspetta, me lo avevi promesso,” ricordò con calma.

“Che cosa ho detto allora? Ora ho cambiato idea e non voglio vivere con voi!” dichiarò duramente Beatrice. “Vivremo separati! Anzi, visto che vi siete trasferiti, noi prenderemo il vostro appartamento.”

“Cosa? Ma che dici!” esclamò la suocera. “Ingannatrice!” aggiunse furiosa, riattaccando il telefono.

Beatrice ascoltò il segnale di linea occupata, poi riagganciò confusa.

Poco dopo, sentì squillare il telefono di Marco, che era in cucina.

Ascoltò attentamente e capì che Antonella stava chiamando per lamentarsi con lui.

Dopo mezzora, quando il marito finalmente riattaccò, Beatrice andò da lui.

Dalla sua espressione capì subito che era turbato e arrabbiato. Marco la fissò e chiese duramente:

“Che succede?”

“Che cosa cè di male?” incrociò le braccia Beatrice.

“Mi ha chiamato mia madre. Chiede dei soldi”

“Cosa? Quali soldi e perché?!” la notizia la lasciò sconcertata.

“Per la casa. Glielo avevi promesso quando non eravate ancora sposati?” aggrottò la fronte Marco. “Di vivere lì insieme?”

“Non ricordo,” tentò di fare la stupida Beatrice.

“Le avevi dato ragione sul progetto della casa, vero?” chiese severo il marito.

“E allora? Allepoca ero daccordo, ora no,” evitò il suo sguardo.

“Io non ero mai stato daccordo, pensavo che fosse una follia! La casa è rimasta ferma tre anni, ma dopo il nostro matrimonio mia madre lha finita. Per te!” digrignò i denti Marco.

“Bene, lha finita e basta,” alzò le spalle Beatrice. “Qual è il problema?”

Lui non rispose, perché Antonella richiamò. Ma fece una mossa astuta: passò il telefono alla moglie dicendo:

“Adesso rispondi tu!”

Appena sentì la voce della nuora, Antonella non perse tempo.

“Restituite i soldi della casa!” ordinò.

“Quali soldi? Ma sei pazza?” rispose sprezzante Beatrice.

“Per colpa tua abbiamo costruito una casa inutile!” urlò la suocera. “Allora ridateci metà del valore!”

“Quale metà?!” sbottò Beatrice.

“Cinquecentomila euro! Me li dovete!” gridò Antonella. “Altrimenti”

“Che cosa farete? Non ho firmato niente!” rise sarcastica la nuora.

“In tal caso, vi cancelleremo dalla nostra vita!” minacciò la suocera.

“Santo cielo!” ridacchiò Beatrice, riattaccando.

Antonella pretese allora i soldi da Marco, che dovette versarle cinquemila euro al mese.

“Così ci metterai dieci anni!” si infuriò. “O trasferitevi nella casa, o aumenti la somma.”

Marco, senza risorse per pagare di più, accettò.

Ma Beatrice non ne voleva sapere, e dopo sei mesi la coppia divorziò.

La lezione? Le promesse fatte senza riflettere possono distruggere anche i legami più forti, quando legoismo prevale sullonestà.

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