Dieci anni di silenzio

– Basta tacere! – urlò Letizia, sbattendo una mano sul tavolo. – Ho sopportato le tue uscite per dieci anni, e adesso pure questa!

Sofia sedeva di fronte senza alzare lo sguardo. Le mani le tremavano mentre portava la tazza di tè alle labbra. Tra loro, sul tavolo, giaceva un referto medico sgualcito dell’ospedale.

– Cosa vuoi da me? – domandò sottovoce Sofia.

– La verità! – Letizia balzò in piedi iniziando a camminare per la cucina. – Voglio sapere la verità! Perché hai taciuto? Perché non mi dicesti allora che lo sapevi?

Sofia posò la tazza. Il tè si rovesciò formando una pozza minuscola.

– Perché avevo paura – ammise. – Paura che mi avresti odiata.

– E adesso non hai più paura? – la voce di Letizia vibrava di rabbia. – Ora che ho scoperto tutto da sola?

La vicina di sotto batté sui termosifoni. Letizia si risedette cercando di calmarsi, ma le mani continuavano a tremare.

– Raccontami tutto – pretese. – Dall’inizio.

Sofia asciugò le lacrime col lembo del fazzoletto.

– Non sapevo come dirtelo. Eri così felice allora, appena sposata…

– Non tergiversare! Parla chiaro!

– Vidi Marco con quella donna al bar di viale Manzoni. Sedevano a un tavolo vicino alla vetrina, si tenevano per mano. Lei era incinta.

Letizia sentì mancarsi la terra sotto i piedi. Sapeva del tradimento del marito, ma non che qualcuno li avesse visti insieme tanto tempo prima.

– Quando accadde?

– Sei mesi dopo le vostre nozze – Sofia parlava appena udibile. – Tornavo dal lavoro, li vidi per caso. Iniziai dubit a riconoscere Marco. Poi uscirono in strada e lo identificai con certezza.

– E poi?

– Volli avvicinarmi, ma… – Sofia esitò. – Lui la baciò. Con quella tenerezza riservata alle donne amate. Poi poggiò una mano sul suo ventre.

Letizia chiuse gli occhi. I ricordi affluirono come un’onda dolorosa. Quel periodo in cui sognava un bambino, mentre Marco rimandava in continuazione.

– Quindi aveva già un figlio con un’altra?

– Non so. Forse. Letizia, davvero volevo dirtelo, ma…

– Ma preferisti tacere. Dieci anni!

Sofia trasalì per la durezza nella voce dell’amica.

– Pensavo sarebbe passato. Che lui avrebbe rinsavito e tornato da te. Eri così innamorata, programmavi bambini, compravi vestitini…

– Vestitini – ripeté Letizia con amarezza. – Intanto lui cresceva il figlio d’altri.

Si alzò avvicinandosi alla finestra. Nel cortile bambini giocavano ridendo spensierati tra le altalene. Letizia aveva tanto sognato figli propri. Ora aveva quarantatré anni e il tempo restava poco.

– Perdonami – Sofia si avvicinò. – So di aver sbagliato. Non potevo distruggere la tua felicità.

– Quale felicità? – Letizia le si rivolse. – Vivere con un bugiardo adultero? Sprecare gli anni migliori per chi non ti ama?

– Ti amava! Lo vedevo come ti guardava.

– Visto? Quando? Mentre mi tradiva con l’amante incinta?

Sofia abbassò lo sguardo. Le parole ferivano, ma sapeva di meritarle.

– Credevo di agire bene – sussurrò.

– Bene? – Letizia rise, un riso carico di sofferenza. – Sarebbe stato bene dirmi la verità allora. Forse non avrei sprecato dieci anni con quest’uomo.

Nell’ingresso squillò il telefono. Letizia andò a rispondere, Sofia rimase alla finestra.

– Pronto? – disse Letizia stanca nel ricevitore.

– Ciao, sono Marco. Stasera tardo al lavoro. Non aspettarmi per cena.

Letizia controllò l’orologio. Le sette di sera. Il turno di lavoro era finito da ore.

– Capito – rispose secca. – Arrivederci.

Riappese tornando in cucina. Sofia sedeva al tavolo torcendo un fazzoletto.

– Era lui?

– Sì. Ancora in ritardo.

– Letizia, forse ora le cose sono diverse? Magari è cambiato?

Letizia estrasse dalla borsa alcune foto gettandole sul tavolo.

– Guarda tu stessa.

Sofia si chinò sugli scatti. Raffiguravano Marco con la stessa donna, ora più matura, accanto a un bimbo di nove anni.

– Suo figlio – spiegò Letizia. – Ieri ho assunto un investigatore. Scopro che Marco conduce una doppia vita da dieci anni. Ufficialmente vive con me, in realtà ha un’altra famiglia.

famiglia.

Sofia coprì la bocca con una mano.

– Mio Dio, Letizia, non sapevo…

– Certo. Perché hai taciuto dieci anni invece di parlare.

– Se te l’avessi detto allora, mi avresti creduto?

Letizia rifletté. Avrebbe creduto all’amica? O avrebbe pensato a invidia per la sua felicità?

– Non so – rispose onesta. – Forse no. Ma avrei potuto verificare. Invece ho vissuto all’oscuro dieci anni.

Sofia si alzò avvicinandosi ai fornelli. Riempì il bollitore benché il tè fosse già preparato.

– Cosa farai ora? – chiese.


Quando Sergio varcò la soglia di casa con gli occhi pieni di rimpianto e un’espressione di colpa che gli scolpiva il volto, Elena capì che ogni spiegazione era ormai superflua.

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