Ho registrato le conversazioni dei miei genitori

La chiave scattò nella serratura, e Giulia, cercando di non fare rumore, scivolò dentro l’appartamento. L’ingresso era buio, solo una striscia di luce filtrava dalla cucina. I genitori erano ancora svegli, nonostante fosse passata la mezzanotte. Ultimamente era diventata un’abitudine—lunghe conversazioni notturne a porte chiuse. Di solito sussurrate, ma a volte sfociavano in discussione soffocata.

Giulia si tolse le scarpe, posò la borsa con il laptop sul comodino e si infilò in punta di piedi nella sua stanza. Non aveva voglia di spiegare perché era tornata tardi, anche se la motivazione era valida—il progetto al lavoro non riusciva a quadrare, e la scadenza si avvicinava.

Attraverso il muro, sentiva voci attutite.

“No, Enzo, non ce la faccio più,” diceva la mamma a bassa voce, ma con una nota di irritazione. “Avevi promesso il mese scorso.”

“Anna, capiscimi, non è il momento,” il papà, a quanto pareva, si stava di nuovo giustificando.

Giulia sospirò stanca. Ultimamente i suoi genitori litigavano spesso, ma davanti a lei fingevano che tutto andasse bene. Certo, avevano superato i cinquant’anni, lei era adulta ormai, ma era comunque brutto rendersi conto che qualcosa non funzionava tra loro.

Si spogliò, si lavò la faccia e si infilò sotto le coperte, ma il sonno non veniva. I pensieri giravano sempre attorno alle stesse domande. Suo fratello Luca viveva in un’altra città e veniva di rado. Se i genitori avessero divorziato—chi sarebbe rimasto con chi? A chi sarebbe andato l’appartamento? E perché nascondevano i problemi?

Le voci dietro il muro non tacevano. Giulia allungò la mano verso il comodino e cercò le cuffie—avrebbe voluto coprire quei segreti con la musica. Ma urtò il telefono, che cadde sul tappeto. Raccogliendolo, per sbaglio aprì l’applicazione del registratore vocale. Il dito si fermò sullo schermo.

E se… registrasse la loro conversazione? Solo per capire cosa stesse succedendo, senza dover indovinare. Se avesse chiesto direttamente, avrebbero sicuramente negato, dicendo che andava tutto bene.

Un brivido di colpa le fece male. OrigliMa poi, superato il rimorso, accese la registrazione e posò il telefono vicino al muro, lasciando che la verità si svelasse da sola mentre il sonno, finalmente, la avvolgeva in un abbraccio silenzioso.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

three − one =

Ho registrato le conversazioni dei miei genitori