La domestica che nutrì l’orfano a sorpresa

Ecco la storia adattata per la cultura italiana:

La donna che puliva la casa si impietosì per un orfano e lo sfamò mentre i padroni erano via. Quando i ricchi proprietari tornarono, non credevano ai loro occhi.

Anna lavorava da anni per la famiglia De Lucca. Quel giorno, i padroni erano usciti, e lei, finiti i lavori domestici, si sedette vicino alla finestra per riposarsi. All’improvviso, notò un ragazzino che camminava lungo il recinto. Era magro, vestito di stracci e sembrava stanchissimo.

“Dev’essere affamato,” pensò Anna, sentendo compassione per quel povero bambino. Dando un’occhiata all’orologio, capì che i padroni non sarebbero tornati presto e uscì in giardino.

“Ciao, come ti chiami?” gli chiese dolcemente, avvicinandosi al bambino che fissava la strada con occhi sospettosi.

“Matteo,” rispose lui, guardandola con diffidenza.

“Vieni con me,” propose Anna. “Ti offro una fetta di torta di mele,” e il ragazzino, senza esitare, la seguì. Era affamato e non mangiava da un giorno intero.

In cucina, Anna tagliò una bella fetta di torta e gliela mise davanti.

“Che buono!” esclamò Matteo, mordendo la torta. “Anche la mia mamma la faceva così!”

“E dov’è la tua mamma?” chiese Anna con delicatezza. Il bambino smise di mangiare e abbassò lo sguardo.

“La cerco da tanto… È scomparsa,” sussurrò.

“Mangia, mangia,” lo incoraggiò Anna. “La troverai di sicuro.”

In quel momento, la porta si aprì: i padroni erano tornati. Anna trasalì sentendo i passi.

“E chi sarebbe questo?” chiese sorpreso Riccardo, affacciandosi in cucina. I suoi occhi si spalancarono vedendo il bambino.

“Chi hai portato, Anna?” domandò severo.

“Questo bambino cerca sua mamma, aveva fame, così ho pensato di dargli qualcosa da mangiare,” rispose lei con semplicità, scrollando le spalle.

“Quindi ora aiuti chiunque passi per strada? E a noi che importa?” sbottò Riccardo.

Matteo scoppiò a piangere sentendo quelle parole.

“Me ne vado subito,” disse, lasciando la torta a metà.

Laura intervenne:

“Aspetta, piccolino,” disse con dolcezza. “Dove hai perso tua mamma?”

Laura era sempre stata più gentile di suo marito, e anche se Riccardo la rimproverava spesso per la sua bontà, non poteva cambiarle il carattere.

“Vivo con mio nonno, ma è male. Urla sempre,” confessò Matteo, tirando fuori una vecchia foto dalla tasca. “Questi sono i miei genitori, una volta vivevamo insieme,” disse, porgendola ai padroni.

Laura prese la foto e rimase immobile, riconoscendo la loro figlia, Maria.

“Riccardo, è nostra figlia!” esclamò con voce tremante, passandogli la foto.

Riccardo la guardò incredulo.

“Matteo, dove hai trovato questa foto?” chiese stupito.

“L’ho trovata a casa del nonno. Sul retro c’era un indirizzo, e sono venuto qui. Pensavo che la mamma potesse vivere qui,” rispose il bambino, calmandosi un po’. “Il nonno dice che la mamma mi ha abbandonato, ma io non gli credo!”

“Non è possibile!” ripeteva Laura, ricordando quando la loro figlia Maria era scappata con un uomo di nome Paolo. Per anni non ebbero notizie, finché un giorno tornò… e poco dopo morì in un incidente d’auto tornando a casa. Quel giorno era stato un incubo, e da allora erano rimasti soli.

“Dov’è tuo padre?” chiese Riccardo.

“Il papà non c’è più. È morto sei mesi fa,” disse Matteo, ricominciando a piangere.

La coppia era sconvolta. Avevano trovato il loro nipote! Stanchi della solitudine, decisero di tenerlo con loro.

“Sai, piccolino, ti porteremo nella tua nuova stanza,” disse Laura.

“La mamma verrà?” chiese Matteo.

“Tua mamma ora è con tuo papà,” rispose lei con tristezza.

Matteo impallidì.

Dopo qualche tempo, la coppia completò le pratiche per l’adozione. Il nonno non oppose resistenza, sapendo che il bambino sarebbe andato in una famiglia benestante.

Anna era felice. Grazie a quel giorno in cui aveva incontrato il bambino, i padroni avevano ritrovato la gioia. Col tempo, Matteo non fu più un povero orfano. Diventò un ragazzino ben vestito, con buone maniere e una famiglia che lo amava.

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