La domestica che sfamò un orfano in assenza dei padroni, lasciandoli senza parole al ritorno

Oggi mi è successa una cosa che mi ha fatto riflettere. La donna delle pulizie, sentendo compassione per un orfano, lo ha sfamato mentre i padroni di casa erano via. Quando i ricchi signori sono tornati, non credevano ai loro occhi.

Lucia lavorava da anni per la famiglia De Rossi. Quel giorno, i signori erano partiti, e lei, dopo aver finito le faccende, si riposava vicino alla finestra. All’improvviso, notò un bambino che camminava lungo il recinto. Era magro, vestito di stracci, e sembrava stanchissimo.
«Dev’essere affamato», pensò Lucia, sentendosi stringere il cuore. Guardò l’orologio: i padroni non sarebbero tornati presto, così uscì.
«Ciao, come ti chiami?» chiese dolcemente, avvicinandosi al bambino che fissava la strada.
«Matteo», rispose lui, diffidente.
«Vieni con me», propose Lucia. «Ti do una fetta di torta di mele.» Senza esitare, il bambino la seguì. Era affamato e non mangiava da ore.

In cucina, Lucia tagliò una grossa fetta di torta e gliela mise davanti.
«Che buono!» esclamò Matteo, addentandola. «Anche la mia mamma la faceva così!»
«Dov’è tua mamma?» chiese cauta Lucia. Lui smise di mangiare, abbassò lo sguardo.
«La cerco da tanto… è sparita», sussurrò.
«Mangia, mangia», lo incoraggiò lei. «La troverai, vedrai.»

In quel momento, la porta si aprì: i padroni erano rientrati. Lucia trasalì sentendo i passi.
«E questo chi sarebbe?» chiese stupito Roberto, entrando in cucina. Gli si allargarono gli occhi vedendo il bambino.
«Chi hai portato, Lucia?» domandò severo.
«Cercava sua mamma ed era affamato, così l’ho sfamato», rispose lei, scrollando le spalle.
«E adesso aiuti chiunque passi per strada? A noi non importa nulla?» sbottò Roberto.
Matteo scoppiò a piangere.
«Me ne vado», disse, lasciando la torta a metà.

Elena intervenne:
«Aspetta, piccolo», disse con dolcezza. «Dove hai perso tua mamma?»
Elena era sempre stata più gentile del marito, e Roberto, pur criticandola per la sua bontà, non poteva cambiarle il carattere.

«Vivo con il nonno, ma è cattivo. Urla sempre», confessò Matteo, tirando fuori una vecchia foto. «Ecco i miei genitori. Una volta vivevamo insieme.»

Elena prese la foto e impallidì: riconobbe sua figlia, Maria.
«Roberto, è nostra figlia!» esclamò con voce tremante.
Lui guardò la foto, incredulo.
«Matteo, come hai questa foto?» chiese.
«L’ho trovata dal nonno. Dietro c’era un indirizzo, così sono venuto qui. Credevo che la mamma vivesse ancora qui», rispose il bambino. «Il nonno dice che mi ha abbandonato, ma non è vero!»

«Non può essere!» ripeté Elena, ricordando quando Maria era scappata con un uomo di nome Paolo. Per anni non ebbero notizie, finché un giorno tornò… solo per morire in un incidente d’auto. Quel giorno era stato un incubo.

«E tuo padre?» chiese Roberto.
«Papà non c’è più. È morto sei mesi fa», pianse Matteo.

I due erano sconvolti. Avevano trovato il loro nipote! Stanchi della solitudine, decisero di tenerlo con loro.
«Sai, piccolo, ti porteremo nella tua stanza», disse Elena.
«La mamma verrà?» chiese lui.
«Tua mamma è con papà ora», rispose lei, triste.
Matteo impallidì.

Con il tempo, la coppia lo adottò ufficialmente. Il nonno non oppose resistenza, sapendo che il bambino sarebbe cresciuto in una famiglia benestante.

Lucia era felice. Grazie a quel giorno in cui aveva incontrato Matteo, i suoi padroni avevano ritrovato la gioia. E Matteo non era più un orfano povero: diventò un bambino ben vestito, educato, e soprattutto, amato.

La lezione? A volte, un gesto di compassione può cambiare tutto.

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