La figlia scomoda

— Lena, hai portato a casa di nuovo quella roba di stracci? – sbottò la madre, incrociando le braccia sulla porta.

— Non è roba, mamma. Sono pezzi di velluto. Li avrebbero buttati comunque…

— E allora buttali! Quante volte devo dirtelo: il cucire non è un lavoro, è un passatempo! Meglio se fai il doppio turno. Così forse mettiamo da parte per una lavatrice.

Lena tacque. Si tolse la giacca, entrò in camera. La madre continuò a brontolare in cucina, le sorelle gemelle Daniela e Rita sghignazzavano guardando i telefonini.

— Eccola, torna a giocare con i suoi stracci! – gridò Rita.

— La sposa Yves Saint-Lena! – aggiunse Daniela, ridacchiando.

Lena sedette vicino alla finestra, tirò fuori dalla borsa un pezzo di velluto blu e un frammento di tulle dorato. Lo sfiorò con le dita – la stoffa era morbida come l’acqua. Già vedeva il vestito: fluido, con le spalle scoperte e un orlo asimmetrico. Perfetto. Magico.

Di giorno, Lena lavorava in una fabbrica di mobili. Ufficialmente come assemblatrice. Non ufficialmente, era la “stramba del posto”: sempre con gli spilli in tasca, le matite dietro l’orecchio, e un grembiule decorato da una spilla fatta a mano.

— Lena, l’hai fatta di nuovo tu quella spilla? – le chiese una volta Vera, la caposquadra.

— Sì. Con una calotta di plastica e delle perline.

— Hai proprio le mani d’oro. Peccato che nessuno lo capisca.

— Non importa. Io so cosa voglio.

Lena lavorava in fretta. Dopo il turno, correva dall’amica Simona, che lavorava in uno studio fotografico al centro commerciale.

— Lena, arrivi al momento giusto! Ho già preparato le luci.

— Il vestito è pronto.

Addosso a Lena, c’era proprio quel modello con la gonna di velluto blu. L’orlo fluido, le spalle nude, in vita una cinta ricamata a mano. Non era solo bella – sembrava venire da un altro mondo.

Simona scattava foto, sussurrando: «Sembri una fata!». Poi le pubblicò sul suo blog.

— Quale hashtag metto?

— #principessedellafabbrica – scherzò Lena. – L’ho cucito in pausa pranzo, mica in atelier.

Due giorni dopo, Simona irruppe in fabbrLena sorrise mentre il tramonto tingeva d’oro la stoffa tra le sue mani, sapendo che quella era solo la prima di tante storie che avrebbe cucito insieme a chi, come lei, non aveva paura di sognare a filo di ago.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

1 × one =

La figlia scomoda