La mamma era stata rilasciata in libertà vigilata dopo aver scontato la pena al posto del figlio, che però aveva venduto la casa di famiglia senza nemmeno lasciarle entrare.
Vera Rossi si fermò davanti al cancelletto di casa, appoggiandosi stanca alla staccionata di legno. Era corsa dallautobus come una pazza e non ce la faceva più. Vedendo il fumo grigio salire dal camino, si mise una mano sul petto: il cuore le batteva così forte da sembrare volerle scoppiare. Nonostante il fresco, aveva la fronte bagnata di sudore. Si asciugò con un gesto nervoso, poi spinse il cancelletto con decisione.
Notò subito che la legnaia era stata riparata. Suo figlio non le scriveva più, ma almeno aveva mantenuto la promessa: la casa era ancora in piedi. Salì i gradini del portico in un balzo, pronta ad abbracciare il suo caro Luca.
Ma ad aprire la porta fu uno sconosciuto, dallaria burbera, con uno strofinaccio appeso alla spalla.
“Cerca qualcuno?” chiese con voce roca, squadrandola.
Vera rimase impietrita.
“Dovè Luca?”
Luomo si grattò il mento, guardandola con sufficienza. Lei abbassò lo sguardo, consapevole del suo aspetto: giacca logora, scarpe consumate, borsa macchiata. Ma cosa poteva farci? Lestate in cui lavevano portata, indossava abiti leggeri, e ora era pieno autunno. In carcere le avevano dato solo quello che avevano.
“Luca è mio figlio. Dovè? Sta bene?”
Lo sconosciuto alzò le spalle.
“Boh, dovresti saperlo tu.” Stava per chiudere, poi esitò. “Luca Bianchi?”
Lei annuì in fretta. Luomo ebbe unespressione quasi compassionevole.
“Me lha venduta quattro anni fa. Vuole entrare?”
“No, no!” Vera scosse le mani, quasi cadendo dai gradini. “Sa dove posso trovarlo?”
Luomo fece no con la testa. Lei si avviò verso la strada. Avrebbe potuto andare dallamica Gina, ma quella non teneva mai la bocca chiusa: lavrebbe riempita di pettegolezzi. E il cuore di mamma le diceva che qualcosa di brutto era successo a Luca.
Camminando lentamente verso la fermata, si perse in pensieri cupi. Comera finita così? Luca era sempre stato così sincero Quattro anni prima, si era fidato di un “amico” e si era ritrovato in mezzo a una truffa. Se lei non si fosse accusata al posto suo, lui avrebbe preso molto più anni. A lei, anziana, avevano dato solo cinque. Tre giorni prima lavevano rilasciata per buona condotta, pagandole pure il biglietto.
Seduta su una panchina di cemento, sussurrò:
“Dove sei, piccolino?”
Le lacrime le bruciavano gli occhi. Il cuore le era mancato tre anni prima, quando le lettere di Luca erano finite. Ora i suoi peggiori sospetti si avveravano: aveva persino venduto la casa. Si asciugò le guance col fazzoletto.
Improvvisamente, unauto nera si fermò davanti a lei. Era luomo di prima, il nuovo padrone di casa, che le porse un foglietto.
“Ho trovato questo indirizzo tra le carte. Se vuole, la porto in città.”
Lei lo prese come un salvagente.
“Grazie, tesoro, ma ce la faccio da sola.” Rinfrancata, salì verso lautobus che arrivava.
Mezzora di sobbalzi e ansie dopo, era davanti a un palazzo fatiscente. Premette il citofono più volte, trattenendo il respiro. Forse avrebbero aperto solo per darle brutte notizie. Le lacrime non smettevano.
Quando la porta si aprì, la gioia fu incontenibile: era lui, un po sciatto, un po ubriaco, ma vivo! Lo avrebbe abbracciato, ma lui non sembrava felice. Indietreggiò, tenendo la porta socchiusa.
“Come cazzo mi hai trovato?”
Sconcertata dal tono, non seppe rispondere. Luca la girò e la spinse verso le scale.
“Scusa, mamma, ma non puoi entrare. Sto con una che odia gli ex carcerati. Arrangiati, non ho un euro.”
Vera provò a parlare dei soldi della casa, ma la porta si chiuse come un colpo al cuore. Non pianse più. A testa bassa, scese le scale. Gina aveva ragione: aveva cresciuto un maleducato. Doveva rassegnarsi e sopportare le sue sfuriate, senza neanche un tetto.
Tornata in paese, il colpo di grazia: Gina era morta sei mesi prima, e la sua casa era ora dei nipoti. Sotto una pioggerellina, Vera si rifugiò alla fermata, pensando al futuro.
I fari di unauto la illuminarono: era di nuovo quelluomo, il nuovo padrone di casa.
“Salta su, sei fradicia!”
Lei rifiutò singhiozzando: non aveva un posto, e lui era troppo gentile. Lui la fece salire quasi a forza.
Parlarono. Vera raccontò la sua storia, tranne la visita a Luca. Lui, Andrea, le propose di restare da lui, almeno per un po. Così tornò nella sua vecchia casa, ora di Andrea. E ci rimase.
Andrea lavorava dalla mattina alla sera: aveva una segheria in crescita. Lei si occupava della casa: cucina, pulizie, lavoretti. Facile con tutti quegli elettrodomestici. Andrea, giovane e divorziato, non pensava a rifarsi una famiglia.
Lei era proprio quello che gli serviva: orfano cresciuto a pane e assistenza, scopriva finalmente un po di calore. Ogni volta che accennava a andarsene, lui diceva:
“Dove vai? Questa è casa tua!”
Piano piano, anche il suo cuore si sciolse. Un figlio di sangue non si sostituisce, ma Andrea era di una bontà rara. Con linverno, decise di portargli il pranzo in segheria tanto era vicina, e spesso lui non aveva tempo di tornare.
Quel giorno gli portò una minestra calda e delle polpette. Cacciò via un tipo dallufficio, stese una tovaglia pulita. Andrea rise:
“Rossi, sei un generale! E se si offende?”
Lei aggrottò le sopracciglia.
“Vuoi prenderlo come capo? Si vede che è un farabutto. Fidati, il carcere ti insegna a leggere la gente.”
Lui scrollò le spalle.
“Dai, mamma! Ha un buon curriculum. Non possiamo giudicare così.”
Lei aveva ragione: un mese dopo, la segheria perse un sacco di legname. Quello lo vendeva di nascosto e sparì con un camion. Andrea, amareggiato, ammise lerrore.
Per assumere gente nuova, decise: visto che “la nonna” ci capiva, lavrebbe fatta aiutare. Da allora, Vera assisteva ai colloqui: Andrea faceva domande, lei osservava e scriveva il verdetto. Fogli pieni: “ubriacone”, “ladro”, “fannullone” sempre preciso.
Ma anche trovava bravi operai, anche se un po trasandati. Un giorno, però, esitò su un candidato. Le mani le tremavano.
Andrea guardò il tipo: era proprio quello che aveva venduto la casa! Luca rimase a bocca aperta, fissando la madre seduta accanto al capo, torcendosi il berretto in mano. La moglie laveva mandato a cercare lavoro: la segheria pagava bene. Non si aspettava di rivederla lì, credeva fosse chissà dove.
Nel silenzio, Andrea prese il foglio del verdet





