Ginevra era immobile nel salotto, il biglietto per le vacanze nella borsa. Gli occhi di Marco erano rossi di rabbia, la sua voce rimbalzava contro le pareti come un eco. Sentiva tutti quegli anni di rinunce, tutti i sogni sepolti sotto il peso del mutuo, tutte le promesse infrante accumularsi dentro di lei come unonda pronta a travolgerla.
«Marco» disse piano, quasi supplicante, «ti ricordi quando firmammo per il mutuo? Dicesti che saremmo stati una squadra, che avremmo resistito insieme, lottato per il nostro futuro. Io lho fatto. Ho portato il peso. Per sette anni! E ora, quando finalmente potremmo respirare mi dici che il bagno di tua madre è più importante della mia anima?»
Lui si voltò di scatto, evitando il suo sguardo.
«Non capisci, Ginevra. È mia madre. Se non la aiutiamo noi, chi lo farà?»
«E io allora chi sono?!» esplose Ginevra, alzando la voce come mai prima. «Non sono la tua famiglia? Io, la donna che ha pagato ogni rata, che ha rinunciato a vestiti, vacanze, amici, solo per riuscire a tirare avanti? Tua madre ha già vissuto la sua vita. Io sto ancora aspettando la mia!»
Marco tacque. Era lacerato tra due fedeltà.
I giorni seguenti trascorsero in un silenzio pesante. Margherita chiamava ogni giorno, chiedendo quando sarebbe iniziata la ristrutturazione del bagno. Marco rispondeva evasivo o evitava le chiamate. Tra lui e Ginevra si era alzato un muro invisibile e gelido. Lei dormiva voltata di spalle, lui passava le serate con il telefono in mano, navigando senza meta su Internet.
Ma Ginevra aveva già un piano.
Una mattina fece la valigia. Due vestiti estivi, un costume da bagno mai indossato, sandali e il passaporto. Sul comodino lasciò un biglietto:
*«Marco, ho sognato il mare per sette anni. Parto, che tu lo voglia o no. Puoi decidere se stare al mio fianco o restare. La scelta è tua. G.»*
Chiuse la porta alle spalle senza voltarsi.
Sullaereo, con il biglietto per la Sicilia in borsa, sentì che dalle sue spalle cadeva parte del peso che aveva portato per anni. Guardava dalle finestrelle le nuvole e ripensava allinfanzia, quando andava con i genitori in Liguria. Ricordava lodore del sale, il rumore delle onde, la sabbia calda sotto i piedi. Per la prima volta da anni provò speranza.
In hotel si sedette sul balcone e fissò lintenso blu del Mediterraneo. Il cuore le batteva forte, come se stesse riprendendosi la vita. La sera scese in spiaggia, lasciò che le onde le bagnassero i piedi e piansenon di tristezza, ma di sollievo.
Marco, rimasto solo, trovò il biglietto. Lo lesse più volte, ogni parola gli bruciava nella mente. Si immaginava Ginevra in spiaggia, con gli occhi lucidi e un sorriso che non vedeva da anni. Allora lo colpì un pensiero: le aveva rubato i suoi anni migliori, e ora poteva perderla per sempre.
Quella sera, quando Margherita chiamò di nuovo, rispose con tono freddo:
«Mamma, il bagno può aspettare. Ginevra no.»
Per la prima volta, la donna anziana non trovò parole.
Tre giorni dopo Marco sbarcò allaeroporto di Catania. La cercò in spiaggia, tra le viuzze piene di bouganville, nel ristorante dellhotel. Alla fine la vide seduta da sola a un tavolino, con un bicchiere di vino bianco.
«Ginevra» sussurrò, emozionato. «Sono qui.»
Lei lo guardò a lungo, senza parlare. Nei suoi occhi cerano dolore, stanchezza, ma anche un barlume di nostalgia.
«Non lo so, Marco» disse lentamente. «Non so se ho ancora la forza di credere in noi.»
«Ti giuro che questa volta sarò dalla tua parte» rispose. «Non voglio più costringerti a scegliere tra noi e mia madre. Lei ha avuto la sua vita. Tu sei la mia vita, ora.»
Parole semplici, eppure la toccarono profondamente. Gli permise di sedersi accanto a lei. Non era un perdono completo, ma un inizio.
Quelle vacanze non furono solo mare, spiaggia e sole. Furono il ritrovarsi. Ginevra nuotava per ore, rideva come un tempo, mangiava frutti di mare con gusto. Marco la guardava come se stesse riscoprendo la donna di cui si era innamorato.
Lultimo giorno, sdraiati sui lettini, Ginevra disse:
«Se vuoi che andiamo avanti, Marco, dobbiamo imparare a vivere per noi. Non possiamo essere eternamente schiavi dei bisogni altrui.»
Lui annuì. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma aveva capito cosa rischiavano davvero.
Al ritorno, Margherita provò ancora a insistere per la ristrutturazione. Questa volta Marco rispose deciso:
«Mamma, ti aiuteremo fin dove possiamo. Ma non ci carichiamo tutta la tua vita sulle spalle. Io e Ginevra dobbiamo vivere anche per noi.»
Lei lo guardò stupita e sollevata. Per la prima volta da tanto tempo non si sentiva sola nella battaglia.
Gli anni successivi furono diversi. Non perfetti, ma diversi. Ogni estate, Ginevra e Marco partivano per il mare, anche solo per qualche giorno. Lei si concedeva piccole gioie: un vestito nuovo, dei profumi, una cena a lume di candela. E ogni volta che ripensava a quei sette anni di rinunce, pensava che ne era valsa la penaperché ora sapeva lottare per i suoi sogni.
Perché nella vita la vera libertà non inizia quando saldi lultima rata in banca. Inizia quando sai dire «no» a chi vuole portarti via lanima.





