La madre di Lucia sospirava profondamente guardando la sua bellissima figlia. Elisabetta non riusciva a convincerla che non valeva la pena aspettare tutta la vita un principe azzurro. Lucia era irremovibile.
“Lucia, vivi come in una favola. Guardati attorno: ci sono tanti ragazzi perbene. I tuoi compagni di scuola, Marco e Luca, sono bravi giovani e ti circondano di attenzioni. Perché rifiuti di fare una passeggiata con loro quando vengono sotto casa la sera? Potreste parlare, e magari scopriresti che anche i ragazzi semplici hanno un’anima bella.”
“Mamma, non mi interessa un’anima bella. Voglio un ragazzo affascinante, e nel nostro paese non ce ne sono, nessuno è all’altezza. Guardami! C’è anche solo uno qui che merita una come me?” diceva Lucia, raddrizzando la schiena, facendo risaltare la sua figura slanciata. E poi, la sua bellezza non aveva eguali.
La madre scuoteva la testa.
“Figlia mia, non è bello chi è bello, ma è bello chi è felice. Questo proverbio ha radici antiche, e la vita lo dimostra sempre.”
Quante volte Lucia aveva sentito quelle parole fin da piccola! Ma non ci aveva mai riflettuto, e più cresceva, più era convinta che una persona bella sarebbe stata sempre felice… Fin dall’infanzia era abituata a essere ammirata da tutti.
“Che bambina splendida! Che occhi meravigliosi, che viso incantevole!” e lei sorrideva, felice, mentre qualcuno le offriva una caramella, che non rifiutava mai.
All’asilo, durante le recite, interpretava sempre la principessa, e a scuola tutte le ragazze la invidiavano, desiderando assomigliarle. Lucia non capiva che quell’eccesso di attenzioni poteva giocarle un brutto scherzo, ma Elisabetta ci pensava spesso. Eppure, crescendo, Lucia, consapevole del suo valore, voleva al suo fianco un uomo altrettanto bello. I compagni di scuola e i conoscenti che le offrivano amicizia ricevevano solo il suo sorrisetto sarcastico.
“Ma non vedono chi sono io e chi sono loro?” pensava.
Elisabetta cercava in tutti i modi di farle capire che gli uomini belli raramente diventano buoni mariti. Ma lei era convinta del contrario. A scuola andava male, e dopo il diploma riuscì a entrare solo in una scuola professionale. Anche lì non trovò nessuno all’altezza.
“Mamma, non voglio dei Gianni o dei Paolo qualunque. Aspetterò la mia felicità,” diceva alla madre quando questa parlava di matrimonio.
I ragazzi intorno a lei non mancavano mai, e dopo gli studi Lucia lavorava nel municipio del paese. Ma col tempo i giovani del posto capirono che era irraggiungibile e smisero di corteggiarla. Le compagne di scuola si sposarono, ebbero figli, mentre lei rimase sola.
“Mamma, me ne vado in città. Qui non c’è nulla per me. Lì troverò la mia felicità, qui nessuno mi ha mai colpito. Sono tutti così ordinari, provinciali, non fanno per me. Non hanno la bellezza che cerco,” annunciò un giorno a Elisabetta, e partì.
La madre accettò le sue parole con rassegnazione. Era stanca di cercare di convincerla che la bellezza non bastava, che il tempo passava. E Lucia era ancora senza famiglia. Le amiche, quando incontravano Elisabetta, si vantavano dei loro bambini e della vita coniugale, mentre lei non sapeva cosa dire di sua figlia.
Lucia compì trent’anni, ma era ancora sola, incapace di trovare un uomo così bello da conquistarla. Il tempo passò, ne aveva ormai trentasette. Ma poi la fortuna le arrise: trovò lavoro in un’azienda importante. E soprattutto, conobbe il direttore. Era esattamente come aveva sempre immaginato il marito perfetto: i suoi modi, il modo di parlare, i gesti, il sorriso, la fossetta sul mento, e soprattutto i tratti regolari del viso la conquistarono.
Alessandro fu il primo uomo che la interessò davvero, quello su cui puntò. E poco importava che fosse sposato con due figli. Desiderava da tempo un bambino, un bambino bello come lei, e ormai il matrimonio non era più una priorità.
“Che importa se Alessandro è sposato,” pensava. “Otterrò comunque ciò che voglio.”
Sedurlo non fu difficile. Lui, al primo sguardo, notò la sua bellezza e si interessò a lei. La invitò a cena.
“Lucia, non ho mai incontrato una donna così splendida. Mi hai conquistato. Peccato non averti conosciuta prima. Purtroppo, sono sposato e non posso lasciare la mia famiglia,” disse con sincerità. “Ma sarei felice se potessimo vederci ogni tanto.”
“Alessandro, non preoccuparti. La nostra sarà solo un’avventura, non ho intenzione di interferire con la tua vita,” rispose lei, e lui ne fu sollevato.
Presto Lucia rimase incinta, ottenendo ciò che voleva. Alessandro la aiutò, e lei era felice. Finalmente aveva capito cosa fosse la felicità. Dedicò tutta se stessa al figlio Matteo, che divenne il senso della sua vita.
Matteo cresceva, era bellissimo ma anche intelligente. A scuola era il migliore, vinceva facilmente ogni gara o concorso. Praticava sport e nessuno lo eguagliava. Lucia era fiera di lui.
Anche Matteo sapeva di essere bello, ma non dava troppa importanza alle ragazze che lo corteggiavano. Nessuna di loro gli piaceva. Lucia cominciò a preoccuparsi:
“Avrà preso da me? Spero non ripeta il mio errore. Non deve aspettare una principessa, deve vivere il presente.”
Ma non osava parlargliene, sperando che trovasse una ragazza all’altezza, purché bella. Matteo si laureò, trovò un lavoro prestigioso, fu promosso rapidamente e tutti prevedevano per lui un futuro luminoso.
Quasi trentenne, un giorno telefonò alla madre:
“Mamma, mi sono”Mi sposo con Anna, e anche se non è la più bella, è la donna più buona e intelligente che abbia mai conosciuto,” le disse con sicurezza, e Lucia, finalmente comprendendo il vero valore dell’amore, chiuse gli occhi con un sospiro di pace.