Prove da Superare

**Diario Personale – Le Prove da Affrontare**

Aspettavo mio marito e mio figlio che tornavano da un viaggio d’affari. Erano partiti per aprire una nuova filiale in un’altra città, forse a Firenze. La nostra attività andava a gonfie vele, e io, Vanna De Luca, contavo i giorni per il loro rientro. Avevo tante cose da dire, soprattutto a mio figlio Paolo. Sua moglie Lara, incinta e pronta a partorire, aveva confessato al telefono qualcosa di terribile:

*”Appena partorisco, scapperò con il bambino. Prenderò qualcosa di valore e sparirò. Qui c’è di che vivere bene.”*

Il mio primo impulso fu chiamare Paolo, ma poi desistii. Avevano un incontro importante, non volevo disturbarli. Avrei aspettato.

*”Il bambino lo riprenderemo dall’ospedale. Lara può andarsene, tanto non lo vuole davvero.”*

Quando le doglie iniziarono, mio marito e Paolo erano già in viaggio di ritorno. L’ambulanza portò Lara all’ospedale, ma poco dopo ricevetti una telefonata: un incidente. Mio marito morì sul colpo. Paolo sopravvisse venti minuti, sussurrando prima di chiudere gli occhi:

*”Prendeteglielo… il bambino.”*

L’investigatore mi spiegò che in macchina non c’era nessun bambino. Ma io sapevo:

*”Mia nuora ha appena partorito. È mio nipote, sono ancora in ospedale. Lara non lo vuole, per questo Paolo ha detto così.”*

Non speravo più di rivederlo, eppure andai a prendere Lara in ospedale. Non so come abbia retto il dolore. Mi aiutò Arturo, un amico di famiglia, il finanziere della nostra azienda. Si occupò di tutto: il funerale, le pratiche, persino un medico che vegliò su di me.

Anche Lara e il piccolo Niccolò tornarono a casa con lui. Dopo la morte di mio marito, Lara non sembrava intenzionata a lasciare la nostra grande casa di Milano. Assunsi una tata, perché non riuscivo a occuparmi costantemente del nipote. Intanto, mi immergevo negli affari dell’azienda, che ora erano nelle mie mani. Arturo gestiva tutto, e mi fidavo ciecamente.

Lara ignorava Niccolò, usciva spesso. Dopo sei mesi, lo portò via insieme a dei soldi trovati nella scrivania di mio marito. La cassaforte era al sicuro, non ne conosceva il codice.

Persi ogni traccia di mio nipote, l’ultimo ricordo di Paolo. Ma poi Lara tornò.

*”Devi darmi i soldi e le quote dell’azienda che mi spettano. Altrimenti non rivedrai mai tuo nipote. Lo porterò in un orfanotrofio e non lo troverai più.”*

Le diedi tutto, persino i miei gioielli.

*”Lara, ti prego, lascia che lo veda.”* Promise, ma non mantenne la parola.

Col tempo ripresi in mano l’azienda, con Arturo sempre al mio fianco. Ma il vuoto di Niccolò mi tormentava.

*”Dobbiamo denunciarla,”* mi disse Arturo. *”Ho un amico investigatore.”*

L’indagine rivelò che Lara si era legata a persone sospette. Aveva ceduto le azioni in cambio di promesse false, finendo in una baracca. Bevuta e trascurata, aveva abbandonato Niccolò nel bosco dopo che un suo compagno le aveva imposto una scelta: *”O io o tuo figlio.”*

Quando l’investigatore ritrovò Lara, Niccolò era scomparso. Mai più ritrovato. Lara fu arrestata.

**Volere vivere in campagna**

Giorgia crebbe in un orfanotrofio. Quando fu il momento di lasciarlo, scelse una vita semplice in un paese vicino a Verona. Le diedero una casetta modesta, ma per lei era un sogno.

*”Non è nuova, ma solida. La renderò accogliente,”* pensava.

Lavorava in una trattoria, realizzando il suo sogno di cucinare. Il vicino, Luca, l’aiutava con le riparazioni, troppo timido per confessarle i suoi sentimenti.

Un giorno, andò nel bosco a cercare funghi e trovò un bambino sporco e impaurito sotto un cespuglio.

*”Piccolo mio, svegliati,”* gli sussurrò accarezzandogli la guancia.

Il bimbo si svegliò piangendo, ma si calmò quando lei lo prese in braccio. Lo portò a casa, lo lavò, lo nutrì e chiamò Luca per far venire il medico.

*”Come ti chiami?”* Nessuna risposta. *”Allora ti chiamerò Stefano.”*

Il paese si mobilitò, portando latte, vestiti e aiuti. Stefano si affezionò a Giorgia, chiamandola perfino *”mamma”*. Ma un giorno arrivò l’assistente sociale.

*”Non potete tenerlo. Servono documenti, una coppia stabile.”*

Disperata, Giorgia chiese aiuto a Luca.

*”Sposiamoci, anche solo per formalità. Non posso perderlo.”*

Luca sorrise. *”Giorgia, lo farei volentieri. Anche io mi sono affezionato a Stefano.”*

Adottarono il bambino e vissero felici. Stefano crebbe intelligente, vinse persino un’olimpiade di matematica.

**Voleva solo parlare**

Una macchina lussuosa si fermò davanti alla loro casa. Una donna elegante scese, piena di pacchi. Era Vanna De Luca.

*”Non temete, sono qui solo per parlare,”* disse vedendo lo sguardo di Giorgia. *”Stefano è mio nipote. Somiglia a mio figlio Paolo come una goccia d’acqua.”*

Giorgia la invitò in casa, ascoltando la storia di Vanna.

*”Faremo il test del DNA. Poi sistemerò tutto per Stefano. L’azienda sarà sua.”*

Quando Stefano rientrò, lo presentarono a sua nonna. La diffidenza iniziale svanì quando sentì l’amore nei suoi occhi.

A Capodanno, Vanna annunciò: *”Sto costruendo una villa qui, sarà la nostra casa di famiglia!”*

Tutti applaudirono, pronti a vivere insieme il futuro.

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