**Vendetta**
A trent’anni, Nicoletta era ben nota nel mondo degli affari, trattando con imprenditori e conducendo riunioni importanti. Credeva che nel business ogni mezzo fosse lecito, persino usare il suo fascino femminile per ottenere ciò che voleva. Con alcuni partner, aveva rapporti più intimi del dovuto. Procedeva spedita, senza remore.
Come ammise un giorno alla sua amica:
“Non sono andata a letto con chiunque. Solo con quelli che mi piacevano. Sì, forse non proprio professionale, ma per una donna nel mondo degli affari non è facile, è un mondo di uomini. Anche se oggi le donne stanno prendendo il loro posto.”
“Non so, Nicoletta, io non ce la farei. Io lavoro in ufficio, i capi pensano per me. Mi va bene così. Ma come fai a destreggiarti nel business? Una donna deve avere una spina dorsale d’acciaio. E tu ce l’hai,” disse Alba, sostenendola.
“Sai, Alba, quando ho iniziato, ho incontrato subito mille difficoltà. Alle donne non si fida. Un mio vecchio conoscente mi disse in faccia: *Una donna può avere successo negli affari se trova il modo giusto*. E così, Alberto è diventato il mio primo *partner speciale*.”
“Oh, Nicoletta, come hai fatto? Io non avrei mai superato quel confine,” disse Alba, un po’ scioccata.
“Alba mia, con lui ho capito che si possono separare i rapporti: quelli con un uomo che ami e quelli di lavoro, dove il piacere arriva dopo, quando vedi i risultati,” spiegò Nicoletta, ormai pragmatica in tutto.
La sua azienda cresceva, ma mancava un bravo informatico. Finalmente rispose a un annuncio un giovane specialista, molto promettente, di venticinque anni. All’inizio ebbe dubbi, ma durante il colloquio, Matteo dimostrò idee brillanti. Educato, sorridente, con poca esperienza ma tanto potenziale.
“Buongiorno,” salutò lui, entrando nel suo ufficio.
“Buongiorno, Matteo. Accomodati. Due settimane di prova, se tutto va bene, ti assumiamo. Ma ho una condizione,” disse Nicoletta, fissandolo.
Matteo alzò un sopracciglio. “Quale?”
“Per ora niente stipendi alti. Se accetti, cominci subito.”
“D’accordo,” rispose lui serio.
Matteo si rivelò un valido professionista, ma troppo giovane per imporsi. Non sapeva mettere in riga le colleghe o licenziare i manager inefficienti. Troppo gentile.
Nicoletta teneva i suoi *incontri speciali* in ufficio. Pratico: si concludevano affari, si firmavano contratti. I suoi *partner* arrivavano a fine giornata, quando tutti se n’erano andati.
Ma un giorno, durante uno di quegli incontri, Matteo entrò con dei documenti. Non sapeva che fosse rimasto a lavorare più tardi. Per fortuna era tutto finito: Nicoletta si abbottonava la camicetta, l’uomo sorseggiava vino.
“Scusi, credevo che fosse sola,” borbottò Matteo, uscendo in fretta.
“Ora tutto l’ufficio saprà di noi, e io non voglio scandali,” brontolò l’uomo.
Nicoletta lo calmò, sicura che Matteo avrebbe taciuto. Il giorno dopo, lo chiamò in ufficio.
“Matteo, quel che hai visto ieri resta tra noi.”
Pensò di offrirgli un aumento, ma le venne un’idea rischiosa. Non ci volle molto: Matteo capì al volo il suo sguardo. Con sua sorpresa, nonostante la giovane età, si rivelò esperto. Troppo entusiasta, tanto che lei dovette frenarlo.
“Non illuderti, Matteo. Per ora teniamo tutto segreto. Non voglio che gli altri pensino che hai favori speciali.”
“Certo, capisco. Capo e dipendente…”
La loro relazione durò tre anni. Entrambi impararono qualcosa, ma alla fine Nicoletta si stancò. Matteo sapeva dei suoi *partner speciali* e diventò geloso. Litigavano spesso.
“Nicoletta, dobbiamo ufficializzare la nostra storia, sposarci,” insistette lui.
“Matteo, non ti amo. All’inizio c’era attrazione, ma ora è finita,” confessò lei senza filtri.
Il giorno dopo, trovò le sue dimissioni sulla scrivania. Finì così.
Passò un anno e mezzo. L’azienda di Nicoletta prosperava, ma poi iniziarono i problemi. Alcuni partner importanti ruppero i contratti.
“Niente di personale, Nicoletta. Un’altra azienda offre condizioni migliori,” le dissero.
*Un concorrente*, pensò.
Tre mesi dopo, perse altri clienti. I ricavi crollarono.
“Devo scoprire cosa sta succedendo, o finirò sul lastrico,” decise.
Nessuno voleva parlare, finché un ex partner, Valerio, le rivelò:
“Ho fatto delle ricerche. Il nuovo concorrente sapeva tutto: contatti, prezzi, volumi. Come? Poi ho scoperto che è Matteo, il tuo ex dipendente.”
Nicoletta rimase sconvolta.
“Mi sta vendicando. Ha copiato i nostri database, ha rubato tutto. E conosce tutti i miei *partner speciali*.”
Decise di affrontarlo.
“Ciao, Matteo. Non credevo che saresti caduto così in basso. Perché questa vendetta? Non la merito.”
“Nicoletta, ti propongo una fusione delle nostre aziende,” disse lui, fissandola. “E riprendiamo la nostra relazione, ma stavolta alle mie condizioni. Io comando, tu sei la mia vice. Ti amo, decidi.”
Era sconcertata. Umiliata. Chiese tempo per riflettere.
Una settimana dopo, tornò nel suo ufficio.
“Vendo la mia azienda. Niente fusione. E niente relazione. Al mio fianco voglio un uomo forte, che costruisca da zero, non che rubi e si vendichi. E quell’uomo è già al mio fianco. Abbiamo un nuovo progetto. Sono ancora giovane e capace per ricominciare. Ma una cosa non capisco: perché sprecare tempo nella vendetta?”
Se ne andò sbattendo la porta, lasciando Matteo sbigottito.
Nicoletta ripartì nel business, con l’aiuto di suo marito Giorgio. Ebbe un figlio, smise di fare errori. Finalmente accanto a lei c’era la forza che aveva sempre cercato.
La vendetta è un piatto che va servito freddo, ma spesso chi lo prepara è l’unico a rimanere bruciato.