Troppa Preoccupazione

Troppa premura

Fiorella si svegliò per l’odore di cipolla soffritta e un rumore sconosciuto. Era ancora buio, ma oltre la parete risuonavano pentole e qualcosa gorgogliava.

—Alle sei di mattina, sul serio?— mormorò, avvolgendosi nella vestaglia.

In cucina, con un grembiule rosso che recitava “Regina della cucina”, stava la suocera, Rosaria. Con gesti sicuri rigirava le polpette in una padella enorme, canticchiando “O Sole Mio”.

—Buongiorno, Fiorellina!— esclamò allegra, senza voltarsi. —Ho pensato di coccolarvi tutti con le polpette! Fatte in casa! Senza pane, come piace a Luca!

—Luca dorme—, tentò di sorridere Fiorella. —E anch’io dormivo. Oggi è sabato.

—Ma che dici, cara! Chi dorme non piglia pesci! Io alle cinque ero già sveglia, doccia, due passi in giardino—movimento, sai? Poi ho pensato: devo nutrire tutti!

Fiorella si versò un caffè lentamente. Appena ne bevve il primo sorso, irruppe in cucina sua madre, Silvia, in leggings e con un tappetino da yoga sotto il braccio.

—Fio, buongiorno! Non hai dimenticato? Oggi abbiamo Pilates!

—Silvia—, sorrise Rosaria con una nota di veleno, —sei già tornata?

—Certo!— rispose energica Silvia. —Ho fatto un giro per il quarto, cercato erbe fresche e trovato un corso di yoga! A proposito, Rosi, le polpette la mattina sono eccessive. Sai quanti grassi contengono?

—Prima di criticare, assaggia—, fece un passo avanti la suocera. —Petto di pollo, zero grassi. E Luca le ama da bambino, gliele preparavo ogni sabato.

—Fiorella non mangia fritto!— replicò brusca Silvia. —Ha lo stomaco delicato, l’ho sempre cresciuta a vapore.

Fiorella si coprì il viso con le mani.

Era l’inferno. L’inferno domestico.

La sera, scena numero due in bagno.

—Perché la mia spugna è per terra?— gridò Rosaria dalla vasca.

—Forse perché con la tua hai spinto via le altre?— ribatté pronta Silvia.

—Io? Io sono ordinata! Sono le tue creme che occupano tutto! Non riesco nemmeno ad aprire il water—boccette dappertutto!

—Sono erbe curative per la pelle!

—Sono immondizia, Silvia! Immondizia!

Fiorella chiuse il laptop. Lavorare era impossibile.

—Luca—, sussurrò al marito. —Dobbiamo parlare.

—Non ora—, la liquidò. —Sono in finale di torneo.

—Luca—, si alzò, —o parliamo, o mi trasferisco nella rimessa.

Premette pausa sul joystick e sospirò:

—Di cosa?

—Del fatto che in casa ci sono due donne, e ognuna crede che la cucina, il bagno e tu stesso siano suoi.

—È temporaneo…

—Siamo alla terza settimana—, disse Fiorella tra i denti. —Ho smesso il caffè al mattino perché in cucina è guerra. Non posso usare il bagno, il water è presidiato dalle creme. Ieri tua madre ha riordinato i miei libri per altezza. La mia ha disdetto Netflix per guardare “Ballando con le stelle”.

—Ma vogliono solo il meglio…

—Sicuro—, si alzò Fiorella. —Domani si bruceranno a vicenda con i miei romanzi preferiti.

Il mattino seguente, la grande battaglia.

Rosaria iniziò la “minestra speciale”. Silvia, saputolo, giocò l’asso: «zuppa di verdure senza sale né grassi». Entrambe affettavano cavolo in parallelo.

—La mia minestra piace sempre a Luca! Con pane e parmigiano!— annunciò Rosaria.

—Perché lo hai abituato così!— controbatté Silvia. —A trent’anni serve mangiare sano! La salute prima del gusto.

—L’amore di una madre vale più di tutti i tuoi fitness!

—Il fitness è salute! La tua minestra è un infarto nel piatto!

Fiorella esplose:

—Basta! Anche io ho gusti, e non mangio né minestra né zuppa sciapa! Dov’è il mio cereale?

—L’ho buttato, c’erano grassi idrogenati—, risposero insieme.

—Cosa?..

Uscì in giardino. Pioggerellina fine. Indossò un giacchetto, salutò il cane e s’incamminò senza meta.

Un’ora dopo, Luca la raggiunse in bici, con ombrello e thermos di caffè.

—Ho capito—, disse. —È troppo.

—Davvero?— non lo guardò.

—Parlerò con loro.

—Non serve parlare. Serve agire.

Quella sera, Fiorella convocò il “consiglio di famiglia”. A tavola, i quattro.

—Care mamme—, iniziò. —Vi amiamo. Ma vivere con voi è come mettere un leone e una tigre nello stesso zoo.

—E chi sarebbe la tigre?— sbuffò Rosaria.

—Ovviamente io sono il leone—, tagliò corto Silvia.

—Basta!— alzò le mani Luca. —Abbiamo una soluzione. C’è la dépendance. Ma è una. Quindi… a turno.

—Cosa?— strizzarono gli occhi.

—Una settimana in casa, una nella dépendance.

—Ma io senza cucina non posso!— protestò Rosaria.

—C’è un piano cottura—, disse Luca.

—Io ho bisogno del bagno con i sali—, intervenne Silvia.

—C’è doccia e diffusore—, tranquilla Fiorella. —Metteremo gli oli essenziali.

—Non accetto!— esclamarono quasi insieme.

—Allora andatevene. Tutte e due. Per sempre.

—È ricatto!— disse Rosaria.

—È libertà—, rispose Fiorella.

Il mattino dopo, in casa odorava di caffè. Solo. Senza polpette.

Fiorella uscì in veranda. Le due mamme sedevano, avvolte in plaid, tazze di tè in mano.

—Abbiamo deciso. A turno—, disse Rosaria.

—Ma la prossima volta, io prima—, aggiunse Silvia.

—Perché tu?— si irrigidì la suocera.

—Perché sono più anziana!

—Ma tu…

—MAMMA!— alzò una mano Fiorella. —O vi alternate, o affitto un appartamento e me ne vado. Con il cane. E il tappetino da yoga.

Le mamme tacquero.

Poi risero. Insieme.

—Allora, Rosi, forse puoi andare tu per prima?— con inaspettata dolcezza, Silvia.

—Grazie, Silvia. Lo… apprezzo.

—E la tua minestra non la mangio. Ma profuma bene.

—Vuoi che ti insegno a farla senza soffritto?

—E tu mi insegnerai il ciambellone senza farina?

Fiorella si sedette accanto e chiuse gli occhi. Silenzio. Pace. E aroma di caffè.

Passò una settimana.

La tregua, stabilita sotto minaccia di sfratto, durò… fino al sabato.

Fiorella gioì della prima notte veramente tranquilla. Niente odore di fritto, niente aspirapolvere alle sette, né lezioni su vitamine o «come hai sposato un uomo che non sa cucinare». Luca russava accanto, abbracciato al cuscino. Il cane non abbaiava. IlLa mattina dopo, mentre sorseggiava il suo caffè in santa pace, squillò il citofono: era la nonna di Luca, armati di borsone e ricette arcaiche, e Fiorella sospirò, sapendo che la battaglia era solo rimandata.

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