Troppe preoccupazioni

Troppa premura

Alessia si svegliò all’odore di cipolle soffritte e a uno strano rumore. La stanza era buia, ma oltre la parete si sentivano pentole sbattere e qualcosa che bolliva.

– Alle sei del mattino, sul serio? – sussurrò, infilandosi la vestaglia.

In cucina, con un grembiule rosso che riportava la scritta “Regina della cucina”, c’era sua suocera, Giovanna Rossi. Con destrezza rigirava delle polpette in una padella enorme, canticchiando a squarciagola “Volare”.

– Buongiorno, Alessia! – disse allegra, senza girarsi. – Ho pensato di preparare le polpette per tutti! Fatte in casa! Senza pangrattato, come piace a Matteo!

– Matteo sta dormendo – cercò di sorridere Alessia. – E anch’io stavo dormendo. Oggi è sabato.

– Ma dai, cara! Il mattino ha l’oro in bocca! Io sono in piedi dalle cinque, ho fatto la doccia, sono uscita in giardino a fare un po’ di moto, sai com’è, fa bene. Poi ho pensato: devo farvi una bella colazione!

Alessia si versò lentamente un caffè. Mentre lo assaporava, irruppe in cucina sua madre, Federica Marini, in leggings e con un tappetino da yoga sotto il braccio.

– Ale, buongiorno! Non ti sei dimenticata? Oggi abbiamo pilates!

– Federica – sorrise Giovanna con una punta di veleno – già tornata?

– Certo! – rispose vivace Federica. – Ho fatto un giro per il quartiere, ho cercato un posto dove comprare erbe fresche e ho trovato una scuola di yoga! A proposito, Giovanna, le polpette alla mattina sono un po’ pesanti, sai quanti grassi hanno?

– Prima di criticare, dovresti assaggiarle – fece un passo avanti la suocera. – Sono fatte con petto di pollo, niente grassi. E poi Matteo le adora, gliele facevo ogni sabato da piccolo.

– Ma Alessia non mangia fritto! – sbottò Federica. – Ha lo stomaco sensibile, io l’ho sempre abituata al vapore.

Alessia si coprì il viso con le mani.

Era l’inferno. Un inferno domestico.

La sera, in bagno, scena numero due.

– Perché la mia spugna è per terra? – gridò Giovanna dalla doccia.

– Forse perché con la tua hai fatto cadere tutte le altre? – replicò Federica.

– Io? Io sono ordinata! È la tua roba che invade tutto! Non riesco neanche ad aprire il water, è pieno dei tuoi barattoli!

– Sono oli essenziali per la pelle!

– Sono spazzatura, Federica! Spazzatura!

Alessia chiuse il laptop. Lavorare era impossibile.

– Matteo – disse piano al marito. – Dobbiamo parlare.

– Ora non è il momento – la liquidò. – Sto giocando alla finale del torneo.

– Matteo – si alzò – o parliamo ora, o vado a dormire in garage.

Lui mise in pausa il joystick e sospirò:

– Di cosa?

– Del fatto che in casa ci sono due donne che credono che questa sia la loro cucina, il loro bagno e il loro figlio.

– Ma è solo temporaneo…

– Sono tre settimane – disse Alessia tra i denti. – Ho smesso di bere il caffè la mattina perché in cucina è guerra. Non posso andare in bagno perché il water è occupato dalle creme. Ieri tua madre ha riordinato i miei libri per altezza. Mia madre ha cancellato Netflix per guardare Ballando con le stelle.

– Ma lo fanno per il nostro bene…

– Ah già – Alessia si alzò. – Domani si bruceranno a vicenda con un falò fatto con i miei romanzi.

La mattina dopo, la grande sfida.

Giovanna iniziò a preparare la sua “minestra speciale”. Federica, scopertolo, tirò fuori l’asso nella manica: “zuppa di verdure senza sale né grassi”. Entrambe cominciarono a tagliare le verdure in parallelo.

– La mia minestra piace sempre a Matteo! Con il pane e un filo d’olio! – dichiarò Giovanna.

– Perché l’hai abituato così da piccolo! – ribatté Federica. – A trent’anni bisogna mangiare sano! La salute viene prima del gusto.

– E l’amore di una madre viene prima di tutti i tuoi corsi!

– Lo yoga è salute! La tua minestra è un infarto nel piatto!

Alessia non ce la fece più:

– Basta! Io, tra l’altro, ho i miei gusti e non mangio né minestra né zuppa senza sale! Dove sono i miei cereali?

– Li ho buttati, c’erano troppi zuccheri – risposero all’unisono.

– Cosa?..

Alessia uscì di casa. Fuori cadeva una pioggerellina. Si infilò la giacca, inciampò nel cane e cominciò a camminare senza meta.

Un’ora dopo, la raggiunse Matteo in bicicletta, con un ombrello e un thermos di caffè.

– Ho capito – disse. – È troppo.

– Ah, pensi? – non lo guardò.

– Parlerò con loro.

– Non serve parlare. Serve agire.

Quella sera, Alessia convocò un “consiglio di famiglia”. Tutti e quattro seduti a tavola.

– Care mamme – iniziò. – Vi vogliamo bene. Ma vivere con voi è come mettere un leone e una tigre nella stessa gabbia.

– Chi sarebbe la tigre? – si indignò Giovanna.

– Io ovviamente sono il leone – replicò Federica.

– Stop! – Matteo alzò le mani. – Abbiamo una soluzione. C’è la dependance. Ma è una sola. Quindi… faremo a turno.

– Cosa? – entrambe strizzarono gli occhi.

– Ognuna starà nella dependance una settimana sì e una no.

– Ma io non posso stare senza cucina! – protestò Giovanna.

– C’è un fornellino – disse Matteo.

– E io ho bisogno della vasca con i sali – intervenne Federica.

– C’è la doccia e un diffusore per aromi – aggiunse Alessia.

– Non ci sto! – dissero quasi insieme.

– Allora ve ne andate. Tutte e due.

– Questo è ricatto! – sbottò Giovanna.

– Questa è libertà – rispose Alessia.

La mattina dopo, in casa profumava di caffè. Solo caffè. Niente polpette.

Alessia uscì in terrazza. Le due mamme erano sedute lì, avvolte in plaid, con le tazze di tè.

– Abbiamo deciso. Faremo a turno – disse Giovanna.

– Ma la prossima volta tocca a me – aggiunse Federica.

– Perché tu? – si irrigidì la suocera.

– Perché sono più vecchia!

– Ma tu…

– MAMME! – Alessia alzò una mano. – O vi organizzate, o prendo un appartamento e me ne vado da sola. Con il cane. E il tappetino da yoga.

Le mamme tacquero.

Poi scoppiarono a ridere. Entrambe.

– Allora, Giovanna, magari la prima settimana tocca a te – disse Federica con una sorprendente dolcezza.

– Grazie, Federica. Lo… apprezzo.

– E la tua minestra non la mangio. Ma ha un buon profumo.

– Vuoi che ti insegno a farla senza soffritto?

– E tu mi insegni la torta al limone senza farina?

Alessia si sedette accanto a loro e chiuse gli occhi. Silenzio. Pace. E profumo di caffè.

Passò una settE proprio quando sembrava che tutto fosse tornato in equilibrio, bussarono alla porta di nuovo, e stavolta era la zia di Matteo con una torta e la notizia che sarebbe rimasta “giusto un paio di settimane”.

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