**Diario di un Padre**
Mia moglie è davvero quella che penso?
“Luca, non volevo dirtelo il giorno del matrimonio Ma sapevi che tua moglie ha una figlia?” Il mio collega in ufficio mi inchiodò alla sedia con quelle parole.
“Cosa intendi?” Non volevo crederci.
“Mia moglie, vedendo la tua Rosalba durante il matrimonio, mi ha sussurrato allorecchio: ‘Chissà se lo sposo sa che la sua sposa ha una figlia in un orfanotrofio?’ Immagina, Luca! Stavo per soffocare con lantipasto. Mia moglie, Diamanteè unostetricaricorda Rosalba per quel neo sul collo. Dice che chiamò la bambina Sofia e le diede il suo cognome, sembra Rossi. Era circa cinque anni fa.” Aspettò la mia reazione con insistenza.
Rimasi senza parole. Decisi di scoprire la verità da solo. Non volevo credere a quelle chiacchiere. Certo, sapevo che Rosalba non era una ragazzina ingenuaaveva trentadue anni quando ci siamo conosciuti. Ma perché rinunciare a un figlio?
Trovai presto lorfanotrofio dove viveva Sofia Rossi. Il direttore mi presentò una bambina sorridente: “Ecco Sofia Rossi. Quanti anni hai, piccola?” Notai subito il suo strabismo. Mi spezzò il cuore. Era la figlia della donna che amavo. Mia nonna diceva sempre: “Un figlio, anche imperfetto, è un miracolo per i genitori.”
Sofia si avvicinò: “Quattro anni. Sei tu il mio papà?” Cosa rispondere a una bambina che vede un padre in ogni uomo? “Sofia, ti piacerebbe avere una mamma e un papà?” Domanda sciocca, ma volevo già portarla a casa.
“Voglio! Mi porti con te?” Mi guardò con speranza.
“Ti porterò, ma più tardi. Aspetterai, tesoro?” Avevo il nodo in gola.
“Aspetterò. Non mentire, vero?”
“No, non mentirò.” La baciai sulla guancia.
A casa, raccontai tutto a Rosalba. “Non importa cosa cè stato prima di me, ma dobbiamo prendere Sofia. La adotterò.”
“E io non ho voce in capitolo? Voglio davvero quella bambina? E poi è strabica!” alzò la voce.
“È tua figlia! Le faremo operare gli occhi. È meravigliosa, ti piacerà!” Rimasi scioccato dalla sua freddezza.
Alla fine, quasi costringendola, la convinsi. Ci volle un anno per completare ladozione. Intanto, Sofia e io diventammo inseparabili. Rosalba, invece, cercò persino di bloccare il processo. Ma alla fine, Sofia varcò la soglia di casa nostra. Ogni cosa la stupiva. Gli specialisti corressero il suo strabismo in un anno e mezzosenza chirurgia. Era limmagine di sua madre, e io ero felice: due bellezze in famiglia.
Ma Rosalba non la amò mai. Sofia dormiva con un pacchetto di biscotti, come se temesse la fame. Rosalba si irritava; io mi domandavo come fosse possibile.
Litigavamo sempre. “Perché hai portato questa selvaggia in casa? Non diventerà mai normale!” urlava.
Amavo Rosalba, ma mia madre una volta mi aveva avvertito: “Figlio mio, una volta lho vista con un altro uomo. Non è sincera. Ti tradirà.” Ma lamore acceca.
Un giorno, un amico mi disse: “Se vuoi smettere di amare una donna, misurala col metro da sarta. Circonferenza del seno, vita, fianchi. Ridicola la passione!” Provai. Ma continuai ad amarla.
Poi Sofia si ammalò. Aveva la febbre e piangeva, seguendo Rosalba con la sua bambola, Lina. Rosalba le strappò la bambola e la lanciò dalla finestra.
“Mamma, la mia Lina! Si ghiaccerà!” urlò Sofia. Corsi a recuperarla. La trovai su un ramo, coperta di neve. Salendo le scale, sentii che qualcosa in me si spezzava.
Rosalba leggeva tranquilla, indifferente. In quel momento, lamore finì. Capii che era bella, ma vuota come una carta di caramella.
Divorziammo. Sofia restò con me, Rosalba non oppose resistenza. Poi se ne andò con un uomo ricco. “Peccato per quel marito. Una donna così non dovrebbe essere madre,” disse mia madre.
Sofia soffrì, ma la mia nuova moglie, Giulia, le sciolse il cuore. Ora abbiamo anche un figlio, Marco.
**Lezione**: Lamore vero non è cieco. A volte, i miracoli arrivano nelle forme più inaspettatecome una bambina che ti insegna a vedere con il cuore.