Una tigre ferita portò il suo cucciolo al guardaboschi, implorando di salvare il piccolo

E allora, ti racconto una storia che mi ha fatto pensare tanto.
In un paesino sperduto tra le montagne della Toscana, la vita scorreva lenta e tranquilla. Luca, il guardaboschi del posto, ci viveva da anni con sua moglie Anna. Conosceva ogni sentiero, ogni angolo del bosco, e ormai non si aspettava più grandi sorprese. Sua figlia e la nipotina venivano a trovarli poco, e i giorni passavano sempre uguali, senza scossoni.
Il bosco, che iniziava a due passi da casa, di solito era pieno di voci e rumori, ma quel giorno regnava un silenzio strano. Luca notò un movimento tra gli alberiunombra grossa. Alzò lo sguardo e rimase di ghiaccio. Davanti a lui cera una lupa.
Non si muoveva, non ringhiava. Lo fissava soltanto. Si vedeva chiaramente che aveva una zampa ferita e sanguinava. Sembrava aspettare qualcosa. Dopo un attimo, si voltò e sparì tra gli alberi. Ma tornò quasi subito, con un cucciolo tra i denti.
Era piccolo, magro, quasi non si reggeva in piedi. La lupa lo depose con delicatezza davanti a Luca e lo guardò dritto negli occhicalma, insistente. Come se volesse dire: *Fai qualcosa.*
Luca fissò il cucciolo, confuso. Sapeva che lasciarlo lì sarebbe stata una condanna a morte.
Anna si avvicinò in silenzio. Si scambiarono unocchiata. La decisione fu presa senza parole.
Prepararono un angolo nel capannocaldo, al riparo dal vento. Chiamarono il veterinario del paese e gli spiegarono tutto.
Quello allinizio non ci credeva, ma promise di passare il giorno dopo. Intanto, Luca curò la zampa del cucciolo come meglio poteva.
La lupa non se ne andò lontano. Rimase ai margini del bosco, appena visibile, come a controllare che si prendessero cura del suo piccolo.
Lindomani arrivò il veterinario. Visitò il cucciolo, gli fece le iniezioni e lasciò le istruzioni. Tornò il giorno dopo, poi una settimana più tardi. Piano piano, il lupacchiotto migliorò.
Passarono due settimane. Il piccolo si era irrobustito, era più vivace e cominciò a giocare con vecchi stracci nel capanno.
Luca e Anna se ne occupavano come fosse loro. Sapevano che non sarebbe rimasto per sempre, ma facevano di tutto per farlo guarire.
E una mattina, quando il sole era appena sorto tra gli alberi, lei tornòla lupa. Senza aggressività, senza paura. Si avvicinò con cautela e si fermò vicino al capanno. Il cucciolo la riconobbe subito e emise un lieve guaito.
La lupa si avvicinò ancora. Luca e Anna fecero un passo indietro e osservarono. In pochi secondi, il piccolo fu accanto alla madre. Lei lo annusò, lo leccò, si voltò e se lo portò via nel bosco.
Il mattino dopo, Luca uscì in cortile e si bloccò. Proprio accanto al recinto, messo lì con cura, quasi fosse un regalo, cera un coniglio fresco. Capì subito da chi veniva.
Ma non finì lì. Nel mese successivo, altri “doni” comparvero vicino a casa.
Luca annuì riconoscente verso il bosco. Sapeva che i predatori non dicono “grazie” a parole. Ma nel loro mondo, quello era il gesto più sincero di gratitudine.
Da allora, quando Luca camminava nel bosco, sentiva sempre più spesso di essere osservato. Non con minaccia, ma con fiducia. E da qualche parte, tra gli alberi, cera quella che ricordava come un uomo non avesse voltato le spalle quando ne aveva avuto bisogno.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

four + 7 =

Una tigre ferita portò il suo cucciolo al guardaboschi, implorando di salvare il piccolo