Ricordo perfettamente quel giorno in cui mia zia, la sorella di mia madre, ha deciso di prendere con sé nostra nonna malata. Ha messo in scena un vero spettacolo, pieno di dichiarazioni altisonanti e accuse. Quante parole dolorose abbiamo sentito da lei quel giorno!
Parlava come se stesse citando un manuale sui valori familiari. Ma dietro quelle parole solenni si nascondevano solo rabbia e giudizio.
“Non permetterò mai che mia madre finisca in una casa di riposo! Io ho una coscienza, a differenza di voi!” – gridava contro mia madre.
La sua voce risuonava in tutto il quartiere. Sembrava lo facesse di proposito, affinché tutti i vicini sentissero quanto fosse “insensibile” mia madre e quanto fosse “generosa e altruista” lei.
Ma il problema non era la coscienza. Il vero problema era che nostra nonna aveva davvero bisogno di cure specialistiche. Dopo l’ictus, la sua salute era peggiorata notevolmente: aveva vuoti di memoria, si perdeva nella propria casa, piangeva spesso e il suo comportamento diventava sempre più imprevedibile.
A volte riuscivamo a gestire la situazione, ma questi episodi diventavano sempre più frequenti e pericolosi. Un giorno siamo tornati a casa e abbiamo trovato tutte le luci accese, l’acqua che scorreva dai rubinetti e il fornello a gas acceso. Per fortuna siamo arrivati in tempo, perché avrebbe potuto finire in tragedia.
Dopo un’altra visita dal medico, ci è stato detto che le condizioni di nostra nonna sarebbero solo peggiorate. I farmaci potevano rallentare il processo, ma non c’era alcuna speranza di guarigione. Abbiamo capito che non era più in grado di prendersi cura di sé stessa e che noi non potevamo essere con lei 24 ore su 24.
Dopo lunghe discussioni, abbiamo iniziato a cercare una casa di riposo adatta, dove avrebbe potuto ricevere cure professionali e vivere in condizioni dignitose. Non volevamo abbandonarla – stavamo solo cercando la soluzione migliore per lei.
Quando nostra zia, che viveva in un’altra città, lo ha scoperto, è venuta da noi furiosa e piena di accuse.
“Come potete anche solo pensare di mettere vostra madre in una casa di riposo?! Ha dei figli, e voi volete solo sbarazzarvi di lei!”
Dopo quelle parole, ha portato via nostra nonna per farla vivere con lei.
Tre mesi dopo, abbiamo scoperto che la zia aveva portato nostra nonna in una casa di riposo. A quanto pare, neanche lei era riuscita a occuparsi di una persona malata.
L’ironia della situazione era evidente: era stata proprio lei ad accusarci di non avere una coscienza e aveva dichiarato ad alta voce che non avrebbe mai permesso che sua madre finisse in una struttura per anziani. Volevo chiamarla e farle una sola semplice domanda: “E adesso, dov’è la tua coscienza?”
Ma mia zia non ha risposto al telefono. Probabilmente aveva capito di aver esagerato e di aver commesso un errore, ma non aveva avuto il coraggio di chiedere scusa o di ammettere la sua colpa.