Sono uscito di casa come ogni mattina… ma quel giorno la mia vita è cambiata per sempre.

La mia vita era semplice. Senza legami, senza responsabilità, senza nessuno che dipendesse da me. A 34 anni vivevo esattamente come avevo sempre sognato: libero, indipendente, padrone del mio tempo. Avevo un appartamento nel cuore di Milano, un lavoro ben pagato e amici con cui passavo le serate nei bar e i fine settimana in giro per l’Italia.

Matrimonio? Figli? Forse un giorno. Ma non adesso.

Eppure, la vita non chiede il permesso. Ti travolge e basta.


Era una mattina fredda, il cielo coperto da nuvole grigie.

Chiusi la porta di casa e scesi le scale, come ogni giorno. L’aria sapeva di pioggia e di caffè appena fatto dalla piccola pasticceria all’angolo. Avevo appena tirato fuori il telefono per controllare l’orario, quando lo vidi.

Un passeggino.

Fermo, proprio davanti al portone del mio palazzo.

Rimasi immobile.

Forse qualcuno l’aveva lasciato lì per un attimo? Una madre distratta? Un vicino?

Ma più mi avvicinavo, più sentivo il cuore battere forte nel petto.

Guardai dentro.

C’era un bambino.

Un neonato, un maschietto, avvolto in una coperta azzurra.

Sopra di lui, un foglio di carta piegato.

Le mie mani tremavano mentre lo aprivo.

“Matteo, questo è tuo figlio. Si chiama Leonardo. Abbi cura di lui.”

Il mondo si fermò.

Lessi quelle parole una, due, tre volte.

Ma non cambiavano.

Non poteva essere vero.

Io? Padre?

Nessuna donna mi aveva mai detto di essere incinta.

Eppure… lui era lì.

Mio figlio.


Lo presi in braccio e rientrai nel mio appartamento.

Lo adagiai delicatamente sul divano e mi sedetti accanto a lui, con la testa tra le mani.

Chi era sua madre? Perché l’aveva lasciato qui? Perché non sapevo nulla?

Non avevo idea di cosa fare.

Presi il telefono e chiamai l’unica persona che poteva aiutarmi.

Mia madre.

Arrivò in meno di mezz’ora.

Appena vide il bambino, si fermò sulla soglia.

Poi, senza dire una parola, si avvicinò e lo prese in braccio.

Leonardo aprì gli occhi e si calmò all’istante.

Io, invece, sentivo che il pavimento mi stava crollando sotto i piedi.

Cosa devo fare? – sussurrai.

Mia madre mi guardò dritto negli occhi e disse con voce ferma:

È tuo figlio, Matteo. Devi essere suo padre.


Feci un test del DNA quello stesso giorno.

Ma ci sarebbero voluti giorni per avere i risultati.

E nel frattempo… Leonardo era lì.

Piangeva. Aveva fame. Aveva bisogno di cure.

E io? Io ero completamente impreparato.

Il primo cambio di pannolino? Un disastro.

Il primo biberon? Quasi lo bruciai.

La prima notte? Non chiusi occhio.

Ma non avevo scelta.

Dovevo imparare.

Giorno dopo giorno.

E poi successe qualcosa.

Per la prima volta, mi afferrò il dito con la sua minuscola mano.

Per la prima volta, i suoi occhi trovarono i miei, cercando rassicurazione.

E capii.

Non ero io ad averlo scelto.

Era lui ad aver scelto me.

Dopo alcuni giorni arrivarono i risultati.

Ero suo padre.

Sua madre? Non si fece mai viva.


I primi mesi furono un inferno.

Ero esausto. Confuso. Ogni giorno pensavo di non farcela.

La mia vecchia vita era finita. Non c’erano più uscite serali, né weekend di festa.

C’era solo lui.

Poi, una notte, mentre lo guardavo dormire nel suo lettino, mi resi conto di una cosa.

Non stavo solo badando a lui.

Lo amavo.


E poi è arrivata Giulia.

Non sua madre. Lei era sparita per sempre.

Giulia era la pediatra di Leonardo.

Dolce, paziente, con un sorriso che mi faceva sentire meno solo.

All’inizio ci vedevamo solo per le visite di controllo.

Poi iniziammo a prendere un caffè insieme.

Poi a parlare fino a tarda notte, dopo che Leonardo si era addormentato.

E un giorno, mentre stava per andarsene, le presi la mano.

E la baciai.


Oggi, dopo due anni, la mia vita è completamente diversa.

Non mi sveglio più con il suono della sveglia. Mi sveglio con le risate di Leonardo e il rumore dei suoi piedini sul pavimento.

Non rimpiango il passato.

Non penso a ciò che ho perso.

Penso a ciò che ho guadagnato.

Giulia è accanto a me.

Leonardo mi chiama “papà.”

E a volte, nel cuore della notte, mi sveglio all’improvviso.

Perché un pensiero mi attraversa la mente come un brivido.

E se quel giorno non avessi guardato dentro quel passeggino? Se avessi semplicemente continuato per la mia strada?

Ma non l’ho fatto.

E questo ha cambiato la mia vita per sempre.

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