Quando il destino prende tutto, ma offre una nuova speranza

Ho perso Elena due anni fa. Un incidente stradale. Era incinta di otto settimane.

Un solo istante, e la mia vita è andata in pezzi. Fino a quel momento, avevamo progettato il nostro futuro insieme. Parlavamo del nome del nostro bambino, di una casa più grande, di una famiglia felice. E poi… poi è rimasto solo il vuoto. Un silenzio assordante, una mancanza che mi ha strappato il cuore.

Oggi, però, il destino mi ha messo davanti a qualcun altro. Una donna che, come Elena, porta dentro di sé una vita nuova, ma è sola e smarrita, senza sapere cosa le riserverà il domani.


Una notte di pioggia e un incontro che cambia tutto

Roma era avvolta da una pioggia incessante. Le strade brillavano sotto le luci giallastre dei lampioni, le pozzanghere riflettevano il passaggio delle auto, e i passi affrettati della gente risuonavano sui marciapiedi bagnati. Il vento trasportava il profumo dell’asfalto bagnato, mescolato all’odore del caffè che usciva dai bar ancora aperti.

In una piccola caffetteria nascosta tra i vicoli di Trastevere, Giulia sedeva da sola a un tavolino accanto alla finestra. Le mani avvolgevano una tazza di tè ormai freddo, ma non sembrava nemmeno accorgersene. Il suo sguardo era fisso sulla pioggia che scivolava lungo il vetro, ma la sua mente era lontana, immersa in pensieri che non riusciva a fermare.

Non si accorse della presenza dell’uomo fino a quando lui non parlò.

— È libero questo posto?

La voce era bassa, calma, ma in essa si avvertiva qualcosa di indefinibile.

Giulia sollevò lo sguardo. Davanti a lei stava un uomo, sui trentacinque anni, con il cappotto ancora umido di pioggia e una tazza di caffè caldo tra le mani.

— Sì… si accomodi — rispose quasi automaticamente.

Lui si sedette. Per un momento, nessuno dei due parlò. Si studiarono in silenzio, come se cercassero di capire perché il destino li avesse messi uno di fronte all’altra.

Poi l’uomo parlò di nuovo.

— Hai un marito?

Giulia trasalì leggermente. Le sue dita strinsero la tazza con più forza.

— Non più — rispose dopo qualche secondo. — Mi ha lasciata una settimana fa. Ha trovato un’altra donna.

Le parole erano calme, ma nei suoi occhi c’era qualcosa di rotto, un dolore che nemmeno il tempo sembrava poter guarire.

— E io… — abbassò leggermente la testa, come se fosse incerta se dirlo o meno. — Sono incinta. E non so cosa fare. Non so se riuscirò a farcela da sola.

L’uomo non disse nulla. Non ci fu né pietà né sorpresa nel suo sguardo. Solo silenzio.

— È tutto quello che volevi sapere? — chiese Giulia, con una punta di sfida nella voce.

Lui non rispose subito. Poi, dopo un attimo, chiese:

— Hai un lavoro?

Giulia sorrise amaramente.

— Lavoravo nella società del mio ex. Ma non credo che durerà ancora a lungo.

— Vieni a lavorare per me — disse l’uomo, tirando fuori un biglietto da visita e posandolo sul tavolo.

Giulia lo guardò, sorpresa.

— Un’agenzia di viaggi?

Lui annuì.

— Aiuteresti i clienti a pianificare i loro viaggi. È un lavoro semplice, e lo stipendio è buono.

Lo fissò con sospetto.

— Perché?

— Perché cosa?

— Perché mi offri questo?

L’uomo si appoggiò allo schienale della sedia, come se stesse riflettendo su come rispondere.

— Ti ho vista prima — disse infine. — Nel riflesso di una vetrina. E per un attimo… ho pensato di vedere Elena.

Giulia trattenne il respiro.

— Chi era Elena?

— Mia moglie — rispose con voce bassa. — È morta due anni fa. In un incidente. Era incinta di otto settimane.

La caffetteria continuava a essere affollata, le voci delle persone si mescolavano al suono della pioggia che batteva sui vetri. Ma tra loro due si era creata una bolla di silenzio.

— So che non sei lei — continuò l’uomo. — Ma forse… forse questo è un segno. Il destino mi ha portato via mia moglie e mio figlio. E ora, per qualche motivo, mi ha messo sulla tua strada. E tu… tu porti una nuova vita dentro di te.

Giulia sentì un nodo in gola.

— Ma non mi conosci… — sussurrò.

— No — ammise lui. — Ma so cosa significa perdere tutto. So cosa significa svegliarsi la mattina e non avere più un motivo per andare avanti. E so che, in questo momento, tu hai bisogno di qualcuno che ti faccia capire che non sei sola.

La sua voce era ferma, sincera. Non c’era pressione, non c’erano aspettative. Solo un’offerta.

— Ho un appartamento — aggiunse poi. — Grande. Quattro stanze. E vivo da solo. Troppo spazio per una sola persona. Se hai bisogno di un posto dove stare, un posto dove sentirti al sicuro… te lo offro. Nessun vincolo. Nessuna condizione. Solo un tetto sopra la testa finché non deciderai cosa fare.

Giulia lo guardò a lungo, cercando nei suoi occhi un segno di falsità. Ma non trovò nulla. Solo onestà.

Fuori la pioggia continuava a cadere, battendo sui tetti e sulle strade. Ma dentro quella piccola caffetteria, qualcosa era cambiato.

Le sue labbra si mossero appena, la voce era un soffio, ma le parole uscirono chiare.

— Va bene…

E così, i loro destini si intrecciarono.

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