Non capivo perché mia moglie fosse così agitata quando scoprì che sua madre sarebbe venuta presto a trovarci. Ma quando arrivò, tutto mi si rivelò come un fulmine a ciel sereno.

 

Un’ospite indesiderata che portò il caos

 

Quando mia suocera ci telefonò per annunciare che sarebbe venuta a farci visita nella nostra piccola casa tra le colline della Toscana, io e mia moglie Laura ci scambiammo uno sguardo. Certo, eravamo contenti – veniva di rado, e vivere da sola nel suo paesino sperduto in Sicilia doveva essere un peso insopportabile. Ma quando notai come Laura si irrigidì, capii che quella visita nascondeva qualcosa di sinistro, molto più di un semplice ritrovo familiare. L’aria si fece pesante, carica di presagi.

 

Vivevamo una vita serena nella nostra casetta immersa nel verde toscano. I nostri figli erano ormai grandi e lontani, e finalmente godevamo di un po’ di pace e tranquillità. Eppure, Laura diventava sempre più inquieta man mano che il giorno dell’arrivo di sua madre si avvicinava, la sua ansia cresceva come un’ombra oscura che inghiottiva ogni cosa.

 

Cercai di calmarla:
“Che c’è di tanto terribile? Starà qui qualche giorno, parlerà con noi, magari si rallegrerà con le novità sui nipoti…”

 

Ma Laura emise un sospiro che sembrava portare il peso di un’intera vita.
“Non la conosci come la conosco io,” disse, e nella sua voce vibrava una stanchezza che mi trafisse il cuore.

 

Pensai che stesse esagerando. Quanto mi sbagliavo!

 

Un uragano in forma umana

 

Mia suocera fece il suo ingresso come una tempesta – trascinava valigie enormi piene di marmellate fatte in casa, torte appena sfornate e pacchi avvolti in carta che sembravano celare misteri. Entrò in casa nostra con l’arroganza di chi reclama il proprio regno, non come un’ospite di passaggio.

 

All’inizio sembrava quasi una scena da favola – sorrideva a trentadue denti, ci aggiornava sui pettegolezzi del suo paesino siciliano e ci viziava con le sue prelibatezze. Cominciai a sospettare che Laura si fosse preoccupata per nulla. Ma non passò nemmeno un giorno prima che la nostra casa smettesse di appartenerci.

 

La mattina dopo, mentre preparavo il mio caffè forte, lei storse il naso e sbottò:
“Che razza di caffè è questo? Amaro come il fiele! Bevi sempre questa schifezza?”

 

Rimasi sbalordito, ma decisi di lasciar correre. Era solo l’inizio.

 

“Perché avete tende così cupe? Una casa deve essere luminosa! Domani andrò al mercato a comprarne di nuove.”
“Questo divano è messo male, non dà calore. Bisogna spostarlo.”
“Lavi i piatti nel modo sbagliato! Prima si sciacqua con acqua bollente, poi si comincia a lavare!”

 

Prese possesso della casa come se fosse il suo feudo, trasformandoci in semplici servi della sua volontà.

 

Laura cercava di tacere, di trattenersi, ma io vedevo la rabbia montarle dentro, come un vulcano pronto a eruttare e travolgere tutto.

 

Un incubo che si ripete

 

La situazione mi riportò alla mente un episodio spaventoso con la sorella minore di Laura, Giulia, che viveva a Milano. Qualche mese prima, mia suocera era andata a trovarla, ma era tornata indietro prima del previsto. Ci eravamo chiesti il motivo – Giulia aveva sempre avuto una pazienza infinita con i capricci di sua madre. Poi scoprimmo la verità: mia suocera si era intromessa nella sua vita come una furia – criticando ogni cosa, dall’educazione dei figli al completo stravolgimento della cucina. Dopo pochi giorni, Giulia aveva perso la pazienza, messo in valigia le cose della madre e comprato un biglietto per il primo treno verso casa.

 

Ora capivo tutto. Mia suocera non veniva semplicemente in visita – portava con sé un insieme di regole che nessuno le aveva chiesto.

 

L’ultima goccia

 

Il disastro esplose il quarto giorno. Tornai a casa esausto dal lavoro e trovai Laura distrutta. Mia suocera l’aveva sottoposta a un interrogatorio feroce:
“Perché non prepari una colazione calda per tuo marito ogni mattina? Mangia cereali come un bambino?”
“Non mi chiami mai! È così che una figlia tratta sua madre?”
“Ci ho pensato… forse dovrei trasferirmi qui con voi per sempre. In Sicilia mi sento così sola…”

 

Sentii il sangue ribollirmi nelle vene. Laura mi guardò, e in quel momento capimmo entrambi: non potevamo più sopportarlo.

 

Il giorno dopo, mia suocera se ne andò. La sua partenza, ovviamente, fu un melodramma.
“Vi sono di troppo, vero? Mi state cacciando proprio come ha fatto Giulia!”

 

Tentammo di spiegarle che eravamo stremati, che avevamo bisogno di spazio, ma lei si rifiutò di ascoltarci.

 

Silenzio dopo la bufera

 

Quando se ne fu andata, un silenzio profondo e rigenerante calò sulla casa. Ci sedemmo in cucina, sorseggiando il tè con lentezza, lasciando che la pace tornasse nei nostri cuori.
“Pensi che ce l’abbia con noi?” chiese Laura a bassa voce.
“Credo di sì,” risposi.

 

Una settimana dopo, il telefono squillò. Era Giulia.
“Non capisco come abbiate potuto trattare così la mamma,” disse con tono di rimprovero.

 

Ci guardammo, sconcertati. L’ironia era palpabile – quando mia suocera era stata da Giulia, lei stessa l’aveva tollerata solo pochi giorni prima di spedirla via. E ora ci giudicava per la stessa cosa.

 

Restammo seduti in silenzio a lungo, riflettendo su quanto era accaduto. Forse i genitori diventano più difficili con l’età. E forse possiamo solo sperare di non trasformarci, un giorno, in ospiti altrettanto invadenti nella casa di qualcun altro.

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Non capivo perché mia moglie fosse così agitata quando scoprì che sua madre sarebbe venuta presto a trovarci. Ma quando arrivò, tutto mi si rivelò come un fulmine a ciel sereno.