Di recente, la nostra protagonista è notevolmente cambiata.

Ultimamente, Giada si sentiva molto giù. No, non era malata o troppo anziana: sua stessa figlia le aveva stravolto la vita. Da un anno Giada viveva con me e quasi non si alzava più. Un giorno la mia vicina mi chiese di chiamare Rosa, la sua figliastra. “Falla venire, voglio chiederle perdono.” “Giada, perché non le chiami tu stessa?” Giada abbassò lo sguardo. “Ho paura che non verrà se la chiamo io. È meglio che lo faccia tu,” sussurrò stremata e scoppiò in lacrime. Presi il telefono e composi il numero di Rosa. “Rosa? Sono la vicina di tua zia Giada. Ti chiede di venire.” “Zia Vera? Cosa è successo?” rispose una voce preoccupata dall’altra parte. “Vieni, cara. Capirai tutto una volta qui,” risposi e riagganciai. “Verrà?” chiese speranzosa la vicina. “Verrà! Rosa ha un cuore buono,” dissi, mentre pensavo tra me: “Povera Giada. Al posto di Rosa, non sarei venuta…”

Quella notte non dormii pensando a Rosa. Era passato tanto tempo da quando quella piccola bambina siciliana era arrivata nel nostro paese. Suo padre, Marco, l’aveva portata dalla Sicilia dopo aver servito l’esercito a Palermo, dove si era sposato. Quando la moglie era morta, Rosa aveva solo sei anni e Marco era tornato a casa con lei. Fu subito battezzata. Il prete le diede il nome di Nina, ma tutti la chiamavamo Rosa. Presto Marco si risposò con Giada e nacque Lucia. All’inizio sembrava andare tutto bene, ma Rosa non riusciva a chiamare Giada mamma. Sempre “Tzia Giada” o “Zia Giada”… “La nutro e la curo come una figlia, ma ancora non mi chiama mamma,” si lamentava Giada. “Calmati, Giada! La bambina era già grande quando ha perso la sua vera mamma! Ha dei ricordi! Abbi pazienza, potrebbe ancora chiamarti mamma. E se non lo farà, pazienza, è comunque tua!” Giada però non si rassegnò. Ogni giorno cresceva in lei una profonda rabbia verso la figliastra. La caricava di lavori pesanti e la feriva con parole crudeli ogni volta che poteva. Marco sembrava cieco, non notava niente. Lavorava alla fattoria e raramente stava a casa. Quando c’era, Giada si comportava bene e Rosa non si lamentava mai con il padre. Cresceva lavoratrice, paziente e matura per la sua età. Una figliastra di cui andare fieri, eppure Giada non trovava pace.

Ricordo che quando Rosa aveva solo sette anni, la matrigna la costringeva a badare a Lucia, a trasportare pesanti secchi d’acqua dalla fontana, a curare l’orto e a mungere la mucca. Noi vicini ci dispiacevamo per lei. “Giada, cosa stai facendo? È peccato tormentare un’orfana!” cercavo di farle capire. “A questa strega non succederà nulla! Deve guadagnarsi il pane!” sbuffava Giada cattiva. Un giorno Rosa fece uno sbaglio e Giada la picchiò. Fortunatamente, me ne accorsi e la fermai. Volevo raccontare tutto a Marco, ma non osai intromettermi nella loro famiglia. Mi rimproverai a lungo per la mia codardia.

Capitò che un giorno Rosa perse di vista Lucia, che scomparve dal cortile. Venne ritrovata subito, ma Giada era fuori di sé! No, non picchiò Rosa: fece peggio… Marco quella notte aveva lavorato nei campi e tornò a casa prima del solito. Non appena notò che la figlia non era in giro, andò cercarla. Rosa non si trovava. La sua stanza era vuota e il suo letto non era stato rifatto. Marco sentì che qualcosa non andava e venne a cercarla da me. Insieme abbiamo cercato Rosa: abbiamo urlato, chiamato, persino guardato nel pozzo. Alla fine, Marco vide il lucchetto della dispensa e lo ruppe con un’ascia. Sulla cima di una pila di vecchi stracci dormiva Rosa! Marco allora picchiò duremente Giada.

Tememmo che la uccidesse e intervenimmo per fermarlo. Voleva divorziare, ma restò con Giada solo per il bene di Lucia. Da quel momento, Giada fu più tollerante con Rosa. La amava come sua figlia? No, non credo: semplicemente temeva suo marito. Con il tempo, la loro vita migliorò. Solo Rosa non parlò più dopo quell’episodio. E inutilmente Marco la portò dai migliori medici. Niente poteva aiutarla: continuava a tacere. Marco era disperato…

Infine, divorziò da Giada, prese Rosa e andò via. Continuò a pagare gli alimenti per Lucia. Gli anni passarono. Lucia crebbe, si sposò e si trasferì a Roma. Accadde un litigio con la madre e Lucia la cancellò dalla sua vita. Per Giada fu un periodo davvero difficile. Si capisce, per lei Lucia era la luce della sua vita. Così Giada iniziò a frequentare la chiesa, pregando Dio di ammorbidire il cuore della figlia. Tutto inutilmente. Lucia non scriveva né telefonava. Giada si recò da lei, ma Lucia non la fece nemmeno entrare.

Quanto a Rosa, l’ho vista qualche anno fa al funerale di Marco. Dopo la morte di Marco, decise di seppellire suo padre nel paese natale. Era cresciuta, era diventata una bellissima giovane donna e la sua voce era tornata completamente. Veniva accompagnata da suo marito e dai due figli piccoli. Lucia non si fece vedere al funerale. Si presentò dopo una settimana chiedendo alla madre di intestare la casa a suo nome. “Figliola, ma io sono ancora viva…” si sorprese Giada. “Mamma, vivi pure quanto vuoi! Ma succederà prima o poi. Meglio risolvere la questione ora e evitare problemi in futuro.” Giada ascoltò la figlia e firmò i documenti. Lucia vendette subito la casa e sfrattò la madre, appropriandosi del denaro.

Questo spezzò completamente Giada. Si ammalò gravemente e la presi con me. Entrambe trascorremmo notti insonni, immerse nei pensieri. Ero sicura che Rosa non sarebbe venuta, troppo le aveva causato la matrigna! Passeggiavo per casa fingendo di essere impegnata, ma evitando lo sguardo di Giada. Rosa arrivò a mezzogiorno. Le lasciai da sole, Giada e Rosa parlarono a lungo. Infine, uscirono dalla stanza. Giada sembrava rivitalizzata, quasi ringiovanita.

“Zia Vera, porto con me mamma Giada. Può aiutarmi a preparare le sue cose?” chiese Rosa. “Cara, grazie, ma non sono in grado di affrontare il viaggio…” “Niente paura! Con noi ti rimetterai presto! I nipoti non ti lasceranno ammalare! E sarò più felice con te accanto,” sorrise Rosa. Preparai le cose di Giada e partirono. Più tardi, Rosa mi chiamò per dire che erano arrivate bene. Continuano a telefonarmi: ora Rosa, ora Giada… Giada mi racconta la sua nuova vita, ma tace su Lucia. Io non le chiedo nulla, non voglio riaprire vecchie ferite. Ma su Rosa, sul genero e sui nipoti Giada parla con entusiasmo e orgoglio. Ascolto e penso a quanto grande, generoso e misericordioso sia il cuore di quella bambina! Ha sopportato così tanto fin dall’infanzia… Non tutti potrebbero resistere a quanto ha passato lei! Rosa si è rivelata saggia e forte: non si è mai spezzata, ha superato tutto. E il suo spirito è rimasto puro, bello e incapace di tenere rancore…

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

6 + 20 =

Di recente, la nostra protagonista è notevolmente cambiata.