La mia amica e suo marito hanno costruito una splendida casa e mi hanno chiesto un tappeto come regalo di benvenuto.

La mia amica e suo marito hanno costruito qualche anno fa una splendida casa e mi hanno chiesto come regalo per l’inaugurazione un tappeto. Tutti capiscono cosa intendo, no? Una lunga striscia fatta a mano con tessuti colorati, un percorso caldo e affettuoso dai tempi dell’infanzia fino alla vecchiaia.

Lungo la strada per la campagna, ci sono sempre state delle nonnine che “facevano mercato”. A seconda della stagione, era possibile acquistare mazzi di ravanelli ancora umidi e croccanti, appena estratti dalla terra, oppure fasci di carote (che adoro ancora), erbe aromatiche, patate, varie zucchine e enormi zucche, modesti mazzolini e grandi fasci di astri o gladioli. Conserve, marmellate, frutti di bosco, mele e così via…

La nonna Maria non andava mai al “grande mercato” lungo la strada; vendeva vicino alla sua casetta, sistemando la merce su uno sgabello centenario. Lei stava lì, seduta sulla panchina, appoggiata alla palizzata, con le mani comodamente posate sulle ginocchia, e vicino a lei c’era sempre un gatto paffuto, che si irrigidiva e piegava le orecchie ogni volta che lei lo accarezzava sulla testa.

E lì, sul suo cancello, erano appesi tappeti colorati, rotondi come grandi frittelle, e piccoli, perfetti da posizionare sulla sedia. Mi sono fermata, sono scesa dalla macchina e sono andata a chiedere.

– Buongiorno! Vende tappeti?
– Buongiorno, figliola, sì, li vendo.
– Ne ha di lunghi? Mi servono 5 metri.
– Come no. Ma devi entrare in casa, guardarli e tagliarli da sola, perché da sola non ci riesco. Tu come ti chiami?
– Sono Mila.
– Oh, Mila! Avevo una capra che si chiamava così. Io sono nonna Maria, piacere di conoscerti. Dai, andiamo.

E siamo andate “in casa”. La casetta era piccola, ma luminosa, pulita e in qualche modo chiara, come uscita da una fiaba italiana. C’era una stufa, un letto di ferro con cuscini a mo’ di montagna e una copertura tipica, proprio come faceva mia nonna durante l’infanzia nella casa di campagna, mettendo il cuscino ad angolo e coprendolo con una copertina di pizzo come una sposa.

Nel frattempo, la nonna ha cominciato a tirare da qualche parte una grande bobina. Lei era minuta, e questo rotolo era della sua altezza, e pesava ancora di più. A malapena ci siamo riuscite in due, l’abbiamo tirato e srotolato, ed era una meraviglia!

– Nonna Maria, quanto vuole per venderlo? Vorrei comprarlo, è bellissimo il suo tappeto!
– Beh, figliola, pagami quanto ritieni. È un lavoro che faccio d’inverno, quando non ho nulla da fare. Io vivo sola, non lavoro più nell’orto, sono anziana, i nipoti e i pronipoti sono cresciuti e non mi vengono più a trovare; così prendo il tè e continuo a far lavorare le mani. Ho compiuto 96 anni, ma sono ancora qui…

– Nonna Maria, davvero?! Non le darei più di 80 anni! E come fa a non avere paura di far entrare estranei in casa? E se qualcuno le facesse del male?
– Figliola, non ho più paura. Se qualcuno ha bisogno di derubare una vecchia, evidentemente ha più bisogno di me. E le mie cose preferite restano con me, nessuno può portarmele via.

Così abbiamo concluso l’affare, ho comprato il tappeto e anche qualche sua marmellata, credo. Non ricordo bene. E ho provato una sensazione, dopo tutto quell’incontro e quella casa, come se mia nonna fosse tornata a stringermi tra le braccia, e io avessi di nuovo cinque anni, per leggere insieme un libro e andare a dormire, in attesa di un’estate infinita…

Qualche volta in seguito le ho comprato altre piccole cose e le ho portato dei “regaletti”, tè con biscotti, formaggi, brioche, caramelle, piccole gioie semplici. Ogni estate, passando di lì, cercavo il suo fazzoletto azzurro. Un paio di volte ho visto una macchina davanti ai cancelli – forse erano i figli o i nipoti in visita.

L’anno scorso non hanno messo fuori lo sgabello centenario nemmeno una volta. E quest’anno, al cancello, hanno appeso un cartello con un numero di telefono e la scritta “IN VENDITA”. Non si può fermare il tempo. Nonna Maria non c’è più. La casetta con le imposte azzurre e la panchina presso la staccionata, ancora solida e ben tenuta ma ormai anziana, sarà presto venduta e probabilmente demolita per fare spazio a una nuova costruzione. I tappeti verranno buttati o regalati ai vicini, nel migliore dei casi.

Come si fa a vivere in modo da essere ricordati con affetto da qualcuno a cui hai venduto solo un “tappetino”? Temo di non diventare una brava nonnina. Mi toccherà restare eternamente giovane…

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

fourteen + twenty =

La mia amica e suo marito hanno costruito una splendida casa e mi hanno chiesto un tappeto come regalo di benvenuto.