Mi dispiace, non sono la tua sposa.
E perché lo stiamo facendo
Questo episodio è realmente accaduto e si è concluso in modo piuttosto triste per una signora. Anzi, per due signore. E tutto è iniziato in modo abbastanza banale.
I genitori di Marco volevano da tempo farlo sposare. Beh, giudicate voi – un bel giovane, robusto, lavorava come assemblatore in una fabbrica di difesa, guadagnava un sacco di soldi e, nonostante questo, era ancora scapolo.
Tra l’altro, dava solo una piccola parte del suo stipendio ai genitori, mentre il resto lo spendeva tutto per divertimenti e ristoranti e nemmeno pensava a comprare una macchina. E perché? Quando hai denaro, puoi anche andare in taxi. Insomma, una vita da sogno. Nel tempo libero dal lavoro eri sazio e allegro, e nessuno aveva il diritto di criticarti per questo. Tranne i genitori, ovviamente. Ma loro sono i genitori, quindi devono pure criticare il figlio. Così pensava Marco.
La sua mamma e suo papà, però, la pensavano in modo molto diverso. Riflessero, riflessero e decisero di affrontare la questione in maniera radicale.
Si accordarono con una donna di nome Rosetta che viveva nel cortile accanto e che aveva una figlia nella stessa situazione: teoricamente pronta per il matrimonio, ma ancora single. E Rosetta, appena dopo aver parlato con i genitori di Marco, lo incontrò in una stretta stradina. Lo attirò a casa sua con il pretesto di aiutarla a portare una borsa pesante.
Marco, essendo un bravo ragazzo, accettò di aiutarla. In segno di gratitudine, la donna lo fece accomodare in cucina, offrendo del limoncello. Tutto in maniera molto allegra e cortese.
– Noi, Marco, siamo gente semplice, – disse lei, – apprezziamo molto la gentilezza altrui. Vogliamo offrirti qualcosa per la tua disponibilità.
Marco non rifiutò, la donna insisteva così tanto. Sorseggiò un bicchierino e lei ne versò subito un altro, dicendo che era per buon auspicio.
Proprio in quel momento, entrò la figlia di Rosetta in cucina, presentandosi come Wanda. Marco sorrise sorpreso, ma fece male. Perché Rosetta lo invitò già per il giorno seguente alla festa di compleanno di sua figlia.
Marco, essendo già riscaldato dal limoncello, accettò senza troppo pensare. Era sabato, poteva fare festa.
E lo fece. Al punto che, tra una cosa e l’altra, si svegliò da loro solo la mattina dopo. E il lunedì, andò direttamente in fabbrica dalla casa di Rosetta.
La sera, tornando dal lavoro, disse ai genitori un po’ sconsolato:
– Mi sa che mi sono cacciato nei guai… Ora mi tocca sposarmi…
La mamma e il papà tirarono un sospiro di sollievo e sorrisero.
Il tempo pre-matrimoniale volò rapidamente. Come sempre quando ci sono tanti preparativi, il tempo vola. E qui si accumulò tutto: prenotare il ristorante, fare i vestiti per sposo e sposa, trovare gli anelli d’oro, quelli che piacciono alla sposa, pagare anticipatamente il trasporto per gli sposi e gli invitati… Insomma, Marco, osservando come i suoi soldi si dissolvessero senza motivo apparente, diventava sempre più cupo.
Va bene se avesse amato Wanda. Ma questo… Aveva quasi scherzato da ubriaco: “Da uomo onorevole, forse dovrei sposarmi…”, e Wanda con mamma si erano attaccate a lui come una morsa. E, ora cosa, doveva per forza rispettare una parola detta?
E Rosetta, felicissima, suggeriva:
– Marco, preparati per il rito del riscatto della sposa!
– Cosa? – si innervosì lui. – Che riscatto? Facciamo che vengo a prenderti, saliamo in auto e andiamo direttamente al comune.
– No! – insisteva la sposa. – Voglio che tutto sia fatto come dice mamma.
– Ah, come dice mamma? – sibilò attraverso i denti Marco e, per qualche motivo, ricordò di nuovo il giorno in cui si erano incontrati. Negli ultimi giorni non faceva che ricordare quel giorno, quando aveva aiutato Rosetta a portare le cose a casa. Lo ricordava e aveva dei sospetti. Intuiva che il loro incontro con Wanda non fosse stato affatto casuale ma parte di un piano ben orchestrato dalla futura suocera.
Ma, comunque, arrivò il giorno in cui Marco, con il cuore pesante, indossò l’abito da sposo e andò a prendere la sposa in auto. Come un idiota. Perché fino al cortile accanto poteva andarci anche a piedi. Ma, si sa, non si usa. Tutti devono vedere che lo sposo va a prendere la sposa.
Appena entrato nell’androne del palazzo dove viveva la giovane, le amiche della sposa gli assalirono da ogni lato, chiedendogli di pagare per ogni gradino che lo avrebbe condotto alla felicità.
Sputò mentalmente e in fretta, per toglierseli di dosso, diede alle amiche le banconote già cambiate che aveva preparato. Stava iniziando a tremare, non tanto per la cerimonia, quanto all’idea che presto al comune avrebbe dovuto mentire dicendo di amare la sposa.
Maledicendo – di nuovo mentalmente – tutto l’universo, salì al secondo piano, varcò le soglie della tanto attesa quanto temuta casa ed entrò in un appartamento dove, per qualche motivo, vide non una, ma cinque spose in piedi con i visi nascosti da un pesante velo bianco di pizzo.
E una delle amiche della sposa annunciò con importanza:
– Ora lo sposo deve indovinare subito chi tra queste spose è la sua amata Wanda. Per ogni errore, dovrà pagare una gran multa!
– Ah, devo pure pagare una multa? – mormorò alzando lo sguardo Marco, e tutti si misero a ridere, interpretando le sue parole come una battuta.
Stette un minuto intero a fissare le ragazze con odio, capendo che aveva sempre meno tempo per tirarsi indietro. Tutti pensavano che stesse cercando di indovinare chi fosse la vera sposa, mentre lui, quasi sul punto di svenire, cercava di convincersi a fare la cosa giusta.
E alla fine si decise. Scelse tra ragazze vestite di bianco una che meno assomigliava a Wanda per figura e corporatura, la afferrò forte per mano e nervosamente esclamò:
– Ecco la mia sposa!
Detto questo, si diresse velocemente verso l’uscita, tenendo stretta la mano della ragazza. Lei, prendendo il tutto per un gioco dello sposo, rise allegramente e, seguendolo, si affrettò con lui.
Tutti intorno risero di cuore e gridarono:
– Lo sposo ha sbagliato! Deve pagare la multa! Diecimila!
Mentre gridavano e ridevano, Marco con la ragazza era già uscito dall’androne e la tirava dentro l’auto noleggiata.
– Ma cosa fate? – solo allora la ragazza si rese conto, ma si sedette automaticamente con lui in macchina. – Vi sbagliate, non sono la vostra sposa!
– Lo so! – esclamò nervosamente lo sposo e ordinò subito all’autista. – Accelera! Andiamo via di qui in fretta!
L’auto partì morbidamente e la ragazza si liberò il volto dal tessuto che lo copriva in fretta.
– Cosa state facendo?! Vi siete sbagliati! Fermate la macchina!
– No, non mi sono sbagliato! – scosse la testa nervosamente e guardò la ragazza con occhi pieni di disperazione. – Non mi sono affatto sbagliato!
E lì accadde qualcosa di strano e incomprensibile. Forse la ragazza lesse nei suoi occhi qualcosa che capì, ma improvvisamente si calmò. E chiese solo con cautela:
– Sei sicuro, Marco, che quello che stai facendo sia giusto?
Marco, continuando a guardarle negli occhi, annuì disperatamente.
– Quindi non ami Wanda, per niente? – chiese ancora lei.
– Io la de-te-sto, – sussurrò Marco scandendo le parole.
– E dove andiamo adesso? – chiese la ragazza.
– Come dove? – L’autista girò la testa perplesso. – Non stiamo andando al comune?
– No, comandante… – rispose tristemente Marco. – Non stiamo andando lì.
– Non ho capito! – L’auto si fermò bruscamente.
– Ora devo trovare un posto dove nascondermi… – Marco guardò di nuovo negli occhi la comprensiva ragazza, e lei sorrise.
– Vuoi che ti nasconda io? – propose lei.
– Fermi, sposini! – esclamò indignato l’autista. – E perché non andiamo al comune? Ho tutto il vostro percorso programmato!
– Non si preoccupi, le pagheremo extra, – rispose sicura la ragazza. – Ci porti solo a questo indirizzo. – E indicò una via e una casa. E Marco confermò: – Sì! Le pagheremo! A doppia tariffa! Basta che non risponda a nessuna chiamata dai miei parenti se dovessero contattarla!
Il caos scoppiò, ovviamente. I genitori di Marco, insieme a Rosetta, provarono addirittura a denunciare la scomparsa dello sposo alla polizia. Ma lì risero solo e consigliarono di rivolgersi alla televisione per rintracciare il fuggitivo.
Marco non osò tornare a casa per due settimane, e Anna – così si chiamava la ragazza che lo salvò – divenne per la sua amica Wanda la nemica principale.
Ma dopo un paio di mesi, Marco e Anna si sposarono. E per amore reciproco. Il ragazzo subito dopo il matrimonio si tranquillizzò, diventando un marito esemplare e astemio. Perché alla fine comprò una macchina. Tuttavia, per la casa dovettero scegliere un quartiere lontano da quello dove vivevano Rosetta e Wanda.