„Non vorrei avere figli così” – mi disse la mia compagna di stanza in ospedale. Ma mantenni la calma e le diedi una lezione che non avrebbe mai dimenticato.

„Non vorrei avere figli così” – mi disse la mia compagna di stanza in ospedale. Ma mantenni la calma e le diedi una lezione che non avrebbe mai dimenticato.

Quel giorno rimarrà per sempre impresso nella mia memoria. Il giorno in cui ho tenuto per la prima volta tra le braccia i miei figli. Due piccoli esseri caldi e fragili – così delicati, così preziosi. Ero pronta a proteggerli da tutto il mondo. Ma la prima prova arrivò prima del previsto – proprio in ospedale.

La mia compagna di stanza, una donna sulla quarantina, aveva appena dato alla luce la sua seconda figlia. Il marito veniva spesso con mazzi di fiori costosi, i parenti portavano regali – sembrava che la sua vita fosse perfetta.

„Come ti senti?” mi chiese mentre scorreva le notizie sul telefono, mentre io sistemavo con delicatezza uno dei miei figli nella culla.

„Felice” risposi sinceramente.

Guardò i miei bambini e sulle sue labbra apparve un sorriso strano.

„Sinceramente, io non vorrei figli così” disse con indifferenza.

„Così come?” chiesi bruscamente, incredula per ciò che avevo appena sentito.

„Beh, uno ha una grossa voglia su metà del viso, l’altro sembra così debole… Solo problemi. Nella nostra famiglia certe cose non si accettano” scrollò le spalle con noncuranza.

La gola mi si seccò. Stringevo a me il mio figlio più piccolo, che si era appena mosso, e sentii crescere dentro di me la rabbia.

„Scusa, ma hai appena detto che rinunceresti a tuo figlio se non fosse…” – feci una pausa, scegliendo attentamente le parole – „abbastanza ‘perfetto’ per te?”

„Ovviamente” rispose come se stessimo parlando della scelta di un passeggino e non del destino di esseri umani. „Il mondo è crudele. Perché esporre consapevolmente un bambino alle prese in giro? Sarà difficile per lui. Rendi la vita più difficile sia a lui che a te stessa.”

Presi un respiro profondo.

„E se tua figlia fosse nata con qualche caratteristica particolare?”

Lei rise leggermente.

„Una donna intelligente deve pianificare. Abbiamo fatto tutti i test, tutti gli esami. Era tutto sotto controllo.”

La guardai dritta negli occhi.

„E se – Dio non voglia – le accadesse qualcosa? Una malattia, un incidente? Se il suo aspetto cambiasse? O se un giorno ti desse un nipote ‘non perfetto’?”

Il suo sorriso si irrigidì e nei suoi occhi lampeggiò per un istante l’incertezza.

„Non accadrà.”

„Ne sei così sicura?” chiesi con calma. „I bambini crescono assorbendo i nostri valori. Se imparano ad amare solo la ‘perfezione’, come puoi essere certa che un giorno non decideranno che anche *tu* non soddisfi più le loro aspettative?”

Il suo volto impallidì.

„È un’assurdità…”

„È logica” risposi a bassa voce.

Da quel momento non mi rivolse più la parola. Ma il giorno delle dimissioni, mentre raccoglievo le mie cose, notai come guardava la sua neonata. E nei suoi occhi c’era qualcosa di nuovo – forse, per la prima volta dopo tanto tempo, una vera consapevolezza che tra le sue braccia non teneva un ideale, ma una vita.

Forse non capirà mai davvero che la bellezza non risiede nella perfezione. Ma ero sicura di una cosa: i miei figli cresceranno imparando ad amare – non per l’aspetto, non per la convenienza, ma per l’anima.

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