Il cane che mi ha ridato la vita dopo il tradimento

Cane che mi ha ridato la vita dopo il tradimento

Ero felice con Chiara.
Con mia moglie Chiara ci siamo sposati per amore, nonostante tutte le avversità. I nostri genitori erano contrari al nostro matrimonio: la sua famiglia non aveva soldi, e anche la mia non godeva di una grande ricchezza, ma avevamo l’amore. Gli unici a supportarci sono stati i nostri amici.

All’inizio le cose non sono state facili. Non riuscivamo a trovare un appartamento perché eravamo studenti senza un reddito fisso. Vivevamo da amici, un mese da uno e poi da un altro. Lavoravamo come potevamo, risparmiando ogni centesimo.

Quando finalmente abbiamo ricevuto i nostri primi stipendi, abbiamo affittato una piccola mansarda. D’inverno era fredda, il tetto perdeva, ma per noi era un vero palazzo. Perché al nostro fianco c’era la persona amata, e pensavamo che non ci servisse nient’altro.

Col tempo, ci siamo ripresi, siamo laureati, abbiamo trovato lavori dignitosi, comprato un appartamento spazioso e una macchina. È nata nostra figlia. Abbiamo cercato di darle il meglio, e quando è cresciuta, l’abbiamo mandata a studiare all’estero. Si è adattata rapidamente alla nuova vita, e adesso va alla grande.

Credevo che anche tra me e Chiara tutto andasse bene.

Mi sbagliavo.

Un tradimento inaspettato
Quando mi ha detto che se ne andava, non riuscivo a crederci.

Pensavo fosse uno scherzo di cattivo gusto, un modo per mettere alla prova il mio amore, per vedere la mia reazione.

Ma no.

Silenziosamente, ha raccolto le sue cose, si è cambiata, ha preso una valigia dall’armadio, in cui un tempo conservavamo decorazioni natalizie, e si è diretta verso la porta.

– Mi dispiace, – ha detto soltanto.

Ed io guardavo mentre attraversava la soglia, mentre chiudeva la porta dietro di sé… e in quel momento la mia vita è crollata.

Il dolore che straziava l’anima
Il giorno dopo non riuscii nemmeno a alzarmi dal letto. Chiamai il lavoro, dissi di essere malato, e rimasi a letto per una settimana intera.

Stringevo tra le mani il cuscino di Chiara, su cui era rimasto il suo profumo. Lo respiravo, sperando che, se mi fossi aggrappato al passato abbastanza a lungo, non sarebbe svanito.

Ma svanì.

Cessai di mangiare, smisi di notare ciò che mi circondava.

E l’unico essere vivente che continuò a credere in me fu il mio cane Leo.

Non mi ha permesso di arrendermi
Leo girava per casa, mi guardava negli occhi e mi spingeva con la zampa. Aspettava che mi alzassi, che andassimo a passeggiare, come sempre facevamo.

Uscì per la prima volta nella vita indossando un vecchio tuta sportiva, con la barba incolta, totalmente apatico.

Quando tornammo, mi sdraiai di nuovo a letto.

E allora successe qualcosa che non mi aspettavo.

Leo smise di mangiare.

Mettevo la sua ciotola davanti a lui, e lui si sdraiava accanto, guardandomi in silenzio con i suoi occhi caldi.

Rifiutava anche di uscire per la passeggiata.

In quel momento capii: non era solo triste, stava cercando di mostrarmi che dovevo rimettermi in sesto.

Era come se cercasse di dire: «Non puoi semplicemente arrenderti».

Mi costrinsi ad andare in bagno, a fare una doccia. Non appena uscii, Leo si avvicinò alla sua ciotola e iniziò a mangiare.

Aspettava che facessi il primo passo.

Così iniziò il mio ritorno alla vita.

Il destino orchestrato dal cane
Continuai a lavorare, caricandomi di impegni per pensare meno.

Ma la sera, quando la casa diventava troppo silenziosa, l’isolamento mi travolgeva.

Leo lo percepiva. Si sdraiava accanto al letto, mettendo la testa sotto il mio braccio, come per ricordarmi: «Non sei solo».

Passarono mesi. Un giorno, mentre passeggiavo con lui nel parco, allentai il guinzaglio, e lui improvvisamente si lanciò.

Mi spaventai e corsi dietro di lui.

E lì lo vidi fermarsi davanti a un uomo sconosciuto – all’incirca della mia età, con un altro cane. Leo si sedette pacificamente accanto a lui e quest’ultimo, sorridendo, gli accarezzò la testa.

Mi fermai, ansimando.

– Che cane meraviglioso, – disse lo sconosciuto. – L’ho già visto qui. Ma la padrona non la vedo mai.

Non potei fare a meno di sorridere.

Così conobbi Marco. O meglio, così ci presentò Leo.

All’inizio ci vedevamo solo durante le passeggiate.

Poi ci siamo presi un caffè.

E poi il caffè si è trasformato in vino.

Poi abbiamo capito che non volevamo più restare soli.

Un giorno, in un sabato qualsiasi, presi tutto ciò che mi ricordava Chiara, lo misi in una scatola e lo portai via.

E finalmente, dopo molto tempo, sentii di respirare davvero.

Adesso io e Marco stiamo insieme, ma non ci affrettiamo: viviamo nel nostro ritmo e godiamo dei momenti.

Ma so una cosa: se non fosse stato per Leo, sarei rimasto nel buio in cui mi trovavo dopo il tradimento.

Il mio amico, il mio fedele cane, mi ha mostrato che la vita continua.

E, forse, davanti a me ci sono cose meravigliose.

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