A PIEDI VERSO LE STELLE
– Colombo, è pronto il pranzo. – La domestica spinse il carrello nella stanza. Giulia aprì leggermente gli occhi e girò la testa con riluttanza verso la porta.
– Non voglio. Grazie. – Rispose lei.
– Ma su, signorina, avete bisogno di riprendere le forze. – Subito dopo l’infermiera entrò il dottore nella stanza.
Giulia restò in silenzio. L’infermiera posò in fretta un piatto di minestra e un bicchiere di tè sul comodino. Sussurrò:
– Mangia, dai, Massimo ha ragione. – E rapidamente lasciò la stanza.
– Come ti senti oggi? Primaverile? – sorrise Massimo.
– Non direi. – Rispose Giulia tristemente, voltandosi verso la finestra.
– È un bene. – Ignorando il tono della paziente, continuò il dottore. – L’operazione è fissata per domani. – Disse poi, più seriamente.
– Le probabilità aumenteranno? – Chiese Giulia, girandosi.
– Senza dubbio. Anche se non possiamo ancora parlare di completo recupero. – Ammette Massimo.
– Potrò camminare? – Giulia si irrigidì.
– Non voglio illuderti… – Dopo una pausa, rispose Massimo. – Ma è fondamentale usare tutte le opportunità.
– Capisco… – Giulia si voltò di nuovo. Non sentì Massimo uscire, né sentì gli uccelli che cinguettavano allegri fuori dalla finestra.
L’incidente fu terrificante. Alla guida c’era l’amica di Giulia, Maria. Cercando di evitare un’auto che veniva in direzione opposta, Maria girò bruscamente il volante, l’auto sbandò sulla strada scivolosa, non si riuscì ad evitare la collisione. L’impatto principale fu dal lato del passeggero. Giulia riprese conoscenza solo in ospedale. Come seppe in seguito, Maria aveva subito meno danni, una frattura al braccio, una commozione cerebrale. Giulia aveva diverse costole rotte, una frattura esposta alla gamba e, soprattutto, una lesione alla colonna vertebrale. Le previsioni non erano confortanti, le possibilità che Giulia potesse camminare di nuovo erano minimali. Forse qualcun altro si sarebbe accontentato solo di essere sopravvissuto, ma per Giulia il mondo smise di esistere in un istante. La danza era tutto per lei: vita, sostentamento e ispirazione. Muoversi era per lei come respirare è per altri. E adesso?
Un altro duro colpo fu la reazione di Marco. Stavano insieme da due anni e di recente Marco aveva chiesto a Giulia di sposarlo. Due settimane fa, quando Marco era seduto qui, accanto a Giulia, lei capì senza bisogno di parole che il matrimonio non ci sarebbe stato. Quando Giulia raccontò le previsioni dei medici, Marco rimase seduto a pensare, guardando a terra, poi disse, in modo incerto:
– Devi comunque pensare al meglio. Si sistemerà tutto.
Nei tre giorni successivi non si fece vedere. Poi arrivò un breve messaggio da lui: «Mi dispiace. Io non posso». L’ultima sottile speranza in Giulia si spezzò. Giulia non piangeva più, con occhi vitrei guardava il soffitto bianco, immaginando che proprio in quel momento quel soffitto si sarebbe abbattuto su di lei e tutto sarebbe finito.
La mamma, accarezzandole la mano, cercava di consolarla, di sorridere, diceva che non era ancora tutto perduto e che dovevano lottare insieme. Ma Giulia vedeva gli occhi della madre rossi di pianto, lacrime versate fuori dalla stanza. Massimo, il medico curante, anche lui continuava a ripetere che dovevano combattere.
– Perché? – chiese un giorno Giulia.
– Per essere felice. – Rispose semplicemente Massimo.
– Non sarò mai più felice. – Rispose Giulia. Massimo la guardò attentamente:
– Sarai felice. Ma dipende da te più che da chiunque altro. Non ho molta esperienza, ma ho incontrato persone che hanno superato l’impossibile, che hanno lasciato in queste stanze anche malattie incurabili, perché volevano vivere, volevano gioire della vita e volevano essere felici.
Giulia non rispose. Non voleva vivere. Non così. E quale felicità poteva esserci? – avrebbe chiesto al dottore, ma decise di non continuare la conversazione. Alla fine, probabilmente è pratica comune per i medici incoraggiare i pazienti.
– Non dormi? – Massimo aprì piano la porta, lasciando entrare un fascio di luce nella stanza buia.
– No. – Rispose Giulia, senza nemmeno notare che il dottore si era rivolto a lei con confidenza.
– Sei in ansia? – Chiese, sedendosi sulla sedia accanto alla finestra.
– No. – Giulia alzò le spalle.
– Puoi immaginare che l’incidente non sia mai avvenuto. Ecco, dieci anni dopo. Come sarebbe stata la tua vita? – Chiese Massimo, guardando fuori dalla finestra.
– Non lo so. Forse sarei ancora esibendomi. O forse avrei già smesso e sarei andata a portare mia figlia a danza. – Giulia sorrise appena, ma poi si ricordò che non ci sarebbe stato alcun matrimonio. – Sa, mi ha lasciata. Subito dopo averlo saputo, mi ha lasciata.
– Chi? – Massimo aveva già capito la risposta. – Pensi che ti amasse?
– Non lo so. – Giulia scrollò le spalle di nuovo. – Forse solo nei film romantici amano così tanto da seguire qualcuno nei momenti peggiori, mentre nella vita reale promettono solo di prendere una stella dal cielo, ma in realtà… – Giulia si fermò. Massimo era un uomo. Piuttosto giovane e attraente, come Giulia aveva appena notato. Probabilmente aveva moglie o fidanzata e sicuramente si comportava diversamente con lei. Non si sarebbe mai fatto spaventare in una situazione del genere. Era lì, anche lui a sostenere qualcuno che conosceva appena.
– Va bene, Colombo, dormi. Anche per te ci saranno stelle. – Massimo uscì. Giulia guardò fuori. Un pezzo di cielo stellato era visibile. “Magari cadesse una stella” – pensò Giulia, ma nessuna stella cadde, almeno non prima che lei si addormentasse.
– Come stai? – Massimo stava davanti al letto di Giulia. – Federico ha detto che l’operazione è andata bene.
– Forse. Ma non sento comunque le gambe. – Giulia sospirò.
– Guarda cosa ti ho portato. – Massimo le porse una scatolina. Giulia aprì e sorrise. La scatola era piena di piccole stelle luminose di coriandoli. – Se ti alleni con determinazione, arriverai tu stessa a vere stelle a piedi. – Promise il dottore.
La riabilitazione fu lunga, estenuante e, secondo Giulia, sembrava inutile. Massimo, Giulia ormai lo chiamava solo per nome, passava spesso da lei. Parlottavano come vecchi amici su mille argomenti. Massimo sapeva distrarre Giulia dai pensieri tristi, e lei iniziò addirittura a credere nelle sue parole che gli sforzi non sarebbero stati vani.
– Come va oggi? – Massimo entrò nella stanza dopo gli esercizi quotidiani di Giulia, durante i quali l’infermiera cercava di ridare vita alle gambe di legno.
– Niente di che. – Giulia allargò le braccia.
– Il lillà è fiorito. – Massimo le porse un ramoscello soffice nascosto dietro la schiena. Giulia inspirò il fresco profumo pizzicante. Poi con entusiasmo infantile cercò un fiore a cinque petali.
– Anche qui nulla. – Giulia fece il broncio e alzò gli occhi.
– E qui? – Massimo le porse un’altra piccola scatola. Lei sorrise, pregustando un’altra manciata di stelle. Ma, aprendo la scatola, rimase per un attimo immobile. Su un anello, alla luce del sole, brillava un’altra stella – un piccolo gemma.
– Vuoi sposarmi? – Chiese Massimo, quando Giulia alzò lo sguardo dall’anello a lui. Giulia restò in silenzio. Massimo esalò con ansia e si sedette accanto a lei.
– Ti sei seduto sul mio piede… – disse piano Giulia. – Ti sei seduto sul mio piede! – Gridò lei e scoppiò a ridere. – Mi hai pestato il piede! Io lo sento! Io sento il piede!
Massimo balzò in piedi ridendo anche lui. E Giulia scoppiò in lacrime. Sorrideva, ma le lacrime le rigavano il viso.
– Cos’hai? Fa male? – Chiese preoccupato Massimo. Giulia scosse la testa:
– Ricordi, ti ho detto che non sarei mai stata felice. Lo pensavo davvero. Ma oggi c’è tanta felicità. E se tu non hai avuto paura di chiedere la mano di una zoppa, spero di non spaventarti come una piagnucolona? – Giulia rise di nuovo.
– Non mi spaventa niente. – Rispose Massimo, guardando con dolcezza la sua fidanzata.
***
– Mamma, hai visto? Ce l’ho fatta! – Sofia corse verso la panchina dove era seduta Giulia.
– Certo che ho visto. E ho filmato tutto per tuo padre. Sei stata bravissima. – Giulia abbracciò la sua bambina.
– La maestra Olga ha detto che danzerò al centro del palco. – Si vantò Sofia. – Significa che sono la migliore?
– Certo. – Giulia sussurrò e fiduciosamente aggiunse a bassa voce. – Ma shhh, se ti vanti troppo, non andrà bene. – Sofia annuì comprensiva. – Ora raccogliamo tutto, andiamo a prendere papà al lavoro.
Sono passati dieci anni. Giulia non è più riuscita a danzare su un grande palco, ma al suo matrimonio ha ballato egregiamente. Come notò Massimo, sicuramente meglio di lui. Il percorso verso le stelle fu lungo per Giulia, ma insieme a Massimo, ce l’hanno fatta. E per non dimenticare mai questo, e ricordare che bisogna sempre sperare e sognare, qualsiasi cosa accada, Giulia propose di decorare il soffitto della camera da letto come un cielo stellato. Massimo fu d’accordo. Aprendo gli occhi al mattino, Giulia sapeva per certo che si potevano toccare le stelle, basta volerlo davvero. Qualsiasi stella, sempre.