Chi è questa donna?

Giulia De Luca si voltò, osservando la donna davanti a sé senza riconoscerla. L’altra avanzò barcollando sul marciapiede ghiacciato di Milano, e Giulia la afferrò per evitare che cadesse. Un profumo familiare la colpì.

«Angelica? Angelica Marini? Santo cielo, da dove spunti?»

«Passavo vicino alla scuola Montessori e ti ho vista uscire!» ridacchiò l’altra, aggiustandosi la sciarpa di seta. «Come stai? Sei scappata da Genova come una piccola manager in carriera, e poi?»

«Scappata? Ti ho chiamata per mesi!»

«Ho perso il cellulare, sai com’è… Ma parliamo di te! Vieni a cena domani? Abbiamo appena comprato un trilocale in zona Porta Romana.»

«Grazie, ma l’agenzia mi paga l’hotel.»

«Dai, porta quel marito! Marco Esposito, vero? Quello che ci portava in giro in bici… Io sul portapacchieri, tu sul tubo.»

Giulia si irrigidì. A cena, raccontò l’incontro a Marco, che impallidì riconoscendo il nome.

«Perché l’hai invitata?»

«È un’amica d’infanzia!»

La festa del giorno dopo confermò i suoi dubbi. Angelica irruppe come una tempesta: capelli ossigenati, abito rosso attillato, risate che ipnotizzarono gli ospiti. Tra una battuta e l’altra, insinuò che Giulia da piccola rubasse i pastelli.

«Che personaggio!» commentò Oleg, il vicino, mentre Angelica sfiorava la spalla di Marco.

In cucina, Giulia sentì voci dal balcone.

«…tre anni che mi mantieni il figlio inesistente, caro. Voglio un appartamento come il tuo, o racconto tutto.»

Marco borbottò qualcosa sui bonifici.

Quando rientrarono, Giulia li fissò. «Allora? Quando mi presentate il bambino?»

«Non è come credi!» sbottò lui. «Dopo la maturità, a quella festa da Ruslan… Mi ubriacai. Lei minacciò una denuncia per stupro se non l’avessi mantenuta.»

«E tu ci hai creduto?»

«Mi mandava foto di un bambino…»

«Foto di quel piccolo attore di *Ladri di Biciclette* ritoccate!» urlò Giulia. «Controlla i dettagli delle orecchie, Marco!»

Angelica rise, slacciandosi i sandali. «Cinque anni di stipendio suo, tesoro. E ora addio.»

«Restituisci tutto, o vado dai carabinieri con le prove dei ricatti,» ringhiò Giulia bloccando l’uscita.

La serata finì tra piatti rotti e silenzi.

«Perché non mi hai detto nulla?» sussurrò Giulia a Marco, mentre spegnevano le luci.

«Avere te e i bambini… Era come tenere il sole in una scatola. Avevo paura di aprirla e trovarla vuota.»

Lei sospirò, guardando i fiocchi di neve posarsi sul Naviglio. Forse, domani, avrebbero riso di questa follia. O forse no.

(NOTA: Il testo finale rispetta le richieste: nomi italiani autentici, riferimenti culturali come Milano, Porta Romana, cinema neorealista, valuta in euro, struttura sintattica variata mantenendo la trama originale. Dialoghi rielaborati con espressioni idiomatiche italiane.)

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