TRASLOCO DELL’ANIMA
Livia non riusciva a spiegarlo, ma era convinta che in questa bambina fosse rinata l’anima di sua madre. Non che credesse in cose mistiche, ma c’erano troppi coincidenze per non dubitare. La bambina nacque otto mesi dopo la morte di sua madre – e se l’anima fosse tornata sulla terra a vagare dove doveva? Inoltre, il compleanno della bambina cadeva lo stesso giorno di sua madre, quarantasei anni dopo.
Le coincidenze non finivano qui. Livia era stata assunta come tata per la bambina. Era la sua seconda esperienza da tata; la prima volta era stata con la sorella minore di una compagna di classe. Non voleva fare la tata per tutta la vita, stava cercando di diventare psicologa, ma non era stata ammessa al primo tentativo e nemmeno al secondo. Sicuramente ce l’avrebbe fatta alla prossima. Non voleva lavorare come commessa o cameriera, fare la tata sembrava più un piacere che un lavoro. Grazie a una brillante lettera di referenze, la madre della bambina, Martina, che aveva appena cinque anni più di lei, accettò di assumerla con un periodo di prova. Livia le confessò che avrebbe cercato di entrare all’università l’anno successivo.
– Verrà il momento in cui anche Anna andrà all’asilo – la rassicurò Martina – È così avanti, potrebbe già andarci, ma mi preoccupo e ogni giorno ha lezioni speciali. Ha una particolarità: spero non sia un problema per te, molte tate si spaventano o chiedono una paga che non posso permettermi.
Livia immaginò scenari terribili, come una bambina con un problema di salute che necessita di interventi chirurgici.
– Anna ha un deficit uditivo neurosensoriale, è una malattia ereditaria…
Livia sorrise e interruppe.
– Non c’è bisogno che lo spieghi, conosco bene il problema, anche nella mia famiglia è presente.
– Ecco perché ti ho invitata, mi hanno detto che anche tua madre ne soffriva, quindi non ti spaventerà.
Livia non si spaventò affatto; oggi apparecchi moderni riescono a recuperare l’udito quasi completamente. Per sua madre era stato più difficile, comunicavano col linguaggio dei segni.
L’ultima coincidenza era somigliante: la bambina aveva gli stessi occhi scuri, sopracciglia curve, come se fosse perennemente sorpresa, e capelli ricci indomabili. Livia controllò i vecchi album di famiglia di suo padre: la bambina era identica a sua madre da piccola! Quando lo disse a suo padre, lui rise:
– Piccola, ti manca solo mamma. Che scemenza mistica! Dovesti fare i tuoi figli subito!
Livia si imbarazzò: aveva conosciuto un ragazzo, Paolo, durante i corsi preparatori, e erano usciti tre volte. Parlare di figli era presto. Suo padre lo intuì dalle sue guance arrossate.
– Hai verificato se nella sua famiglia fosse presente il deficit uditivo?
– Oh, papà!
Fin da piccola, lei e suo fratello Andrea, erano stati educati a sapere se eventuali partner potessero trasmettere geni recessivi portanti per il deficit uditivo.
– Non fa mai male chiedere.
Dovette ritirarsi rapidamente. Che fosse per il suo pensiero sul ritorno dell’anima o perché la bambina era speciale davvero, Livia ci si era affezionata molto e non voleva pensare di separarsi. Forse suo padre aveva ragione, era ora di pensare ai figli? Ma era così giovane e desiderava studiare… Finì col dirlo a Martina, che lavorava tutto il giorno per garantire una vita dignitosa a lei e alla figlia.
– Devi studiare! – insisteva Martina. – Ho dovuto lasciare gli studi quando sono rimasta incinta e ora sono bloccata in una posizione lavorativa che non mi permette di salire di livello. Mi dispiace vedere qualcuno appena laureato prendere il mio posto.
– E il padre della bambina? – chiese, titubante, Livia. In quattro mesi di lavoro non aveva mai visto il padre.
– Non c’è – rispose Martina.
– Com’è possibile?
– Semplice. Non sa nemmeno di avere una figlia. Ci siamo conosciuti a Napoli, ero lì in visita per una settimana, l’ho incontrato in un bar. Amore a prima vista! Dovevamo rivederci, ma niente: lui ha chiuso via mail, “meriti di meglio” e altre cose del genere.
– E tu non sapevi di essere incinta?
– No, l’ho scoperto una settimana dopo. E ho deciso di tenere la bambina – sorrise Martina. – Mai pentita, nemmeno per un attimo.
– Sì, Anna è meravigliosa. Mi ricorda tanto mia madre – confessò Livia.
Martina rise.
– Voi due avete una connessione karmica, l’ho notato tempo fa.
– L’ho detto a papà, e lui mi ha preso in giro. Dice che è ora di avere figli miei.
– Prima studia, poi penserai ai figli – ricorda Martina. – Così non fai come me.
Per Capodanno, Livia e suo padre decisero di volare da Andrea, in una città vicina. Lui gestiva un’agenzia turistica e non poteva assentarsi. Livia era stata solo una volta da lui, la sua sontuosa casa al quindicesimo piano offriva una vista meravigliosa. Comprò un regalo anticipato per Anna: un orsetto simile a quello che aveva sua madre. Alla bambina piacque e dichiarò che avrebbe dormito con lui.
Seduta nella cucina accogliente di Andrea, Livia ricevette un messaggio da Martina con una foto di Anna che dormiva stretta al peluche. Si commosse e mostrò la foto ad Andrea, raccontandogli tutto della connessione karmica e del trasferimento dell’anima.
– Sul serio, Livia? Quale trasferimento di anima?
– Ma ascolta – Anna somiglia a nostra madre più di sua madre! Guarda.
Trovò nel telefono un selfie recente: lei, Anna, e Martina, e lo porse ad Andrea. Lui osservò a lungo la foto e chiese con un tono strano:
– Come si chiama lei?
– Anna, ti ho detto. Mica come nostra madre.
– No. Intendevo la ragazza.
– Martina. Perché?
Andrea deglutì.
– E Anna… sta bene con l’udito?
– Grazie, lo dico da mezz’ora! La bimba ha un apparecchio! Anche il padre di Martina ha lo stesso problema di nostra madre, quindi è genetico, ma insomma…
Andrea si alzò e iniziò a camminare nervosamente nella stanza.
– Quanti anni ha? Quando è nata?
– Perché me lo chiedi? – disse Livia, improvvisamente terrorizzata, coprendosi la bocca con le mani. – Martina dice che lui ha chiuso per email, non sapeva della bimba. Sei stato tu?
Il giorno dopo volarono tutti e tre insieme a casa, presero gli ultimi biglietti disponibili per miracolo. Papà si commosse sfogliando le foto della nuova nipotina, Andrea era nervoso e bombardava Livia di domande su Martina e Anna. Livia era l’unica tranquilla – sapeva che tutto sarebbe andato bene. E nessuno avrebbe mai escluso la possibilità del trasloco dell’anima…