Mi chiamo Andrea e quello che sto per raccontare mi sembra ancora un soggetto da film o da romanzo d’amore. Ma è la mia vita reale. Una storia a cui non avrei creduto se non l’avessi vissuta dall’inizio alla fine.
Avevo solo 14 anni quando lei entrò nel mio mondo, diventando la mia nemica numero uno. Si chiamava Lucia. Frequentavamo la stessa scuola a Firenze, sedevamo quasi vicini, e non passava giorno senza che tra noi scoppiasse qualche confronto. Sembravamo vivere in un universo parallelo fatto di odio, creato solo per noi due.
Le nostre liti infantili erano assurde, ma accanite: io le mettevo un gesso sulla sedia, lei nascondeva il mio astuccio o versava colla nei miei colori durante la lezione di disegno. Una volta, mentre ero in palestra, Lucia nascose le mie scarpe e dovetti tornare a casa con delle pantofole femminili prese dal guardaroba. Tutta la scuola rideva. Ovviamente, non mi feci attendere per vendicarmi. Era come una competizione tra noi per vedere chi riusciva a far infuriare di più l’altro. Nessuno di noi ricordava più come fosse iniziato tutto. Semplicemente una cosa aveva portato all’altra, e così per anni.
Tutto cambiò improvvisamente, quasi inaspettatamente, all’ultimo anno di scuola. Entrambi avevamo ormai 18 anni. Un giorno Lucia mi avvicinò dopo le lezioni. Sul suo volto non c’era la solita derisione, nella voce non c’era traccia di rabbia. Disse: “Basta. Parliamone e basta. Sono stanca”. E per la prima volta in tutti quegli anni, sentii nella sua voce una stanchezza vera.
Ci sedemmo su una panchina dietro la scuola e parlammo per quasi un’ora. Senza accuse, senza battibecchi. Semplicemente un dialogo adulto. In quel momento, quando ci guardammo negli occhi in modo sincero, iniziò qualcosa di nuovo. Era come se ci fosse stata tolta una maledizione e davanti a me non c’era più una nemica, ma una persona. Molto viva, interessante, sensibile, reale. Improvvisamente notai come i suoi occhi brillassero, la sua intelligenza e quanta passione avesse.
Da quel giorno tutto cambiò. Cominciammo a parlare più spesso. All’inizio come amici. Scoprimmo di avere molte cose in comune: amiamo gli stessi libri, entrambi appassionati di programmazione, adoriamo il vecchio cinema italiano. Discutemmo di tutto, dai pettegolezzi scolastici al senso della vita. E poi, senza neanche accorgercene, iniziammo a passeggiare la sera, andare insieme alle gare, ridere, ma insieme.
Mi resi conto di essermi innamorato. Non subito, ma intensamente. Proprio di quella Lucia che un tempo avrei voluto non avere accanto. Un giorno trovai il coraggio di chiederle di stare insieme. Rimase sorpresa, ovviamente – come non esserlo se per tutta la vita si era stati come cane e gatto? Ma lei accettò. Semplicemente: “Proviamo.” E provammo.
Da allora sono trascorsi cinque anni. Ci siamo laureati in informatica all’Università di Roma, e ora viviamo insieme, costruendo la nostra carriera e preparandoci al matrimonio. Abbiamo piani seri, ma nell’animo siamo ancora quegli adolescenti – solo che abbiamo imparato ad ascoltarci senza trasformare le divergenze in ostilità.
Ricordiamo spesso il nostro passato scolastico – ridendo e con un po’ di imbarazzo. A volte ci prende il sorriso sapendo che abbiamo quasi rischiato di perderci per delle sciocche liti. Ma, forse, è proprio questo percorso che ci ha insegnato l’amore vero. Un amore che nasce dalla comprensione, dal perdono e dal rispetto.
Ora lo so con certezza: l’odio non è sempre la fine. A volte è solo un’emozione letta male, un’esperienza vissuta nel modo sbagliato. A volte dietro l’aggressività si nasconde qualcosa di molto più profondo.
Se qualcuno mi avesse detto allora, a 14 anni, che quella ragazzina impertinente sarebbe diventata il senso della mia vita – avrei girato il dito alla testa. E ora? Ora sono grato al destino che proprio lei sedeva accanto a me. E che un giorno decise di avvicinarsi e dire: “Basta”.
Nella vita succede di tutto. Non abbiate fretta di mettere un punto. A volte dietro l’odio si cela l’amore. E se rischiate – può accadere un miracolo. Come è successo a noi.