Un incontro con l’ex moglie che tingeva di verde le guance per l’invidia.

Marco incontrò la sua ex moglie e, per l’invidia, le guance gli si tinsero di verde. Serrò lo sportello del frigorifero con tale forza che tutto il contenuto tremò per il colpo. Uno dei magneti attaccati alla porta si staccò con un rumore sordo e cadde sul pavimento.

Giulia stava di fronte a lui, pallida, con le mani chiuse a pugno.
— Allora, ti senti meglio? — sospirò, sollevando il mento.
— Mi hai davvero stancato, — disse Marco, trattenendo le emozioni mentre tentava di parlare pacatamente. — Che vita è questa? Senza gioia, senza futuro.
— Quindi, di nuovo la colpa è mia? — sogghignò amaramente Giulia. — Certo, non è come nei tuoi sogni.

Marco voleva dire qualcosa, ma fece solo un gesto con la mano. Aprì una bottiglia d’acqua minerale, bevve un sorso e la posò sul tavolo.
— Marco, non restare in silenzio, — disse Giulia con voce tremante. — Dimmi almeno una volta chiaramente cosa non ti va bene?

— Cosa c’è da dire? — ribatté con un ghigno. — Sono stufo di tutto questo. Al diavolo!
Per alcuni secondi rimasero a fissarsi in silenzio. Infine, Giulia fece un profondo respiro e si diresse verso il bagno. Marco cadde pesantemente sul divano. Dall’altra parte della porta si sentì il rumore dell’acqua che scorreva: Giulia aveva aperto il rubinetto forse per mascherare le proprie lacrime. Ma a lui non importava.

La vita, diventata ormai routine

Si erano sposati tre anni fa. All’inizio vivevano nell’appartamento di Giulia, ereditato dai suoi genitori, poi si erano trasferiti in una casa di campagna, intestando l’appartamento alla figlia. Vivevano in uno spazio ampio ma non ristrutturato, con mobili che ricordavano ancora gli anni passati.
Inizialmente Marco era soddisfatto: la casa era nel centro della città, comoda per il lavoro. Ma con il tempo tutto aveva iniziato a dargli fastidio. A Giulia piaceva il suo “castello di famiglia” con le tappezzerie marroni e il vecchio buffet ereditato. Marco invece percepiva tutto come stagnante.

— Giulia, parliamoci chiaro, — ripeteva. — Non vorresti cambiare questo orribile linoleum giallo? Rinnovare gli interni, renderli moderni?
— Marco, al momento non abbiamo soldi extra per i lavori, — rispondeva tranquilla. — Anch’io sogno dei cambiamenti, ma aspettiamo il bonus.
— Aspettare?! Ecco tutta la tua filosofia — sopportare e aspettare!
Marco spesso ricordava come si fosse innamorato di Giulia. All’epoca era una studentessa timida dai sinceri occhi azzurri e con un sorriso delicato che lo affascinava. Diceva agli amici: «È un bocciolo che sboccerà». Ora invece sembrava che il fiore non fosse mai sbocciato e fosse ormai appassito.

Giulia non si considerava insignificante. Semplicemente viveva come riteneva giusto, trovava gioia nelle piccole cose — una tazza di tè alla menta, un tovagliolo nuovo, una serata tranquilla con un libro. Ma Marco vedeva tutto come stagnante e monotono.

Non avevano fretta di divorziare — Marco non voleva tornare dai suoi genitori e, per il momento, vivere separati non sembrava possibile. La madre di Giulia, signora Carla, era sempre dalla parte della nuora:

— Figliolo, Giulia è una brava ragazza. Sii contento di avere una casa.
— Mamma, non capisci niente! — si infastidiva Marco.
Il padre scuoteva solo la testa:
— Lascia che se la sbrighino da soli.
A casa Marco si sentiva sempre più distaccato: «È come un’ombra, un fantasma grigio…», pensava. In una delle liti esplose:
— Vedevo in te un bellissimo fiore! E ora? Vivo con un bocciolo ghiacciato…

Quella volta Giulia pianse per la prima volta dopo mesi.
E così, quel giorno in cui tutto sembrava crollare, Marco disse sottovoce:
— Giulia, sono stanco.
— Di cosa? — chiese lei.
— Di questa vita, della routine infinita.

Giulia prese la borsa e uscì. Marco sperava che lei tornasse e chiedesse di restare, ma si allontanò serena:
— Probabilmente è meglio se vivi da solo. Trasferisciti.
Marco esplose:
— Non me ne andrò!
— Questa è la casa dei miei genitori, — rispose freddamente Giulia. — E non voglio più vivere con una persona per cui sono solo un peso.
A Marco non rimase altra scelta che andarsene. Poche settimane dopo, il loro divorzio fu ufficializzato.

Incontro che cambiò tutto
Erano passati tre anni. Marco viveva ancora con i suoi genitori, cercando di iniziare una nuova vita, ma la fortuna non gli arrideva. Il lavoro portava pochi soldi e solo piccole gioie si susseguivano.
Una sera di primavera, passeggiando per strada, passò davanti a una caffetteria e, sbirciando dalla finestra, rimase immobilizzato. Sulla soglia stava Giulia.
Ma non era la Giulia che ricordava. Di fronte a lui c’era una donna sicura di sé, con un’acconciatura impeccabile, un cappotto elegante e un mazzo di chiavi dell’auto in mano.

— Giulia? — disse Marco sorpreso.
Lei si voltò, lo riconobbe e sorrise.
— Marco? Ciao! Come stai?
— Ehm… bene, — borbottò, incapace di distogliere lo sguardo.
— Va tutto bene per te? — chiese lei con tranquillità.
— E per te sembra vada ancora meglio… Il lavoro, tutto come sempre?

— No, ho aperto un mio studio di fiori. Era spaventoso, ma… c’è stato qualcuno che mi ha sostenuta.
— Chi è?
Dal tavolo nel caffè si alzò un uomo alto con un cappotto costoso e le mise il braccio intorno alle spalle:
— Amore, si è liberato un tavolo, andiamo?
— Marco, ti presento Andrea, — disse Giulia rivolgendosi a lui. — Siamo contenti di averti visto.

— Sono felice per te, — mormorò Marco, sentendo dentro di sé crescere una forte sensazione d’invidia.
— Grazie, — rispose Giulia con calma.
Andrea annuì e insieme entrarono nel caffè, lasciando Marco sul marciapiede freddo.
Una volta aveva detto: «Vivo con un bocciolo ghiacciato». Ma il bocciolo era sbocciato. Solo non vicino a lui.

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Un incontro con l’ex moglie che tingeva di verde le guance per l’invidia.