Mi chiamo Lucia Rossi e vivo a Cascina, una cittadina nella suggestiva campagna toscana. Recentemente, mi sono recata presso un dermatologo e mentre attendevo in sala d’aspetto, una donna si è seduta accanto a me. Elegante, con un sorriso delicato, ha iniziato a conversare con me. Non mi sono nemmeno accorta di quanto velocemente le sue parole abbiano cambiato la mia visione della vita. La sua storia mi ha colpito così profondamente che ho iniziato a dubitare di quello che avevo sempre ritenuto sacro.
Da subito ho notato il suo stile: mani curate, capelli perfettamente acconciati, abbigliamento su misura. Sembrava avesse al massimo 50 anni. Ma poi ha rivelato di averne oltre 70. Il suo aspetto non tradiva per nulla la sua età: né rughe, né stanchezza negli occhi. Irradiava un’energia che le altre donne della sua età, curve sotto il peso dei loro anni, non avevano. Io ero magnetizzata da lei.
Mi ha raccontato la sua vita con sincerità e chiarezza. Sposata due volte, ora vive sola. Con il primo marito, Carlo, si sono separati presto. La causa era chiara e ineluttabile: lei non voleva figli. Lo aveva chiarito sin dall’inizio — sognava un matrimonio senza pannolini e passeggini. Dopo i trent’anni, lui aveva iniziato a fare pressioni: “Una famiglia completa ha figli, è ora di pensarci”. Ma l’istinto materno non si era mai risvegliato in lei. Decisa, non ha mai cambiato idea: avere un figlio controvoglia avrebbe significato tradire sé stessa. Dopo tante conversazioni sincere, hanno scelto di divorziare piuttosto che vivere nella menzogna.
Il secondo matrimonio è stato con Andrea, un uomo divorziato con una figlia. Anche lui non desiderava altri figli, e proprio questa affinità li ha uniti. Vissuti in armonia, il tema dei figli non li ha mai riguardati. Ma il destino ha voluto che Andrea perdesse la vita in un incidente stradale. È rimasta sola, ma quella solitudine l’ha liberata, non l’ha spezzata. “Sono felice”, mi ha detto guardandomi negli occhi. “Non devo adeguarmi a nessuno, vivo per me stessa”. Nella sua voce non c’era rimpianto, solo forza e serenità.
Mi ha parlato delle sue amiche che hanno sempre riposto speranze nei figli. Ora, i loro figli sono cresciuti e se ne sono andati, lasciandole nel vuoto. “Quando invecchiamo, i figli non hanno bisogno di noi”, ha dichiarato. “L’ho visto accadere, per questo non ho voluto figli. Non ne ho mai avuto il desiderio”. La sua vita è piena: viaggi, libri, passeggiate mattutine lungo l’Arno. L’assenza di figli non è un vuoto, ma ali che la mantengono a galla.
“E il bicchiere d’acqua nella vecchiaia?” ho chiesto, ricordando il detto. Ha riso: “Non morirò di sete né di malattia. Mentre gli altri spendevano tutto per i figli, io risparmiavo. Ora ho abbastanza da ingaggiare un’infermiera per quando ne avrò bisogno”. Le sue parole suonavano come una sfida, non alla società, ma alla paura che la vita senza figli sia incompleta. Lei ha dimostrato il contrario: a 70 anni fiorisce, non appassisce, vive godendo ogni giorno, non aspettando la gratitudine degli altri.
Guardandola, ho riflettuto su come spesso ci ingabbiamo per paura del giudizio. Lei ha scelto la sua strada — senza voci di bambini in casa, senza notti insonni — e questo l’ha resa libera. La sua storia è uno specchio: ci vedo una donna che non si è arresa al dovere imposto. Il primo marito se n’è andato, il secondo è morto, ma lei ha costruito una vita dove sta bene da sola. Le amiche si lamentano dell’indifferenza dei figli, mentre lei sorseggia il caffè mattutino in pace, sorridendo al nuovo giorno.
Ora mi chiedo: e se avesse ragione? Le sue parole mi hanno toccata nell’anima. Ho visto i miei conoscenti invecchiare in solitudine nonostante i figli, fallendo nelle loro speranze quando questi dimenticano persino di telefonare. Ma lei, a 70 anni, non aspetta aiuto da nessuno, non vive nel passato, non rimpiange ciò che non è stato. È libera come il vento sopra il Po, e felice forse più di chiunque altro io conosca.
Cosa ne pensate voi di tutto questo? Concordate con una scelta simile? La sua vita è una sfida ai cliché, una prova che la felicità non risiede nei figli, ma nell’ascoltare se stessi. Sono uscita dalla clinica con il suo sorriso nella mente e un pensiero: forse anche io dovrei smettere di temere i miei desideri? Lei non rimpiange nulla, e questo mi sta portando a riconsiderare tutto ciò in cui ho sempre creduto.