Mi ha sostituito un padre… La storia di come mio suocero è diventato la persona più cara

Mi ha sostituito un padre… La storia di come mio suocero è diventato la persona più importante

A volte il destino ti offre l’opportunità di ottenere ciò che ti è sempre mancato. A me mancava un padre. L’ho perso troppo presto, quando ero ancora adolescente. La sua scomparsa ha cambiato tutto: l’infanzia era finita e la vita è diventata una lotta. Una lotta per la sopravvivenza, per aiutare mia madre, per un futuro qualunque. Sono diventato adulto troppo presto. E allora non sapevo che, col passare degli anni, avrei incontrato qualcuno che mi avrebbe restituito quel senso di appoggio che avevo perso con la morte di mio padre.

Ho conosciuto Cristina, la mia futura moglie, durante un corso di guida. Umile, gentile, determinata. Ci siamo avvicinati rapidamente e, dopo un anno, ero già sulla soglia del loro appartamento per incontrare i suoi genitori. Ero agitato come un alunno: il cuore mi batteva forte e le mani sudavano. Soprattutto quando sulla porta apparve lui, il padre di Cristina, Nicolò.

Mi guardò severo, valutandomi, come un padre dovrebbe fare quando consegna la figlia a un uomo sconosciuto. La prima serata fu come un esame: domande, una dopo l’altra. Chi erano i miei genitori, dove lavoravo, quali erano i miei progetti per il futuro, come avrei mantenuto sua figlia. Risposi onestamente a tutto e alla fine improvvisamente scoppiò a ridere:
— Ti stavo prendendo in giro. Ma sai… ora ho capito tutto.

Poi tornò serio, sospirò e aggiunse:
— Anch’io ho perso mio padre da piccolo. Presto. Perciò ti capisco meglio di quanto pensi. Se non deluderai mia figlia, io sarò per te un padre. Vero. Ricorda solo: Cristina per me è tutto.

Da quel giorno è diventato per me più di un semplice suocero. È diventato il mio mentore, il mio supporto, la persona a cui potevo sempre chiedere consiglio. Quando io e Cristina ci siamo sposati, Nicolò ci ha aiutato in tutto: nei lavori di casa, nei traslochi e nelle piccole cose. Tra noi si è instaurata una solida, vera amicizia virile. Andavamo a pesca insieme, giocavamo a calcio nel cortile, facevamo grigliate alla casa di campagna. Mi raccontava della sua giovinezza, di come aveva cresciuto Cristina da solo dopo la morte della moglie, lavorando in due impieghi pur di darle tutto quello di cui aveva bisogno. La sua storia mi era vicina — era come ascoltare il racconto della mia stessa vita, solo con 20 anni di anticipo.

Sono passati diversi anni. Io e Cristina ci siamo stabilizzati, ho ricevuto una promozione, e lei ha aperto una piccola impresa. Ma non ho dimenticato quanto Nicolò avesse fatto per noi. E quando avrebbe compiuto 60 anni, ho deciso di fargli un regalo che non avrebbe mai dimenticato.

Aveva una vecchia Fiat, che aveva già trent’anni. La usava ancora per spostarsi, anche se la macchina implorava di essere rottamata. Sapevo che non si sarebbe mai comprato una nuova — dava tutto ai figli e ai nipoti, dimenticando se stesso. Mi sono consultato con Cristina e abbiamo deciso: gli regaliamo un’auto. Non costosa, non di lusso, ma nuova e affidabile. La macchina che meritava.

Abbiamo risparmiato per quasi un anno. Mettemmo da parte tutto ciò che potevamo. Io presi dei lavori extra, Cristina ridusse le spese. E finalmente giunse il giorno. Ci siamo presentati alla sua festa con una macchina nuova di zecca – pulita, con il serbatoio pieno, decorata con un grande fiocco rosso.

Quando Nicolò uscì nel cortile e la vide, rimase fermo. Poi ci guardò e… scoppiò a piangere. Era la prima volta che vedevo quest’uomo forte e riservato non riuscire a trattenere le emozioni.

— È… per me? — sussurrava. — Per me?.. Per cosa, ragazzi?.. Non ho fatto nulla di speciale…

E mi veniva voglia di gridare: “Mi hai dato ciò che mi è mancato così tanto. Hai fatto da padre quando il mio non c’era più. Mi hai insegnato a essere un marito, un amico, un vero uomo.”

Mi abbracciò forte, come si abbracciano i propri figli. In quel momento capii: non ero più orfano. Perché ho Nicolò. E se mio padre fosse stato vivo, sarebbe orgoglioso che suo figlio abbia incontrato una persona simile lungo il suo cammino.

E sapete, ogni volta che salgo con lui su quella macchina per andare a pesca, sento che non sono solo un genero. Sono un figlio. Vero. Con gratitudine nel cuore.

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