«Tu non mi rispetti! Per un cane non sei venuta a farmi gli auguri!» — si lamenta mia suocera.
Mia suocera, Rosalia De Santis, non riesce a calmarsi da una settimana. È offesa nell’anima perché io, Giulia, non sono andata al suo compleanno. A lei non importa nulla che quel giorno il mio cane, il mio fedele amico, stesse morendo. Si aspettava che abbandonassi tutto, mettessi su un sorriso finto e mi precipitassi da lei per festeggiare, dimenticandomi del mio dolore. Ma non ce l’ho fatta. Il cuore mi si spezzava, e le sue parole sono state l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Io e mio marito, Luca, viviamo lontano dalla suocera in un paesino vicino a Bologna. Con Rosalia ci sentiamo raramente, e, a dirla tutta, è questo che salva il nostro matrimonio. Lei è una donna che si intromette in ogni cosa, crede di avere sempre ragione ed è convinta che io debba ringraziare il cielo per avermi dato un marito così “perfetto”. Luca è una persona meravigliosa, lo amo. È indipendente, prende decisioni senza dover chiedere il permesso a sua madre, e questo la fa impazzire. Quando ha capito di non poter più controllare suo figlio, ha iniziato a comportarsi come se il nostro matrimonio dipendesse dalla sua benevolenza. Ogni sua parola è carica di sufficienza, e io ne ho abbastanza.
I suoi compleanni sono un incubo a parte. Rosalia li trasforma in un gran spettacolo dove tutti devono ballare al suo ritmo. Riunisce una folla di parenti, si siede a capotavola, accetta omaggi e si gode l’attenzione. Tutto questo sarebbe sopportabile, se non iniziasse i preparativi settimane prima. Porta Luca in giro per mercati e negozi, cerca su internet ricette “originali”, e io dovrei essere la sua aiutante: fare la spesa, tagliare le verdure, addobbare la tavola. Il giorno della festa devo presentarmi di buon’ora, pulire casa sua, cucinare, servire gli ospiti, e poi intrattenere tutti quanti. E tutto questo tra le sue critiche: ho tagliato male il pane, ho messo i bicchieri nel posto sbagliato. Non c’è da stupirsi se odio queste feste.
Negli ultimi due anni sono riuscita a evitare di cucinare. Luca ha un fratello minore, la cui moglie è una cuoca professionista. Da quando si sono sposati, i compiti in cucina sono passati a lei, ma io devo comunque presentarmi e servire gli ospiti. Questa volta, però, non ci sono andata affatto. Il mio cane, Artù, era gravemente malato. Il veterinario aveva diagnosticato un tumore senza speranza. La vigilia del compleanno di Rosalia, le sue condizioni sono peggiorate. Ho passato tutta la notte sveglia accanto a lui, accarezzandolo, cercando di farlo mangiare. Il cuore mi doleva. Avevamo adottato Artù da cucciolo dal canile, era parte della nostra famiglia. E ora se ne stava andando, e io non potevo fare nulla. Quel dolore era insopportabile.
Chi ha perso un animale capisce cosa provavo. Il mondo mi crollava addosso, niente aveva più senso. Anche Luca era triste, ma non quanto me. Abbiamo deciso che sarebbe andato a festeggiare sua madre da solo. Ho chiamato Rosalia, mi sono scusata, le ho spiegato la situazione e l’ho salutata al telefono. Sono rimasta a casa con Artù fino alla fine. Se n’è andato mentre Luca era da sua madre. Gli tenevo la zampa, piangevo, incapace di credere che il mio amico non ci fosse più. Quando Luca è tornato, gliel’ho detto. Mi ha abbracciata, ma si vedeva che non capiva del tutto quanto fossi distrutta.
La mattina dopo, mi ha chiamata la suocera. Mi aspettavo che chiedesse come stavo, o almeno esprimesse un po’ di compassione. Invece mi ha aggredita: «Aspettavo che mi chiamassi per scusarti! Non sei venuta al mio compleanno, mi hai ignorata! Cosa devo pensare?» A stento trattenevo le lacrime: «Sa bene che Artù stava male, è morto». Ma la sua risposta mi ha annientata: «E allora? I cani muoiono sempre, vivono poco! E poi il vostro era un bastardino! Non mi rispetti, se hai preferito un animale a me!» Ha sbattuto giù il telefono, e io sono scoppiata in lacrime, incredula per tanta crudeltà.
Rosalia non si è fermata lì. Ha iniziato a lamentarsi con Luca, accusandomi di mancanza di rispetto. Per fortuna, lui l’ha zittita prendendo le mie difese. Ma lei non ha mollato: per tutta la settimana mi ha tempestato di messaggi, rinfacciandomi di aver scelto “un cane qualunque” al posto della sua festa. Ha anche litigato con Luca, pretendendo che mi “mettesse in riga”. Le sue parole erano come coltellate. Come si fa a essere così insensibili? Artù non era solo un cane, era parte della nostra vita, mentre il suo compleanno era solo un’occasione per mettersi in mostra.
Ho deciso di non parlarle più. Se Rosalia è così crudele da non capire il mio dolore, non abbiamo niente da dirci. Sono stanca dei suoi tentativi di controllare la nostra vita, del suo egoismo, della sua convinzione di essere il sole intorno a cui tutti ruotano. Il mio cuore fa ancora male per la perdita di Artù, ma non permetterò a mia suocera di calpestare i miei sentimenti. Luca mi sostiene, e questo mi dà forza. Scelgo la mia famiglia, la mia dignità, non una donna per cui il dolore altrui è un dettaglio insignificante.