Mia suocera mi tormenta con paragoni a sua figlia, e ora è arrivata ai nipoti!
Io, Veronica, sono sposata con Antonio da otto anni, e in tutti questi anni ho vissuto in una guerra silenziosa con mia suocera, Giuseppina. Qualsiasi cosa faccia, non va mai bene, mentre sua figlia, Michela, è la perfezione in persona. All’inizio sopportavo, ma ora ha superato ogni limite: ha cominciato a confrontare i nostri figli. La mia pazienza si è esaurita, e non starò zitta quando si tratta di mio figlio!
Antonio e io ci siamo sposati subito dopo l’università. Vivevamo in un paesino vicino a Parma, i soldi scarseggiavano, ma andare a vivere con mia suocera non era un’opzione. Giuseppina, dal primo giorno, mi ha preso in antipatia. Antonio mi tranquillizzava: “Mamma è così con tutte le mie ragazze, pensa che nessuna sia degna di me.” Non era un gran conforto. Stettimo in un monolocale, poi affittammo un bilocale, risparmiando ogni centesimo. Quando Giuseppina scoprì che pagavamo l’affitto, scoppiò un putiferio: “Perché buttate i soldi? Avreste potuto vivere da me e mettere da parte per comprare casa!” Per quattro anni ci ha rinfacciato quella scelta, come se avessimo commesso un crimine.
Intanto Michela, la sorella di Antonio, si sposò. Anche lei non volle vivere con la suocera, e, miracolo, Giuseppina la benedisse per la decisione! “Brava, niente vita in famiglia con la suocera,” diceva. Antonio rimase sbalordito. “Mamma, perché noi siamo sbagliati se andiamo via, e Michela e suo marito invece hanno fatto bene?” chiese. La risposta di mia suocera mi uccise: “Lì c’è una suocera che li avrebbe resi la vita impossibile.” Stetti per urlarle: “E tu, credi di rendermela facile?” Fu uno schiaffo morale, e capii che per lei sarei sempre stata meno di sua figlia.
Michela, per altro, mi era simpatica, andavamo d’accordo. Ma aveva ereditato il carattere di sua madre: amava pontificare ed era sempre insoddisfatta. Evitavo gli scontri con Giuseppina, ma lei sembrava provocarmi apposta. Aveva bisogno di sfogare il suo malcontento, altrimenti non dormiva la notte. Quando rimasi incinta, quasi in contemporanea con Michela, mia suocera diede il meglio di sé. “Michela è brava, fa un figlio giovane, mentre tu, Veronica, fai sgobbare mio figlio,” ripeteva. Ero allo stremo: la gravidanza già mi stremava, e le sue parole mi colpivano come frustate. Alle cene di famiglia, serviva a Michela i pezzi migliori, dicendo: “Mangia, devi fare forza.” A me toccavano i rimproveri: “Sei ingrassata troppo, vedrai cosa dicono i dottori.” Anche se i medici mi rassicuravano. Resistevo, digrignando i denti, ma alla fine smisi di andare da lei, usando la scusa della stanchezza.
Io e Michela partorimmo a una settimana di distanza—entrambe maschi. Giuseppina subito decretò che il figlio di Michela era identico ad Antonio, mentre nel nostro Davide non trovava alcuna somiglianza. Non mi importava, ero presa dalla maternità. Ma quando iniziò a confrontare i bambini, il mio sangue ribollì. Non era più solo un attacco a me—toccava mio figlio. Non voglio che Davide cresca sentendosi di serie B. Antonio pensava che esagerassi, ma vedevo come sua madre esaltava il nipote di Michela e ignorava il nostro.
Quando Davide compì quattro anni, la situazione peggiorò. Giuseppina non la smetteva: “Il figlio di Michela già legge, e tu, Veronica, non ti occupi di tuo figlio.” Quando lo iscrissi all’asilo, mi chiamò madre snaturata: “Lo sbatti via per liberartene! Michela invece sta a casa e lo cresce lei.” Quelle parole mi bruciavano come ferro rovente. Persino Antonio cominciò a notare l’ingiustizia. Io tacevo, ma non per sempre. Se lui non parlerà con sua madre, lo farò io—e non sarà una chiacchierata amichevole.
Sopporto che Giuseppina mi paragoni a Michela. Ma quando tocca mio figlio, è troppo. Davide è suo nipote, eppure per lei sarà sempre inferiore. I miei tentativi di pace stanno crollando, e non voglio più essere la brava ragazza. Mia suocera avvelena la nostra vita con i suoi confronti, e non permetterò che umili mio figlio. Se servirà, sarò pronta alla guerra, anche a costo di far esplodere la famiglia. Il mio cuore sanguina per il dispiacere, ma per Davide andrò fino in fondo. Merita amore, non il disprezzo della nonna, che vede solo sua figlia e il suo bambino.